venerdì 19 febbraio 2021
Ormai il governo del paese da oggi è “cosa loro”. Chissà, forse avendogli accordato la fiducia, potrebbe diventare pure “cosa nostra”.
“Questo è il terzo governo della legislatura. Non c’è nulla che faccia pensare che possa far bene senza il sostegno convinto di questo Parlamento. È un sostegno che non poggia su alchimie politiche ma sullo spirito di sacrificio con cui donne e uomini hanno affrontato l’ultimo anno, sul loro vibrante desiderio di rinascere, di tornare più forti e sull’entusiasmo dei giovani che vogliono un Paese capace di realizzare i loro sogni. Oggi, l’unità non è un’opzione, l’unità è un dovere. Ma è un dovere guidato da ciò che son certo ci unisce tutti: l’amore per l’Italia.”
Così chiudeva la relazione che il Presidente del Consiglio aveva letto ai Senatori della Repubblica, dopo che aveva incassato quel giorno prima il consenso plebiscitario dal Senato della Repubblica.
In climi di guerra, si potrebbe sintetizzare il tutto con una di quelle frasi che si leggevano fino a qualche tempo fa e scritte, su molti muri, dalla propaganda fascista: “credere, obbedire e combattere”. Ma paradossalmente neanche quelli di Fratelli d’Italia, che sono in qualche modo eredi di quella cultura, sembrano crederci tanto, ponendosi - anche per opportunità palesemente strategiche - a esercitare il ruolo di unica forza politica di opposizione (escluse le altre piccole fronde sinistrorse).
In verità, non ci crederete, ma anche la guerra veniva accennata nell’esordio del discorso, quando affermava che “Il principale dovere cui siamo chiamati, tutti, io per primo come Presidente del Consiglio, è di combattere con ogni mezzo la pandemia e di salvaguardare le vite dei nostri concittadini. Una trincea dove combattiamo tutt'insieme. Il virus è nemico di tutti.” Ed è questo un concetto su cui ritorna anche più avanti con le parole: “Oggi noi abbiamo, come accadde ai governi dell’immediato Dopoguerra, la possibilità, o meglio la responsabilità, di avviare una Nuova Ricostruzione.”
L’unico pronunciamento chiaro aveva riguardato, nel discorso al Senato, il “Next Generation EU, ove veniva detto: “come si è ripetuto più volte, avremo a disposizione circa 210 miliardi lungo un periodo di sei anni.” Del resto è ampiamente risaputo, anche ai cittadini più sbadati e distratti, che questa è stata la vera causa della caduta del suo predecessore Conte (di cui si accingeva a copiare molto del compito già svolto), ma ciò non poteva essere certamente ne scritto, ne nemmeno detto.
Sull’affermazione che “nel campo della giustizia le azioni da svolgere sono principalmente quelle che si collocano all’interno del contesto e delle aspettative dell’Unione europea”, non si capiva bene se il riallineamento a cui si accenna riguardava anche quello diferito all’Italia in tema di prescrizione.
Tralasciando tutte le frasi di rito, nel suo debutto alla Camera, fa come usava fare a suo tempo il Maestro Paganini, che non si ripeteva. Gli Onorevoli Deputati li rimandava a leggersi quindi le dichiarazioni già rese il giorno prima nell’altra aula, con un protocollo (come oggi si usa dire in tempo di Covid) alquanto inconsueto. Forse la premura è tanta, non c'è tempo da perdere e il Paese aspetta (??).
Con una relazioncina che, questa volta, è limitata a poco più di una sola paginetta, Il PdC risparmia sulla stentorea lettura del bollettino economico nazionale. Qualcuno gli avrà forse fatto notare che di quella sfilza d'informazioni se ne poteva fare a meno, stante che sono facilmente consultabili e disponibili attraverso le produzioni statistiche pubbliche.
Nell’occasione cerca di recuperare su quanto, però, era colposamente assente nella prolissa (??) relazione programmatica enunciata al senato. Qualche parola di più si viene, infatti, a spendere sull’impegno prossimo futuro per la lotta all’illegalità, alle mafie, alla corruzione e quant’altro.
Accorpando l’intervento alla Camera dei Deputati con quanto aveva già detto ai Senatori il giorno prima, si potrebbe - con generosità concessa "in fiducia" - anche dare atto della buona volontà e dei buoni propositi elencati, però, in forma troppo succinta e, scolasticamente, votabile pure come insufficiente. Più che delle relazioni programmatiche, quelle recitate nei due ambiti parlamentari, possono solo definirsi delle letture di una serie di appunti, una specie di promemoria della spesa e niente di più.
Sicuramente, come sembra che abbia già ripetutamente detto ai suoi accoliti, occorrerà giudicare questo Governo solo per i fatti ("parlare con i fatti" è il nuovo motto). Non occorrerà illudere, pertanto, i cittadini o promuovere in loro eccessive aspettative.
Il governo del paese ormai è da oggi “cosa loro”, cioè di loro esclusiva competenza. Chissà, forse avendogli accordato la fiducia, potrebbe diventare pure “cosa nostra”.
I risultati per il voto di fiducia del giorno prima al Senato erano stati: favorevoli 262, contrari 40 e 2 astenuti. Alla Camera dei Deputati, invece: i Si sono risultati 535, i no 56 e 5 gli astenuti.
Un inciso che inserisco alla fine è rilevare il lunghissimo applauso che alla Camera ha accompagnato l'argomento "Carceri" (accertabile attraverso la registrazione postata anche su You Tube). Qui, ci si astiene da qualsiasi commento; perchè ogni considerazione risulterebbe come "voler vincere facile".
Su eventuali considerazioni e ogni commento riguardante il dramma dei Cinque Stelle e i dissensi palesati, si stende un velo pietoso, ma chi rimane curioso può anche leggere l'esaustivo editoriale di Marco Travaglio pubblicato su Il Fatto Quotidiano di oggi.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
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