sabato 19 dicembre 2020

“Mamma li turchi”


Se qualcuno fosse curioso e volesse conoscere quale potrebbe essere la composizione della società italiana di un prossimo futuro, potrebbe solo fare oggi un giro in alcune realtà siciliane.

Una delle prime comunità che ha sperimentato l’integrazione a largo raggio è stata in Sicilia la cittadina di Mazara del Vallo che, per la sua economia principale dedita alla pesca, ha favorito l’immigrazione nordafricana, dalla Tunisia principalmente.

Col tempo, una sana scolarizzazione e una lungimiranza della politica locale, hanno fatto in modo che le differenze culturali fossero accettate da tutte le etnie e che le stesse divenissero anzi fonte di valorizzazione per le specificità caratteristiche connesse alle differenti terre d’origine. 

Nei quartieri palermitani di Ballarò, dell’Albergheria, del Capo e del Centro storico più in generale, le etnie inglobate nel tessuto popolare cittadino risultano più composite, ma anch’esse abbastanza integrate. La ricchezza delle tante diversità dei paesi d’origine, in questi casi però, ha fatto sì che le differenze culturali fossero mantenute nelle comunità. Anche qui, un’amministrazione comunale aperta alla globalizzazione interraziale ha saputo creare i presupposti per una convivenza pacifica. 

In tutti e due i casi le operazioni di integrazione si ricollegano pure alle specifiche caratteristiche dei luoghi. 

Entrambe le realtà, infatti, come moltissime altre città che si affacciano sul mediterraneo, hanno sempre vissuto nei secoli le mescolanze dei popoli, collegate ai porti e al relativo traffico commerciale. 

Le immagini che i media hanno diffuso in questi mesi e che oggi diffondono, pubbliche proteste dei mazaresi per prima e i festeggiamenti della liberazione ora, dei diciotto sequestrati marinai in Libia, testimoniano i sentimenti di una comunità promiscua che fotografa la vera realtà italiana. 

Una realtà che rimane incomprensibile per molti cittadini di altre aree geografiche della penisola, che sconoscono queste esperienze e che tendono a preservare integrità di razze impossibili. Questi sconoscono la storia o non hanno mai compreso dell’essenza del suo valore, atteso che le migrazioni storiche fra i continenti nei millenni hanno sempre abbattuto l’isolamento delle tribù autoctone. Per non parlare delle vere origini familiari di molti militanti leghisti, figli di meridoniali trapiantati, impegnati a venerare anche loro la fantasiosa "apolla". 

Stupide rivendicazioni di razze ariane ieri e del popolo padano oggi rappresentano pertanto solo pretesti per delle speculazioni politiche finalizzate al raggiungimento del potere; per non parlare delle infiltrazioni da un capo all’altro del mondo delle tante comunità malavitose e barbare che hanno sempre condizionato l’economia globale e il vivere quotidiano di ciascuno in ogni tempo. 

Riguardo al famoso “mamma li turchi”, sul web si trova una racconto indistinguibile circa la sua veridicità storica e che recita come alla fine del 1700, un gruppo di Ottomani arrivò in Sicilia e durante un pranzo a Palazzo Comitini, un ammiraglio Turco fu visto picchiare una ragazzina, quindi tutti indignati, iniziarono una vera e propria "caccia al Turco" e i bimbi correndo per le strade urlavano "Mamma li turchi!" come per dire "Mamma ho trovato un turco!"

 

Buona luce a tutti!

 

  © Essec

 

 

 

 

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