Le favole vere le scrivono i bambini, con i loro temini a scuola, con i loro complessi disegni, con le letterine ai genitori. Conoscono il giusto linguaggio utile allo scopo. Quello che loro raccontano è sempre lineare, semplice, coerente. Fotografano con estrema precisione e in ogni dettaglio circostanze, fatti, persone, sensazioni. La loro è attenzione a ogni particolare. Quanto propongono coglie con estrema semplicità e naturalezza le distonie eventualmente presenti nella realtà che li circonda. Paragonano e accostano semplicemente, mettendo a confronto fatti e personaggi del loro piccolo ambiente che per essi rappresenta il loro universo.
Molti hanno già disquisito sulla questione e evidenziato che le fiabe dei grandi scritte per i piccoli manifestano in realtà esigenze di adulti. In molte storie si confondono i ricordi adolescenziali mitizzati, che spesso continuiamo a coltivare in un mondo ormai perduto e di cui si sente ancora il bisogno. Senza accorgersi che i ricordi brutti sono le scorie già assorbite col tempo, già diventate tessuto del nostro essere d’oggi, nel nostro corpo adulto indurito.
Antonio mi ha proposto l’ennesima versione della storia di Pinocchio, che è presente molto di frequente nei portfolio dei fotoamatori.
Onestamente non saprei cosa dire su un filone che ha ispirato i tanti e che più o meno fedelmente hanno raccontato del burattino.
Una cosa mi sembra costituisca una costante in ogni versione che ho visto, è la riproposizione di una morale impossibile all’uomo o il pretesto di voler giustificare le variegate esperienze negative vissute da ciascuno.
Pinocchio in fotografia è, di frequente, la trasposizione in terza persona di se stessi e ciascun autore sottolinea gli aspetti che più lo interessano; mettendo in risalto quello che crede di avere capito, ma ancor di più, forse, enfatizzando con amara poesia quelli che potrebbero essere tuttora i suoi bisogni.
La fata turchina è la figura che ci fa sempre sognare e che dà conforto, quella che taluni, crescendo, ritrovano in personaggi caritatevoli e rassicuranti nella propria religione.
Il Grillo parlante è la verità indiscussa e indiscutibile che si presenta sempre nei momenti in cui dobbiamo prendere decisioni importanti; ma ancora oggi chi osa farci la morale è destinato a ricevere una martellata micidiale, perché è dura accettare anche l’evidenza.
Quanti Lucignoli abbiamo conosciuto nella nostra vita e quante volte ne abbiamo noi impersonato la parte con altri a noi vicini? La spensieratezza del teatrino e la figura del Mangiafuoco di turno, spesso sono presentati come dei momenti negativi, ma non è vero. Quasi sempre, nel fare la sintesi del nostro vissuto, ci accorgiamo che hanno magari rappresentato pochi momenti belli, ricchi di leggera spensieratezza e talvolta di felicità assoluta.
Militari, prigioni e balena nel mare immenso degli oceani attraversati, sono le metafore che costellano ogni esistenza.
Antonio chiude il suo complesso lavoro con un Pinocchio che abbraccia l’albero: il legno che ambisce di tornare all’origine è, com’è ampiamente risaputo - e come lui stesso ben sa - solo una pia illusione.
Buona luce a tutti!
© Essec
Per i più curiosi, il testo che accompagna il portfolio di Antonio è questo:
Antonio Lorenzini, autore del portfolio su Pinocchio, scrive: "Tanta verità nelle tue parole. Interessante quanto anomalo parlare di un portfolio senza mostrarne le fotografie. A primo impatto sono rimasto sorpreso e perplesso. Poi ho iniziato a capire e a darmi una risposta a tutto ciò. Da qui si apre la porta a tanti spunti di flessione. Ognuno degli “osservatori di parole” può immaginare una sua storia. Una favola nella favola. Dove l’autore non indirizza ma suggerisce. Un racconto, mille racconti. E mi accorgo che il “mio” Pinocchio non è solo mio ma di tutti. E’ qualcosa che non può essere “rubata” alla globalità. Perchè Pinocchio è universale e universale deve rimanere. Altro aspetto importante è stimolare la curiosità a vedere le fotografie nella loro completezza. Un grazie particolare a Toti Clemente per aver suscitato in me queste riflessioni."
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