Nell’introduzione che apre l’edizione italiana del volume “Henri Cartier-Bresson”, pubblicato da Art& nel lontano 1988, Ferdinando Scianna diceva: “Ci sono tanti tipi di fotografia. Ma per me, fotografo che cerca di fare una certa fotografia, Henri Cartier-Bresson e la parola fotografia sono praticamente sinonimi. Henri Cartier-Bresson è la fotografia”.
Scianna continuava il suo scritto raccontando anche di come ha poi meglio conosciuto la fotografia di H.C.B.; tramite il libro “Images à la sauvette”, mostratogli da Leonardo Sciascia che ne possedeva una copia: “Rifotografai il libro pagina per pagina. E’ come se quelle fotografie le avessi mangiate, ritualmente, per tentare di incorporarle, più che al mio patrimonio culturale a quello cromosonico.” Il volume snocciola, quindi, a pagina intera, delle singole foto che rappresentavano tappe esemplari dei diversi capitoli che hanno costituito la storia dei cinquanta anni di fotografia attiva di H.C.B.
Quanta acqua è poi passata sotto i ponti e lo Scianna "Baarioto" si ritroverà immerso in un'avventura fotogiornalistica che lo porterà a diventare amico di H.C.B. e di accedere, come primo fotografo italiano, anche all'Agenzia Magnum di cui Bresson è stato cofondatore.
L’introduzione mi è utile per inquadrare anche il recente volume edito dalla Utet dell'ormai affermato Ferdinando Scianna, intitolato “Il viaggio di Veronica – Una storia personale del ritratto fotografico”, dove l’autore affronta la storia della fotografia, con particolare riguardo al ritratto fotografico e collegandolo alla ritrattistica pittorica preesistente.
Nell’ampio escursus Scianna individua in quest’operazione letteraria una serie di fotografi che si sono cimentati nel settore, alternando alla narrazione descrittiva dei vari autori una serie di considerazioni personali, che tornano come complementi utili a definire alcune caratteristiche delle produzioni di tanti fotografi scelti come esempi nella sua storia.
L’operazione, a mio parere, rende la parte didattica molto più articolata, arricchendola con punti di vista originali dell’autore che non necessariamente si trovano allineati rispetto a quello che è il comune sentire del mondo degli addetti ai lavori.
Sono ben quarantaquattro i fotografi esaminati nell’operazione, che vengono da Scianna distinti tra: “Pionieri e inventori” (6), “Primi maestri della luce” (8), "Reporter, artisti e documentaristi” (5), “Miti e creatori del mito” (14), “Autoritrattisti, ritrattisti dell’altro” (11). Spaziando temporalmente dagli albori della fotografia dei primi anni dell’ottocento fino ai nostri tempi.
Nelle oltre centocinquanta pagine sono descritte e personalizzate le figure di coloro che hanno storicamente costituito delle pietre miliari nella storia del ritratto fotografico, in circa duecento anni dall’invenzione della fotografia, per come noi oggi la conosciamo.
L’operazione di Ferdinando Scianna nella sua impostazione, personalmente, mi riporta in qualche modo anche al volume “L’immaginario dal vero”, pubblicato nel 2005 con l’editore ABSCONDITA da Melanie Cartier-Bresson, che raccoglie scritti vari e alcune foto di suo padre Henri, morto nell’agosto 2004. Un piccolo volumetto - ma prezioso - che, nelle sue quasi cento pagine, contiene considerazioni di H.C.B. di una attualità impressionante e assolutamente inconfutabili, che costituiscono – anche per la estrema sintesi della scrittura – dei distillati concettuali della fotografia.
Consiglierei, a chi si accinge alla lettura della nuova opera editoriale di Ferdinando Scianna, di acquisire anche il piccolo volumetto “L’immaginario dal vero”, in modo da completare la visione del pensiero di Ferdinando Scianna (pur soffermandosi nello specifico tema affrontato nell'ultimo libro) che, per come lui stesso si definisce, è fedele discepolo del Maestro Henri Cartier-Bresson.
Buona luce a tutti!
© Essec
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