venerdì 22 gennaio 2021

Silvio Canini - Appuntamento Fiaf dal titolo: "Cosa cerchi, il mare?"

 

Nell’ambito del fitto calendario d’iniziative FIAF di cui si è ripetutamente accennato in altri articoli, ieri sera si è svolto l’incontro con Silvio Canini. Con la regia di Roberto Puato, alla consueta introduzione del presidente Roberto Rossi è seguita l’ampia presentazione dell’autore da parte del vice presidente Attilio Lauria, che si è ampiamente soffermato ad illustrare l’attività del fotografo scelto per la serata, per poi passare a esemplificazioni selezionate per mostrare quanto realizzato da Canini dalle origini ad oggi.

Devo anche premettere che io non conoscevo nulla dell’autore in questione, quindi, l’osservare per la prima volta i lavori che venivano via via proposti è stato per me disarmante (per quanto posso io esprimere in fotografia), principalmente per la naturale freschezza e l’apparente semplicità del linguaggio fotografico.

I portfolio scelti hanno consentito di rappresentare a trecentosessanta gradi la varietà dei progetti ideati da Canini, abbastanza diversi, poichè rispondenti sempre – come è stato pure detto - alla necessità intima dell’autore di esprimere racconti, personalizzandoli e sperimentando talvolta secondo l’umore e i liberi gusti del momento.

I risultati, pertanto, rispondevano sempre a approcci differenti, mai ripetitivi e quindi identificabili o accostabili a un preciso stile. Unico punto in comune nei suoi racconti, come già detto prima, era l’assoluta chiarezza del messaggio e le intuizioni felici in ogni scelta che riusciva a calamitare l’osservatore.

Diversamente da quanto ripetutamente affermava umilmente l’autore, il suo operare da naif, illuminato, aggiungerei io, in verità generava un risultato raffinato e ricercato, per la efficace esposizione e la coerente sistemazione di ogni tassello che veniva a comporre il quadro d’insieme.

Il tutto secondo uno schema che sembrava nascere spontaneo, dalla necessità forte e impellente di voler comunicare qualcosa che gli veniva da dentro.

Col tempo la fotografia è diventata per lui un mestiere che manteneva però le caratteristiche di un’attività ludica e di quasi puro divertimento. Le produzioni palesano in qualche maniera un aspetto giocoso, paradossalmente, anche nell’esprimere delle negatività temporanee, o delle necessità d’isolamento, connesse a periodici momenti di riflessione, che nascondevano - tra le righe - radici profonde.

Le tante belle parole per lui, spese da chi è poi intervenuto nel corso della serata (Paglionico, Merlak, Bicocchi), hanno sottolineato le peculiarità dell’artista; facendo emergere l’autenticità di un fotografo che, senza condizionamenti didattici appresi nel corso della sua travagliata adolescenza, che magari potessero deviare verso emulazioni o scimmiottamenti di altri fotografi del passato o di contemporanei più noti, è riuscito sempre a rinnovarsi, sfornando opere originali e intriganti che raramente - almeno fino ad ora - si sono ripetute.

La scelta Fiaf di presentare un autore con queste caratteristiche ha consentito di fornire il classico esempio di come la creatività, anche in fotografia e in ogni forma d’arte, può ritrovarsi innata nel dna di taluni predestinati più fortunati, che riescono a immaginare con semplicità le difficili complessità che appaiono ai noi che facciamo parte dei tanti.

Chiudo con una mia considerazione naif, azzardata forse, che rimanderebbe un po’ al mondo pittorico, quello cioè dei macchiaioli.

Non so perché ma la visione delle fotografie di Silvio Canini mi sollecita quella ricerca che era insita in quel movimento italiano dei primi anni dell’ottocento che ha anticipato la scuola degli impressionisti francesi.

Le sue foto, e alcune specialmente, le vedo come fossero delle pitture che si propongono di rappresentare la realtà seguendo fedelmente le leggi della visione ottica e affidandosi, altresì, anche all’utilizzo sapiente dei colori. Le immagini di Canini, come per i macchiaioli, infatti, non trascurano mai la solidità della struttura compositiva, che appare assai emblematica, ad esempio, nelle foto newyorchesi oppure in quelle che ritraggono quel mare che non si vede mai rappresentato (portfolio che da il titolo all'appuntamento Fiaf), non visibile e immaginabile alle spalle quindi, attraverso l’inquadratura delle sabbie e degli edifici prossimi alla riva.

Un'ultima cosa, per chi volesse, può recuperare la visione della registrazione attraverso il canale You Tube della Fiaf, che sarà disponibile da sabato prossimo.

 

Buona luce a tutti!

 

 © Essec

 


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