martedì 1 giugno 2021
Confrontarsi è sempre utile e costruttivo
Poter visionare i tanti lavori che partecipano a un appuntamento di lettura di portfolio fotografico non è possibile, sia che l’evento si svolga dal vivo o anche se, per ragioni di Covid, abbia uno svolgimento in streaming. Succede pertanto che, da osservatori, ci si trovi sempre a saltellare, alternandosi fra un tavolo e l’altro, sperando di poter cogliere delle letture interessanti. Una scelta utile potrebbe allora anche essere questa che si indica di seguito.
Confidando sulle peculiarità di lettori noti, specie nel caso in cui non si conoscono tutti gli autori in gara, si può puntare a soffermarsi sui tavoli di quei lettori che reputiamo più affini ai nostri gusti; anche perché – e in ogni caso – i loro escursus inducono a riflessioni, consentendo di apprendere informazioni e catturare sempre nuove sfaccettature che gli stessi riescono a mettere in campo, indipendentemente dalle caratteristiche dei lavori esaminati.
Alle Letture del 21° Spazio Portfolio Italia delle Fiaf di questo fine maggio 2021, seguendo la logica anzidetta, ritengo di essere stato abbastanza fortunato.
Fra i tanti lavori presentati e che sono riuscito a intravedere, infatti, un progetto che mi ha particolarmente coinvolto, è stato quello di Antonio Presta, intitolato “In fondo al colore”.
Le immagini che lo componevano venivano a raccontare di una realtà drammatica, fotograficamente documentata in modo fedele, con aspetti che potevano anche apparire incredibili.
Informazioni supplementari, fornite dall’autore durante la lettura, hanno anche aggiunto elementi per far comprendere agli osservatori presenti al tavolo la portata di quanto veniva rappresentato.
Ennesima prova delle situazioni difficili cui possono trovarsi a vivere soggetti imbrigliati in un’esistenza ormai del tutto sfuggita di mano.
La tragicità del racconto era ben comprensibile, nonostante gli scatti evidenziassero aspetti che in qualche caso accennassero solamente; evitando dettagli di scene che non erano necessarie all’essenza della narrazione.
L’osservazione attenta di tutti gli elementi del portfolio consentivano, infatti, di cogliere perfettamente oltre il visibile e lo sguardo del soggetto fotografato in primo piano, a chiusura del lavoro, mostrava l’assoluta eloquenza della sussistenza di un mondo lontano, diverso, distante, ma maledettamente aderente a una “umanità che era altra”.
Un altro lavoro, sempre a mio parere, molto ben strutturato e sviluppato era stato quello proposto da Giuliano Reggiani, intitolato “Una questione privata”. Un portfolio anch'esso intenso che mescolava i duplici aspetti di una famiglia di artisti di strada. Il lavoro veniva a proporre immagini che alternavano un’intimità familiare all’espressione artistica degli stessi soggetti, fotografati in azione con i loro costumi e strumenti di scena.
L’operazione veniva quindi a proporre un unicum che, attraverso sapienti momenti di ripresa e con la cattura di sguardi e di atmosfere, riusciva a entrare nel profondo d’intimità legate, che risultavano di per sé esplicite e non necessitavano dell'ausilio di parole.
Sono riuscito pure ad assistere a letture di altri portfolio di fotografi che per la prima volta presentavano un loro progetto in ambito Fiaf. Lavori tutti ben preparati anche se, come evidenziato dagli stessi lettori, in qualche caso, meritevoli di rivisitazioni per qualche piccola pecca, per ridondanze o necessitanti di qualche più generico ritocco.
Durante la proclamazione furono infine elencati - nella giornata di domenica - i diciotto portfolio finalisti, che si erano contesi l’ammissione in finale. Fra questi figuravano i lavori di Presta e Reggiani, ma nessuno dei due era, poi, risultato fra i vincitori.
I lavori che avevano primeggiato nell’appuntamento d’esordio del 21° Portfolio Italia di Fiaf non li avevo seguiti in lettura ma, ancora una volta avevo riprova e verificavo la mia difficoltà in questa complessa branca fotografica.
Infatti, mentre ero riuscito a leggere in modo fluido, restandone pure coinvolto, i due lavori prima descritti di Presta e Reggiani, tranne in un caso, non trovavo analoga fluidità e chiara comprensione nei lavori che, invece, avevano vinto nella manifestazione.
Da ciò ho quindi desunto che, così come è molto difficile e complicato riuscire a creare un portfolio fotografico, equilibrato e esaustivo, appare altrettanto difficile far coincidere la proposizione del creatore di un progetto con chi si propone a leggerlo e valutarlo.
Paradossalmente sarei portato anche a pensare che in ogni lettura, al di là della sensibilità e delle predisposizioni di ognuno, il lettore mette sempre in campo una preparazione molto ampia che porta a visioni e interpretazioni che oltrepassano l’apparente.
La logicità sequenziale, pertanto, non è sempre legata a delle successioni d’immagini pedissequamente “documentaristiche” ma necessita - di volta in volta - di fotografie enfatiche, utili ad allegorie, con presenza d’immagini quasi oniriche che consentono di creare collegamenti, per dare sufficiente spazio anche a interpretazioni altre. Vaghi semivuoti indefiniti o foto neutre sono utili a rafforzare intuizioni o ad alludere a qualcosa che viene fatto intendere, con più chiavi interpretative, rivolte magari furbescamente alle caratteristiche del lettore che ogni volta si è prescelto.
Questi elementi costituiscono spesso anche fattori importanti che comportano processi di letture differenti, che determinano approvazioni o bocciature, in funzione di chi è chiamato a interpretare e giudicare.
In ogni modo, quindi, non esistono bocciature o dieci e lode assoluti, ma sempre giudizi relativi, correlati a tempi, ai luoghi e, ovviamente, anche alle specificità delle singole parti in causa.
Comunque, a prescindere di come uno la pensi, le letture di portfolio costituiscono un ottimo esercizio per indurre a ragionare, per riflettere su tutto quanto è compendiato nell’arco creativo strettamente connesso al mondo della fotografia.
Confrontarsi è sempre utile e costruttivo, sia per chi propone che per chi si mette in gioco. Questa è una regola fondamentale che Silvano Bicocchi, Pippo Pappalardo e molti altri lettori come loro tendono sempre a ricordare in premessa, agli amanti della specifica disciplina, ogni qualvolta si accingono a iniziare le loro mai banali letture.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
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