“È meglio sposare una donna ricca, bella e intelligente che una donna brutta, povera e stupida”. Oppure: “Meglio essere giovani, belli, ricchi e in buona salute piuttosto che vecchi, brutti, poveri e malati”. Erano queste alcune delle tante sentenze lapalissiane di Massimo Catalano, il filosofo dell'ovvio, che a metà degli anni Ottanta impressionava gli italiani con le sue banalità.
In qualche modo, con l’aggiunta di un tocco surreale, gli facevano da sponda, nel mitico gruppo di Arbore di “Quelli della notte”, i vari Pazzaglia, Laurito, Frassica e compagnia.
A pensarci bene, in qualche modo Catalano aveva anticipato i tempi di un costume che oggi va per la maggiore.
A sentire certi personaggi contemporanei - e in tutti i campi – si riscontra sempre più quella superficialità di analisi cui sfociano pensieri semplici, “alla Catalano” per intenderci, che allora erano di un sano cabaret che faceva sorridere e che è sempre piaciuto a quella fascia di popolo che tende a rimuovere con faciloneria tutti i problemi, specie se interessano solo gli altri.
Al mondo di esperti che si basa su cognizioni scientifiche si affiancano oggi opinionisti in grado di rispondere a qualunque domanda, a trovare risposte anche su questioni complesse e complicate, basandosi sostanzialmente su loro tesi "originali", molto spesso pure preconcette.
Ad
esempio, mentre ieri la politica responsabile basava la sua azione di
opposizione su articolati approfondimenti specifici e a tema che producevano
financo “governi ombra”, oggi si fonda su slogan semplici che rispondono ai desiderata
della massa, canalizzata a pensieri banali, con soluzioni che non prospettano alternative
comprensibili e tantomeno fattibili. Basta parlare alla pancia ed il rutto è sicuro. Sigh!
Anche un recente discorso dell’ex Capo della BCE, già Governatore della Banca d’Italia, seguendo quella logica del banale ha ritrovato cassa di risonanza nella maggioranza dei media.
Ai tempi odierni sembriamo per lo più tutti concentrati a ricercare un
nemico, per additarlo alla folla come responsabile dei nostri disagi. Per evidenziare
quello che non va ma che è ovvio e che del resto vedono tutti, piuttosto che
dare chiare prospettive per possibilità di nuovi sbocchi. Siamo tornati indietro di duemila e venti anni circa, quando alla folla veniva chiesto chi volesse che fosse liberato. Anche allora il ladrone ebbe la meglio.
In tutto questo i tanti social costituiscono una manna piovuta dal cielo. Dietro anonimati che alimentano impunità, i manganellatori di un tempo ora usano il nuovo mezzo di gogna e tutti prima o dopo lo utilizzano e magari talvolta ne fanno pure in qualche modo le spese.
I pifferai magici quindi abbondano, perché le masse deluse e scontente innalzano di continuo nuovi patiboli e cercano sempre nuove teste da mandare alla forca.
E la folla ne trova gaudio e si immortala in infiniti selfie, convinta che il tutto resti estraneo alla propria cerchia d’interessi.
Tornassero in vita “Catalano & Co.” sarebbero oggi il partito politico vincente. La pletora di seguaci quantomeno mostrerebbe sorrisi e non importa se da ebeti o meno, nei tantissimi selfie.
Buona luce a tutti!
© Essec