mercoledì 17 febbraio 2021

Il suo nome era cerutti gino ma lo chiamavan drago


Il nuovo Governo Draghi debutta per la fiducia al senato di giorno 17. Non so a voi, ma a me il 17 piace e fino ad ora non mi ha mai portato sfortuna.
Mi accingo a leggere il discorso che ha pronunciato.

Nelle due prime pagine trovo un mix di stereotipi e frasi fatte, forse anche frutto di un laborioso copia/incolla sempre in auge, tecnica compositiva e redazionale di cui si fa abbondante uso in molte realtà e specie in una di provenienza dello stesso Capo del Consiglio.
Certo metterci anche Cavour mi è sembrato un po’ esagerato, ma tant’è.
Determina perplessità comunque da subito il “si è detto e scritto che questo governo è stato reso necessario dal fallimento della politica. Mi sia consentito di non essere d’accordo. Nessuno fa un passo indietro rispetto alla propria identità ma semmai, in un nuovo e del tutto inconsueto perimetro di collaborazione, ne fa uno avanti nel rispondere alle necessità del Paese” se dopo poco viene associato a “nel rispetto che tutti abbiamo per le istituzioni e per il corretto funzionamento di una democrazia rappresentativa, un esecutivo come quello che ho l’onore di presiedere, specialmente in una situazione drammatica come quella che stiamo vivendo, è semplicemente il governo del Paese. Non ha bisogno di alcun aggettivo che lo definisca”. Ci sarà certamente qualcuno bravo che sarà in grado spiegarlo.
Nella terza pagina “Lo stato del Paese dopo un anno di pandemia” viene fuori il Draghi BCE o ex Governatore conferenziere, fate voi, che rendiconta un bollettino economico facilmente consultabile perché di pubblico dominio e alla portata di tutti.
Quarta pagina “Le priorità per ripartire” e qui, escludendo quanto già programmato dal Governo Conte, vengono poste in luce considerazioni ovvie sulle deficienze causate dalle gestioni passate e prospettate iniziative presenti negli intenti del Mandato precedente.
Andiamo alla quinta pagina “Oltre la pandemia” e qui troviamo una bella frase ad effetto che pone anche un quesito importante, che forse a qualcuno era sfuggito porsi: “Quando usciremo, e usciremo, dalla pandemia, che mondo troveremo? Alcuni pensano che la tragedia nella quale abbiamo vissuto per più di 12 mesi sia stata simile ad una lunga interruzione di corrente. Prima o poi la luce ritorna, e tutto ricomincia come prima. La scienza, ma semplicemente il buon senso, suggeriscono che potrebbe non essere così.” Per dare maggiore spessore, eccoti servito anche un riferimento a Papa Francesco, perché in un paese cattolico è un buon viatico. Poi viene calato un pensiero profondo: “Uscire dalla pandemia non sarà come riaccendere la luce. Questa osservazione, che gli scienziati non smettono di ripeterci, ha una conseguenza importante.”
Ancora, un’altra bella frase, probabilmente ispirata da qualche documento redatto in sede europea. “La risposta della politica economica al cambiamento climatico e alla pandemia dovrà essere una combinazione di politiche strutturali che facilitino l’innovazione, di politiche finanziarie che facilitino l’accesso delle imprese capaci di crescere al capitale e al credito e di politiche monetarie e fiscali espansive che agevolino gli investimenti e creino domanda per le nuove attività sostenibili che sono state create.”
A pagina sei si affrontano: la parità di genere, il Mezzogiorno, gli investimenti pubblici; ma nessun cenno viene fatto sulle eventuali iniziative concrete che si hanno in mente o che s'intendono mettere già da subito in campo. Generiche proposizioni amalgamano situazioni di fatto e carenze risapute, tutto il resto è speranza e visioni.
Ecco, dopo ben sei pagine alla settima si arriva al punto nodale che ha determinato la crisi di governo: “Nex Generetion EU”.
“Il precedente Governo ha già svolto una grande mole di lavoro sul Programma di ripresa e resilienza (PNRR). Dobbiamo approfondire e completare quel lavoro che, includendo le necessarie interlocuzioni con la Commissione Europea, avrebbe una scadenza molto ravvicinata, la fine di aprile. Gli orientamenti che il Parlamento esprimerà nei prossimi giorni a commento della bozza di Programma presentata dal Governo uscente saranno di importanza fondamentale nella preparazione della sua versione finale. Voglio qui riassumere l’orientamento del nuovo Governo. Le Missioni del Programma potranno essere rimodulate e riaccorpate, ma resteranno quelle enunciate nei precedenti documenti del Governo uscente, ovvero l’innovazione, la digitalizzazione, la competitività e la cultura; la transizione ecologica; le infrastrutture per la mobilità sostenibile; la formazione e la ricerca; l’equità sociale, di genere, generazionale e territoriale; la salute e la relativa filiera produttiva. Dovremo rafforzare il Programma prima di tutto per quanto riguarda gli obiettivi strategici e le riforme che li accompagnano.”
A questo punto mi disoriento non poco. Se il precedente Governo non era all’altezza, perché si intende continuare quanto era già stato elaborato e portato avanti dallo stesso, senza peraltro sconfessare nulla? Qualcuno dirà che gli appaltatori col nuovo Governo saranno differenti, ma questo l’avevamo capito anche da noi, non occorreva certo un drago.
Certo “Il ruolo dello Stato e il perimetro dei suoi interventi dovranno essere valutati con attenzione. Compito dello dello Stato è utilizzare le leve della spesa per ricerca e sviluppo, dell’istruzione e della formazione, della regolamentazione,dell’incentivazione e della tassazione.” Ma dove sta il nuovo? Forse il Governo Conte ha affermato che non avrebbe valutato con attenzione? Qualcosa sfugge.
In ulteriori due paginette è bell'è finito il tema centrale che ha indotto alla crisi di governo e all’incarico per un nuovo mandato: si parla delle riforme. Era ora, osserverà qualcuno.
Al riguardo s’informa giustamente qualche distratto che “Il Next Generetion EU prevede riforme”. Ci si attenderebbe ora un’ampia relazione sugli intendimenti di questo nuovo esecutivo, ma ben presto si rimane delusi, perché ad ogni problematica viene dedicato in media un massimo di cinque frasi.
I paragrafi sono sedici e farli rientrare tutti in due paginette scritte a carattere “Helvetica 15” assomiglia molto a quelle tesi di laurea, non destinate certo ad essere pubblicate. Di quelle che adottano interlinee e spazi finalizzati principalmente ad aumentare il numero delle pagine dell'elaborato.
La cronaca riferisce che il discorso è durato una cinquantina di minuti (applausi compresi). Chi non ci crede potrà verificare il tutto andando a visionare la registrazione postata su You Tube https://youtu.be/zFm54EwGlMo.

Buona luce a tutti.

© ESSEC

P.S. – Dimenticavo di dire che la lettura del documento e la visione su You Tube, mi hanno ricordato molto una vecchia e notissima performace di Petrolini che evocava, a suo modo, Nerone e che alludeva al ventennio https://youtu.be/iMcAIMVxa9s. Potremmo pure rifarci a Tognazzi, nel capolavoro"Amici miei" di un altro Mario, Monicelli, in questo caso. Un'altra precisazione che è d'uopo fare è che il titolo attribuito all'articolo pezzo è stato preso dalla famosa canzone di Giorgio Gaber https://youtu.be/IyhRJnacMEk ; ma in questo caso non c'è nessuna allusione, perchè ci si riferisce ad altro.

L'amico che d'abitudine è portato spesso a commentare i miei scritti dice: "Complimenti. Hai le qualità per fare il cronista politico, visto che in poco tempo hai scritto un convincente (e severo) commento alla relazione. In sintesi, stai affermando che il programma presentato è in bilico tra il “non dire nulla precisamente” e il “non dire precisamente nulla”. Ma saranno proprio queste capacità una dote politica? 🤣🤣🤣". Anche questo, a parer mio, meritava di essere citato!

1 commento:

  1. Ottimo articolo
    Benvenuto governo Draghi
    Lotta continua..aperta
    Maurizio

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