Eppure nei sondaggi di gradimento tra
gli esponenti politici Giuseppe Conte, Presidente del consiglio in carica, da
molto tempo si mantiene in testa. Ma in modo vessatorio quasi tutta la stampa
imputa a lui ogni problema o incidente - burocratico e non - che accade in
Italia.
Le lobby e la grande schiera di
affaristi e papponi che ruotano intorno alla politica cercano di trovare nella
vita del Premier indigesto qualcosa che possa fare scandalo per incrinarne la
fiducia popolare, ma sembra che non riescano a trovare nulla di significante.
Sondaggi che palesano sempre un quaranta per cento d’indecisi (indicati, questi ultimi, con
un numero infinitamente piccolo in fondo alle tabelle q mai letto dal cronista di turno), ossessionano esponendo
potenziali percentuali che sembrano più rispondere ad appartenenze da stadio
che a possibili previsioni attendibili e veritiere.
Tutte le indagini demoscopiche danno con
certezza la dx vincitrice, ma tutti però tengono conto di tabelle che mostrano
risultati dove il 100% dei singoli partiti che corrisponde, come detto, al solo
60% di coloro che hanno espresso apertamente nell'indagine condotta una preferenza.
Alla luce di un recente test
previsionale basato su un ipotetico partito del premier Conte in caso di
elezioni anticipate darebbe allo stesso una percentuale di voti che si aggira
intorno al 14%, con un importante inciso, che cioè il 6% circa deriverebbe da
coloro che si erano prima dichiarati fra gli indecisi e, in minima parte, con
scelte indicate da elettori di dx e do centro.
Ancor più interessante appare
l’ipotesi - che prevede Conte come leader del M5S - e che è stata svolta proprio in questi
giorni, che prefigurerebbe (udite, udite) un recupero percentuale del M5S che,
addirittura, scavalcherebbe nelle previsioni lo stesso PD (20,2% contro il
19,5%).
Quindi, per non farla troppo lunga,
potrebbero anche avere ragione quelli che, come Massimo Cacciari,
diversamente dalle previsioni e dai proclami della carta stampata
unificata, mettono in dubbio la prospettiva che un governo delle destre, in caso di elezioni, sarebbe inevitabile.
Del resto la volatilità del voto è un
fenomeno acclarato, che si è peraltro plasticamente palesato già nel risultato imprevedibile avuto alle ultime politiche dal Movimento di Grillo, ma i “giornaloni” e relativi
“esperti editorialisti” restano indifferenti e continuano a navigare seguendo bovinamente il vento soffiato dai
padroni.
In tutto questo, ai super informati
editorialisti e giornalai, sfugge quanto però è evidente a tutti. Ovvero il
fatto che la crisi politica attuale non deriva per nulla da contrapposizioni di
vedute o di valori ma, più semplicemente, dalla spartizione equa e
compartecipata dell’ingente “malloppo”, che secondo prassi consolidate, non serve
per il benessere collettivo ma per saziare gli appetiti dei soliti ingordi.
Nel caso le cose non dovessero maturare per il
meglio e subentrasse una crisi di governo, quindi, come accadde per le elezioni
passate, rimarrebbe solo da augurarsi e sperare in un sussulto della gente comune; di
coloro che non sono assoggettati a dipendenze (economiche soprattutto, come succede purtroppo nel meridione) che hanno modo
di esprimere il voto in maniera indipendente e che, peraltro con la vicenda
Covid, hanno avuto occasione di toccare con mano o vivere sulla propria pelle,
l’inettitudine della classe dirigente e della politica tradizionale nel suo
insieme.
© Essec
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