mercoledì 24 agosto 2022

La politica italiana dei "tengo famiglia"



C’è un modo di dire in uso a Palermo che ha uno specifico significato, lasciando intendere una specie di monopolio assoluto nel gioco del contendere: “a mia ava a iessiri”, per voler chiaramente far intendere: “a me devono necessariamente venire” se vogliono raggiungere il loro scopo.
È un pò l’impressione che si trae dall’ascoltare l'intervento pomposo fatto oggi a Rimini dal "Migliore dei Migliori".
Senza particolari sforzi interpretativi, infatti, si potrà facilmente intravedere nelle parole del “nostro” una sostanziale autocandidatura per il "post elezioni", con una chiara sottintesa allusione all’accennato detto siciliano.
Una performance nella relazione autocelebrativa (alla "Petrolini") del Bene, bravo, bis, con applausi continui su un discorso abbastanza banale, destrorso e nazionalista (che amano sentirsi dire gli italiani tutti) che lascia prefigurare trame - avviate e caldeggiate dai tanti potentati in campo - per mantenere in sella il “provvidenziale unico salvatore della nostra Italia”. In pratica, se si può anche constatare che già siamo messi abbastanza male, neanche il futuro prossimo sembrerebbe promettere cose migliori.
Del resto, nel seguire in questi giorni i vari dibattiti dei supposti leader impegnati nella campagna elettorale ci si imbatte con frequenza in cose paradossali.
Talvolta è come assistere a confronti spesso surreali tra adolescenti di scuola, un po’ mentecatti, specie per le molteplici diatribe di basso profilo innescate, che sviluppano temi costantemente lontani dal vissuto ordinario del mondo dei votanti.
Una situazione che, essendo costretti a scegliere, ripropone l’ormai solita questione su chi fra i candidati potrebbe risultare il male minore e, nella per maggioranza dei casi, il meno peggio.
Astuzie e stupidità inconsce confondono tesi e antitesi che vengono fleshate a raffica. Con tematiche e obiettivi che spuntano e spariscono in un baleno, nelle performance di candidati sostanzialmente gestiti da spin doctor poco originali e un pò copioni.
Tutti i propositi contenuti nei programmi appaiono e scompaiono come succede per giochi di prestigio nei baracconi e nei circhi.
Al pari di un mercatino, capannelli improvvisati e desktop colorati raccolgono altresì le tendenze dei sondaggi e profetizzano percentuali nel gioco del: Carta vince, carta perde, dove sta il re?
Mentre la scadenza si avvicina, affiorano le solite carenze e malattie ataviche che caratterizzano una politica non più vissuta - e da tempo - come gestione della polis ma come esercizio diretto e indiretto del potere.
Con una missione, quindi, coltivata non come aspetto virtuoso nella amministrazione della cosa pubblica, ma come accaparramento di spazi - per sé e gli altri che affollano i carri - al solo scopo di mantenere privilegi personali, di gruppo e andare a gestire dei vantaggi esclusivi più in generale.
Intanto personaggi supponenti e caricaturali inscenano pseudo dibattiti e dirigono tribune elettorali che puntano più sulla fidelizzazione dei cittadini che, per tifo fazioso di appartenenza o puro interesse, tendono ad appoggiare programmi politici – in teoria perseguibili - prospettati come semplici e attuabili, seppur con formule di governo abbastanza indefinite e men che meno chiaramente pubblicizzate.
Le liste dei partiti presentano, come sempre, anche tanti nomi meritevoli, utili alla raccolta, e molti portatori d’acqua, proposti negli elenchi dei potenziali papabili.
Ma in verità il sistema feudale che domina il carrozzone politico italiano, rimane ancora costituito da Re, Principi, Vassalli, Valvassori, Valvassini e sempre servi della gleba. Ci sarà sempre tempo e modo per poi ricompensare chi si sarà ben speso, magari in altre circostanze e ad altri livelli.
Ma il sistema elettorale italiano, il Rosatellum, non è per nulla trasparente e, in un guazzabuglio mantenuto manovrabile che nasconde i trucchi dei veri grandi maestri – portatori di voti o segretari più scaltri – i pochi che contano si metteranno poi in opera per convogliare e imbrogliare i risultati derivanti dal voto secondo i desiderata già prefissati e concordati a monte.
Sotto il manto di una pseudo democrazia manovrata da partiti opachi, i tanti cittadini avranno modo comunque e in ogni modo di essere tutti coerenti, perché avranno la possibilità di proiettare col loro voto l’immagine di se stessi. Riusciranno così a ricostituire - come ogni volta - tante fotografie panoramiche corrispondenti ai gruppi, conformi a quello che è realmente il loro ceto.
In funzione di ciò, ultimato lo spoglio, tutti potranno così felicemente affermare di aver vinto. L’onorevole che ha mantenuto il posto nello scranno, il nuovo arrivato che si è battuto tanto, gli apparati di partito interessati ai posti di sottogoverno e ogni forma aggregativa che si mantiene sempre celata dietro le quinte.
In un suo articolo Claudio Rossi sosteneva nel 2018 che circa 1,3 milioni di italiani vivono di politica e considerevole, viene da aggiungere, è la moltitudine di soggetti che costituiscono l’indotto “industriale" della filiera alla stessa strettamente connessa.
E vuoi anche metterci oggi i tanti piani attuativi dei 200 e passa miliardi del PNRR e tutto quanto ne consegue?

Buona campagna elettorale, buon voto e buona luce a tutti!

© ESSEC

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