Se in fotografia l’aspetto progettuale caratterizza ogni portfolio fotografico, finalizzato a racconare un’idea con una serie d’immagini meditate per raggiungere lo scopo, nelle foto di street ci si basa sul concetto bressoniano dell’imprevedibile e del “cogli l’attimo”; concentrandosi a catturare immagini collegate a casualità improvvise, talvolta coscientemente percepite in fase di scatto o anche disvelate successivamente nella fase di postproduzione.
Soffermandosi su questa seconda categoria d’immagini, a mò di stimolo e fornire qualche suggerimento, si riportano di seguito alcuni esempi di scatti un po’ particolari, meritevoli di una certa disamina, perchè consentono di soffermarsi sulle circostanze e vicende connesse al momento della loro realizzazione.
Poi ciascuno potrà valutare da sè gli specifici aspetti e prenderli eventualmente in considerazione qualora ci si voglia avventurare nella pratica di questa branca fotografica indefinita; coscienti di optare per scelte che non assicurano mai dei risultati certi, ma che procurano abbastanza diletto e stimolo nell’andare a cimentarsi, nei panni di “cacciatore di click”, senza una precisa aprioristica idea progettuale.
Senza alcuna pretesa d’insegnamento si propongono, allo scopo, dieci immagini che, per come vengono descritti, possono fornire solo suggerimenti per elaborazioni e sviluppi.
Partiamo con la prima fotografia d‘esempio: “Collage”.
Sono tanti oggi gli artisti che realizzano le loro opere attraverso forme differenziate di collage.
Ritagli o sovrapposizioni consentono creazioni fantasiose di forme di astrattismo che non necessitano neanche dell’utilizzo di colori ad olio, tempere, inchiostri, bombolette spry e quant’altro necessario a pitture o grafiche.
Una attenta osservazione di stampe d’immagini diponibili, specie inerenti alla cartellonistica, può offrire opportunità analoghe.
Letture di sguardi attenti di realtà preesistenti e non manipolare possono, come nell’esempio, consentire di trasformare in una unica fotografia la selezione di dettagli che, pur basandosi su immagini altrui preesistenti, riescono a creare un’ulteriore risultato, autonomo e diverso, concettualizzando anche il nuovo risultato proposto.
Andiamo alla seconda: “Mosso sotto controllo nello scatto ma dal risultato incerto”.
Ambiente molto buio, illuminato solo dalla luce derivante dallo schermo dove staziona la proiezione di un filmato fotografico. Siamo nella sala di proiezione del “Centro Internazionale di Fotografia” dei Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo. Solo, con il mio amico Greg, abbiamo cominciato a sperimentare per puro diletto e senza una idea ben precisa. Impossibile poter scattare a mano libera, pur avendo impostato una sensibilità ISO alta.
Non disponendo di cavalletto, una certa stabilità della macchina fotografica è ricavata dall’appoggio della mano che l’impugna sullo schienale di una delle tante sedie presenti.
Il risultato, convertito in bianco e nero, appare gradevole per dare la sensazione di un’immagine onirica.
Terzo esempio: “Ricerca creativa”.
Situazione di stallo. Pieno sole a mezzogiorno quasi, che costituisce un pessimo momento per voler fare fotografia.
Un caldo sopportabile solo per un leggero vento che induce dei gabbiani stazionanti nel porto di Trapani.
Non ci sono idee particolari, quindi con gli amici si procede per ingannare il tempo in attesa di raggiungere il ristorante che ci aspetta.
Osservo che i gabbiani, sfruttando le correnti ascensionali, volano disegnando ampi cerchi: scelgo di inventarmi qualcosa e giocarci aggiungendo la silouette del palo della luce.
Oscurando così il sole ne viene fuori un gioco di equilibri, che realizza un circolo di tre gabbiani che volteggiano venendo a formare una piccola giostra. Dei piccoli tagli in post produzione consentono di correggere piccoli dettagli e eliminare elementi di disturbo: e il gioco è fatto!
Quarto esempio: “Riflessi e trasparenze”
Durante una classica scorribanda di reportage in un paesino dei Castelli laziali, mi avvicino a una vetrata che, a causa del sole che ribatte nella parete opposta, non consente di vedere cosa c'è dentro il locale.
Avvicino il viso fino a toccare e riesco a capire di cosa si tratta: è la sezione locale del MSI, con affisso al centro della parete un grande poster del segretario di Partito Giorgio Almirante.
Mi piace la scena, il locale però è chiuso e inaccessibile.
Provo a sperimentare diverse soluzioni, alla fine opto per l’unica scelta percorribile che è quella di poggiare l’obiettivo direttamente sul vetro: foto del mitico segretario catturata.
L’era del digitale in questo caso è venuta d’aiuto nel posizionare al meglio l’ottica. Il risultato è sorprendente: il volto di Almirante rimane interamente assorbita dalla sagoma di me intento allo scatto e nel contorno rimane il riflesso assolato.
Costanza, curiosità e un po' di Fattore “C”.
Quinto esempio: “Occhio di mosca”.
Questo tipo di immagini, specie nel lungotevere romano, sono molto frequenti se, in periodo autunnale, si osserva per terra mentre si cammina in controluce al tramonto.
Nelle ultime ore di un pomeriggio assolato, in un momento di quiete, dopo una giornata ventosa, foglie ingiallite si isolano distaccandosi dai grandi ammassi che si accatastavano lungo i cigli nei marciapiedi dei vialoni che accompagnano il decorso del Tevere.
Nel caso, nel lungotevere del Quartiere Testaccio, l’ombra lunga di una leggera foglia disegna un’immagine meritevole d’attenzione.
Un granchio, un piccolo pipistrello, un oggetto marziano, ogni fantasia è possibile se staccata dall’oggetto che l’origina.
Ma l’insieme della foglia e della sua ombra fotograficamente mi risulta più intrigante.
Sesto esempio: “Foto del cazzeggio”.
Classica foto di quello che io amo chiamare “cazzeggio”.
Siamo in una agenzia assicurativa aspettando di essere ricevuti dal responsabile per realizzare delle foto all’immobile.
Chi mi accompagna ha con sé degli occhiali da sole con dei vetri verdi, nulla di particolare.
C’è ancora da attendere, me li faccio dare per un attimo, le poggio sul marmo adocchiato alla soglia d’ingresso e faccio degli scatti.
Nulla di particolare come risultato, solo una risposta alla voglia di volere scattare una foto e far passare più velocemente il tempo.
Settimo esempio: “Casualità e sbagli”.
Non è questa la foto che in origine ha generato l’idea.
Visitando la mostra di ....... al Centro Internazionale di Fotografia, cambiando sala, avevo dimenticato di variare l’apertura di diaframma dell’obiettivo.
Con un obiettivo molto chiuso, quindi, i tempi di esposizione di erano allungati oltre modo. Scattando a mano libera, un vero disastro.
Data un’occhiata per verificare, mi accorgo che le scie che si erano venute a creare risultavano intriganti.
Scelgo, quindi, un’immagine adeguata per sperimentare ancora.
Quello che si vede è il risultato che è stata poi scelto come copertina al mio libro “Fotogazzeggiando”.
La fortuna può aiutare se si ha il coraggio di osare e si colgono le opportunità che vengono offerte.
Ottavo caso: “Cogli l’attimo”.
Stazione ferroviaria madrilena Atocha, per l’imbarco sul treno veloce che portava a Valencia.
Non è ancora giorno mentre si avvicina una addetta al controllo. Alzo la macchina fotografica ritardando lo scatto, ma l’impiegata se ne accorge e, mentre mi dice che non posso fotografarla, il mio dito è già andato in quest’unico scatto.
Il soggetto fotografato era l’addetto al controllo dei biglietti e, durante il viaggio, mi ha sempre tenuto d’occhio.
Ma io ero già, con un po’ di fortuna, riuscito a cogliere l’attimo.
Nono caso: “Complicità”
Siamo a Piano Provenzana. Sono molti i turisti che si alternano a visitare i luoghi. Anche in estate, ne incontri pure molti nei camminamenti lungo i bordi dei crateri di bassa quota.
Una nordeuropea si accingeva a fotografare il compagno e il loro piccolo in una panoramica con la piana di Catania sullo sfondo.
Chiedo anch’io di fare una foto, ma ricercando qualcosa che sappia di diverso. Per farmi capire, simulo al soggetto un saltello, lui afferra l’idea e acconsente al gioco.
Il risultato è riuscito a superare il banale. Certe volte basta solo chiedere.
Decimo e ultimo esempio: “Rivelazioni di Post produzione”.
Per chiudere un caso fortunato, non percepito in fase di scatto.
Siamo a Trapani, in prossimità del porto, dove regolarmente stazionano moltitudini di gabbiani che accompagnano i rientri in porto dei pescherecci.
Fotografare questi uccelli è sempre interessante, specie quando il vento soffia abbastanza. Capita, quindi, di fare molteplici scatti e talvolta pure in successione, ma i risultati non sono mai facili per tanti fattori casuali che concorrono e incidono. Nel caso esposto è capitato un caso ultra fortunato per la inusuale postura assunta dall’uccello.
La cosa bella è che non l’ho proprio fotografato con coscienza, mi sono solo accorto della posa solo nel guardare i files in fase di post produzione.
Una tipica testimonianza di come tante volte certe immagini derivano molto dal caso.
Tutte le foto esposte in questo articolo costituiscono testimonianze dirette sul fatto che non sempre la didattica determina i risultati e come spesso sono tante le concause che vi concorrono.
Conoscere tecnica e regole è comunque e sempre importante, specie quando aiutano a ottimizzare anche le opportunità offerte dal caso.
Difficile, comunque, che in un workshop o in qualunque corso ci insegnino a gestire queste occasioni, legate ad attimi e a prontezze.
In casi dove governa l’imprevedibile, l'immediata lettura è governata molto anche dall'intuito e dalla fantasia.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
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