martedì 9 febbraio 2021

«O capitano! Mio capitano!»


Chi non ha mai visto il film “L'attimo fuggente (Dead Poets Society)” del 1989 con protagonista Robin Williams. Quanti non si sono commossi nel vedere le scene finali.
Anche DiBa era in fondo un romanticone e qualche tempo fa, consultando wikipedia, aveva letto la trama che lo portava adesso a rivivere le immagini del film che andava così a riassumersi fantasticando.
John Keating, insegnante di letteratura trasferito nel collegio maschile Welton, nel Vermont, ha un approccio didattico originale che spinge gli alunni a distinguersi dagli altri e a seguire la propria strada; inoltre spiega ai suoi studenti che la poesia non è un elemento geometrico ma il sentimento dell’uomo.
Nel suo d’insegnamento Keating adotta un suo originale metodo che entusiasma e sembra contagiare i ragazzi (anche se la sua didattica infastidisce sia il preside che la classe insegnante conservatrice).
I metodi anticonformisti del professore sono tollerati malvolentieri e, quando succede un’imprevedibile tragedia, che stravolge tutto e mette in discussione i ruoli di ciascuno, il professore viene sollevato dall’incarico. La cattedra di lettere è, quindi, affidata provvisoriamente e fino al completamento dell'anno accademico al preside.
Keating, durante la lezione tenuta dal nuovo docente entra nella classe per raccogliere i suoi oggetti personali, e in quel momento Todd sale coraggiosamente sul proprio banco (per mostrare di aver compreso e recepito l'incoraggiamento del suo professore; a "guardare cioè le cose da angolazioni diverse") e ne richiama l'attenzione pronunciando la frase «O capitano! Mio capitano!».
Una frase chiave per il professore, poiché era il modo con cui lui voleva essere chiamato; subito dopo, tanti altri ex allievi compiono lo stesso gesto, mentre il professore si allontana dopo aver detto «Grazie, figlioli», comprendendo che qualcosa ha lasciato di suo in quegli studenti e hanno voluto ringraziarlo dedicandogli un ultimo saluto.
DiBa riflette, sogna e accosta i momenti del film a quanto gli sta accadendo oggi. Il suo mentore è stato per l’appunto appena rimosso, il suo preside ha ripreso le fila politiche di un movimento confuso e che non riesce più a vedere e razionalizzare. In una cosa però lui si riconosce immediatamente e s’immedesima in “Todd”. Vorrebbe anche lui fortemente salire sul suo scranno, che invece non ha, per aver rinunciato a candidarsi in un’elezione che era sicura.
Ora, fantasticando, trasla quelle scene del film alla realtà politica che sta vivendo, che coinvolge sia lui che tutti i compagni del movimento.
Idealmente, nell’aula istituzionale dove sarebbe potuto essere, si immagina nel saltare sul suo banco ….. e, mentre il presidente della Camera o del Senato avrebbero ripetutamente richiamato all’ordine, rivolgendosi al suo Primo Ministro, avrebbe detto le stesse parole che nel film Todd rivolse al suo Keating: «O capitano! Mio capitano!». Non potè però verificare, neanche in sogno, il prosieguo della sua fantasticheria, perchè un suono molesto entrò in campo a risvegliarlo e non permise di vedere quanti sarebbero stati - fra i tanti - i compagni che avrebbero emulato quel suo gesto.
DiBa si destò col cellulare che squillava con insistenza, la memorizzazione del numero mostrava che chi lo stava chiamanto era proprio Beppe.

Buona luce a tutti!

© Essec

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