mercoledì 31 agosto 2022

Reminiscenze che ritornano ..... ripensando ai "migliori"



Facendo un percorso all’indietro per ricercare analogie con l’attualità di oggi, ciascuno di noi avrà modo di scoprire tanti fatti accaduti che, in qualche modo, magari somigliano.
Per quanto mi riguarda, anche nella struttura ove ho lungamente lavorato, fortemente imperniata sull’ordine gerarchico, c’erano dei Migliori.
La frammentazione burocratica in una moltitudine di ruoli operativi (dai dirigenti alle maestranze ordinarie che costituivano la massa) tendeva ad agevolare la gestione attraverso l’ordine gerarchico.
Si trattava di un sistema ampiamente collaudato che, specie in presenza di dipendenti mansueti, consentiva anche a funzionari poco esperti di amministrare facilmente le risorse professionali assegnate.
L’avvento di sindacati, sempre più orientati verso obiettivi economici, associato a dirigenze interessate ad avere sempre maggiori autonomie nella gestione del personale, in poco tempo comportarono introduzioni di nuove posizioni d’impiego che, più che differenziarsi in effettive nuove mansioni, andavano a favorire maggiori discrezionalità nell’utilizzo delle risorse.
In breve, migrazioni di ruoli ausiliari di base verso compagini impiegatizie, ebbe a consentire opportunità anche a soggetti meritevoli e capaci, ma più in generale anche di annacquare il livello medio professionale dei comparti operativi. Così come il fatto che corsie preferenziali - già in fase di assunzione - concedevano vantaggi basati su lauree o altre specializzazioni suffragate da meriti teorici da collaudare.
Per quanto poi verificato sul campo, tranne delle rarissime eccezioni, i tipici periodi di esperimento, legati a nuove assunzioni dall’esterno, stante la trasparenza dei processi di selezione e l’indubbio livello dei candidati, non costituivano mai delle valide attestazioni per certificare l’idoneità agli specifici ruoli assegnati.
Nella realtà operativa presa ad oggetto, una miriade di gradi e ruoli venne in breve a confondere i comparti, lasciando ogni libertà gestionale attraverso regolamenti interni generici, che seppur dettagliati, mantenevano vive tante forme di sudditanze e ricatto. Dall’assegnazione a un ufficio all’attribuzione delle valutazioni annuali d’accompagno; con opportunità remunerative anch’esse spesso discrezionali (invio in missione, svolgimento di attività ispettive in accompagno e tanto altro).
Va da sé che l’allocazione sul campo di sostanziali pari grado, venivano a stabilire ulteriori scale di riconoscimenti legittimate dagli stessi regolamenti interni riguardanti la gestione del personale.
La frammentarietà dei gradi e la promiscuità operativa, attraverso possibilità di avanzamenti di carriera (spesso solo teorici, ancorché pilotati a monte da tanti fattori occulti) aderivano agli scopi aziendali orientati ad alimentare competitività interne e aspettative specifiche; con il classico “dividi et impera” da tempo alla base dell’intera organizzazione. Salvo delle dovute classiche eccezioni.
Una regola certa è stata e sempre stata quella che in ogni realtà lavorativa occorre preparazione e competenza, ma è anche acclarato che quasi mai però la meritocrazia è l'elemento posto al vertice o anche ai primi posti fra i valori di riferimento nelle selezioni di avanzamento.
Tutta questa premessa vuole significare che spesso sono tante le concause che determinano certi assetti.
Del resto, nel mondo del lavoro, mentre un’organizzazione privata mira sempre a dei risultati e profitti certi, l’apparato pubblico si muove su altre logiche, spesso scollegate da reali controlli di efficienza e merito.
Nel primo caso l’agilità gestionale costituisce elemento essenziale per la sopravvivenza delle realtà produttive sul mercato di riferimento, nel secondo burocrazie e occupazioni di spazi di potere e condizionamenti sono quelli che governano le realtà lavorative.
Per dare un esempio di come talvolta taluni settorialismi eccessivi possano risultare inefficienti e pure pericolosi, si viene a riportare un evento realmente accaduto e del quale sono stato anche testimone.
Ad un certo momento accadde che il responsabile della Sede doveva essere trasferito a una nuova residenza più importante che, in pratica, veniva a costituire una prestigiosa promozione sul campo.
Poiché l’orientamento fino ad allora tenuto nella gestione dei vari uffici, al di là dei titoli necessari alla copertura dei ruoli, si era essenzialmente orientato sulle empatie, le novità vennero a determinare tante preoccupazioni, specie fra alcuni di quelli che avevano sempre beneficiato di maggiori privilegi e di attenzioni.
Come si usa dire per i topi che lasciano la classica nave che accenna imbarcare acqua, avvenne che ciascuno si premurò di spendere subito i tanti coupon accumulati che, con il cambiamento ormai prossimo e il preannunciato nome del nuovo dirigente, difficilmente avrebbero mantenuto lo stesso valore.
Si conosceva, come detto, il nome del nuovo e i più addentro alle cose avevano già ben chiaro cosa sarebbe potuto anche accadere.
In relazione ai diversi trasferimenti strettamente collegati all’avvenimento, un ufficio in particolare divenne oggetto di una vera decapitazione. Andarono, infatti, via il responsabile della divisione e il suo stretto sostituto, lasciando sostanzialmente acefalo un intero reparto per la particolarità attuata da tempo nella sua gestione.
Chi ha lavorato in certe realtà conosce bene la professionalità necessaria per lo svolgimento dei vari compiti demandati agli uffici. Non è tanto importante l’assegnazione ordinaria degli addetti ai settori, ma è indispensabile il trasferimento più ampio delle conoscenze fra gli impiegati (anche di diverso ruolo e grado) al fine di poter sempre assicurare una costante copertura omogenea e lo svolgimento professionale di ogni possibile compito o funzione.
La realtà di cui si viene a narrare era invece precostituita in settori, che andavano quasi a formare compartimenti stagni, dove i compiti reputati più d’eccellenza restavano esclusivi solo per pochi addetti.
La natura umana è quella che è e, come dice il famoso detto, signori si nasce.
Con la nuova realtà, figlia del nuovo avvento, si vennero a determinare esigenze che – associate a stupide complicità e leggerezze di elementi compiacenti – determinarono il classico esempio dell'ecco a voi "i dilettanti allo sbaraglio”.
La reggenza della Divisione temporaneamente assegnata a un soggetto che era sempre stato volutamente mantenuto escluso da certi compiti, combinata a assenze improvvise che andavano a sospendere la copertura di quelle che erano talune delicate procedure di “eccellenza”, comportarono un’esposizione al ridicolo dell’Istituzione per definizione infallibile.
Questo aneddoto nasce da certe coincidenze di personaggi che, riproponendosi ancora, talvolta tendono a ripetere, anche intersecandosi, strade di coloro che si credono convintamente “Migliori”.
Allo scopo di rendere l’idea, non occorre fare citazioni specifiche o dare altri particolari e men che meno indicare nomi degli interpreti in quei ruoli. Chi conosce l’ambiente o anche chi ha avuto modo di vivere (o vive ancora) in ambienti similari, potrà adattare il racconto alle propri esperienze che, certamente, gli daranno modo di rivivere e rivedere nelle personali avventure le relative figure.
Del resto siamo tutti appartenenti alla razza umana, con pregi e difetti, a prescindere da dove ci si collochi o altri ci allochino.

Buona luce a tutti!

© ESSEC

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