Assistere a eventi che mostrano fotografie curate in ogni dettaglio e video ricchi di fantasia creativa che riescano a coinvolgere emotivamente lo spettatore, è uno dei compiti più impegnativi in ogni campo artistico.
I fratelli Antonio e Lorenzo D’Agata, soci portanti dell'Associazione Le Gru di Valverde, da tempo impegnati in un personale modo di raccontare e trasmettere le loro intuizioni, riescono pienamente nell'intento.
I riconoscimenti che incassano in prima persona e unitamente al gruppo, sono una prova meritata ed è certo che, per loro, rappresentano anche motivo di stimolo nel cercare di migliorarsi sempre, per poter modellare meglio le produzioni.
Nel tempo l’asticella la pongono sempre più in alto e la generosità e l’impegno costituiscono quel connubio positivo che fa diventare ogni loro evento occasione di crescita e verifica.
Gli archivi fotografici marchio "D'Agata"e quelli degli altri soci intanto si rimpinguano e alimentano la disponibilità di nuovo materiale che aiuta a completare il loro puzzle che non mostra confini.
Le Gru, con l’Acaf, costituiscono due associazioni
fotografiche molto attive nel catanese. Due belle realtà che propongono attività culturali di livello nazionale e non solamente. La loro composizione sociale e l'entusiasmo che li contraddistinguono testimoniano anche il buon successo del travaso generazionale molto curato e da sempre perseguito nei rispettivi contesti, facendosi anche da sponda.
I fratelli D’Agata, in seno al loro gruppo di Valverde, costituiscono poi un vero e proprio motore che - senza far tanto rumore e scoppi - sforna produzioni di elevato livello, di certo riguardo a interesse e novità, senza mai rinunciare alla sperimentazione.
In passate occasioni, si è già avuto modo di apprezzare l’inappuntabile regia del duo, che attraverso una padronanza tecnologica avanzata riesce a rendere viva l’attività sociale e l’entusiasmo del folto gruppo di giovani che li accompagnano. L’occhio esperto dell’attuale presidente Ferdinando Portuese che li asseconda e li tiene caldi, riesce così a coinvolgere anche tanti appassionati di fotografia di altri territori.
Il risultato fin qui conseguito e consolidato ripaga anche l’amorevole cura del loro mentore Pippo Fichera che, riconosciuto da subito il talento, ha curato e spronanto la crescita costante dei due fratelli e di altri meritevoli.
Compartecipazioni condivise fra diversi Circoli nazionali, specie ora in tempo di Covid, stanno costituendo appuntamenti culturali che registano un buon seguito.
In un recente incontro con l’AFA di Palermo l’Associazione Le Gru ha dato l’opportunità di poter visionare una serie di prodotti video e fotografici aventi ad oggetto l’Etna, confezionati da Antonio e Lorenzo attingendo, per quanto ovvio, anche a produzioni degli altri associati coinvolti nei progetti.
La fotografia proposta a corredo di in questo articolo, non facilmente attribuibile separatamente a specifici autori se non al gruppo, costituisce una prova inconfutabile della passione che tutti i soci hanno per l’Etna.
Nell’occasione sono stati proposti una serie di video, più o meno recenti, che raccontano il respiro e le spettacolari colate del vulcano cui loro dedicano molta attenzione. Il vulcano documentato da ogni angolo visuale, variando gli scatti nei tempi e nelle stagioni.
Per il resto penso ci sia ben poco da aggiungere.
Nel sito web e nella pagina Facebook (anche in quelle personali di ciascun socio) sono disponibili prodotti che testimoniano l’attività del gruppo.
Buona luce a tutti!
© Essec
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In genere i commenti che ricevo hanno un loro spazio, ma quanto mi è appena pervenuto da Pippo costituisce una integrazione qualificata, anche perchè, come si dice in gergo, informato su fatti e persone. Riporto pertanto fedelmente il testo.
"Vecchie radici, giovani virgulti."
"La tua rubrica, caro Toti, è come un bosco dove crescono idee, immagini, confronti, dibattiti ed altro ancora. Ho detto un bosco e non un vivaio e, meno che mai, un campo, una monocoltura, un campo tracciato una volta e per tutte nei suoi confini e nelle sue ambizioni di crescita. Si, proprio un bosco, custodito dalla mano dell’uomo ma per sua natura portato a divenire altro come potrebbe essere un posto sacro, un posto per le fiabe, un posto per le fragole o per le cose che vogliamo leggere, per essere capite meglio, per essere apprezzate perché raffinate come i funghi di questa stagione.
La tua rubrica, il tuo bosco, ha ospitato due fotografi, due fratelli, due esperti cultori dei boschi etnei e di quelli limitrofi, due esperti di funghi: i fratelli d’Agata, da me confidenzialmente definiti i Dioscuri della fotografia etnea.
Nella nota della tua rubrica hai giustamente sottolineato la loro preparazione fotografica sotto il profilo tecnico e culturale, la conoscenza assoluta della materia da loro fotograficamente indagata, la passione per una pratica visiva che li spinge a trasformare ogni loro reportage in una impresa esemplare.
Non per nulla il loro circolo fotografico, le Gru, porta il nome di un uccello migratore forte e coraggioso, capace di attraversare circostanze ed esperienze diverse e importanti. I miei Dioscuri, a somiglianza delle Gru, trapassano con facilità dall’impegno accademico a quello musicale, dalla pratica fotografica alla pratica della socialità vissuta e condivisa oltre i limiti generazionali, logistici, culturali.
Io sono un loro amico ed estimatore ed ogni volta che mi trovo a collaborare con le loro iniziative devo abbandonare tutto quel che ho imparato ed arrendermi davanti alla genuina, sincera, spontanea simpatia della loro visione ed immaginazione peraltro esibita con spontaneità e naturalezza.
Tutto questo fa onore ad un circolo dove Alessio Drago prima e Ferdinando Portuese adesso hanno sviluppato e difeso quella pianta che Pippo Fichera e C, avevano piantato tanti anni fa. E’ un piacere, ed una soddisfazione, vedere riconosciuto da altre realtà fotografiche, magari distanti da quella etnea, la bontà e la qualità fotografica espressa dall’impegno dei D’Agata.
Proprio quando i fotografi naturalisti di tutto l’Occidente si stanno spendendo nell’allarme per il nostro pianeta continuamente maltrattato, ci conforta che i nostri giovani rimangano attenti alle sorti della nostra natura e ci ricordano che abbiamo poco tempo a disposizione per tutelare gli “originali” dei nostri tramonti e delle nostre albe.
F.to Pippo Pappalardo"
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