mercoledì 25 gennaio 2023

L’empatia in fotografia



Sono molti i fotografi, anche professionisti, che raccontano come l’approccio nell’attività fotografica presuppone spesso un inserimento nel contesto in maniera soft e progressivo; con un avvicinamento che di frequente induce, nell’immediato, a mettere da parte lo strumento di ripresa per prima cercare di sviluppare una situazione empatica atta a scongelare lentamente il rapporto tra soggetti sconosciuti.
La fregola di catturare immediatamente l’immagine innesca sempre, nell’ambiente in cui si intende operare, diffidenze e ritrosie che di certo non aiutano; ancor di più se ci si è prefissati di svolgere un reportage che, seppur filtrato dall’occhio di chi riprende, difficilmente consentirà di riuscire - d’acchitto - a catturare i famosi “momenti di verità” che ci si prefigge ambiziosamente di cogliere.
Ancor di più l’empatia risulta importante quando, entrati in un ambiente affollato di personaggi, ci si sofferma sull'assai complessa ricerca di ritratti. Allorquando una forma di complicità si deve necessariamente sviluppare tra chi accondiscende a fare da modello e il fotografo. Negli occhi di chi si mette in posa (per come è) traspaiono amalgamati oltre all’ovvia curiosità, vanità e gentilezza, anche l’accenno di un dialogo cerebrale che si sviluppa attraverso lo scorrere di flussi, di frequenze, prodotti da entrambe le parti.
Non necessita parlare la stessa lingua e, anche se il soggetto fotografato e chi fotografa appartengono a mondi culturalmente lontani, quasi naturalmente, il più delle volte, s’innesca in automatico un’intesa che stabilisce un dialogo muto che produce frutti.
La barriera di un’ottica fotografica in ciò concorre positivamente, filtrando in qualche maniera le diffidenze e far sì che le menti, incrociandosi, riescano a sviluppare quasi un confronto che, come detto, non necessita uso di parole. Talune volte bastano anche soli gesti per l'intesa.
Altro aspetto di empatia si evidenzia quando si vuole raccontare con il solo utilizzo di fotografie, ad esempio in un portfolio.
Nelle narrazioni che i fotografi creano attraverso un portfolio, supportato da sinossi introduttive, può manifestarsi o meno nelle letture una certa sorta di empatia che può condizionare.
In questo caso il rapporto empatico interessa direttamente l’autore e il lettore, chiamati entrambi a sviluppare un confronto fra posizioni di partenza non necessariamente parallele.
E' indubbio che l’autore è sempre certo nel proporre una sua idea, che viene ad illustrare con una breve sinossi utile a introdurre e supportare la lettura.
Dall’altro lato del tavolo il lettore, tenuto conto dell’introduzione testuale (anche se taluni non leggono, a loro dire per lasciarsi liberi nella visione oggettiva delle foto), nel visionare l’insieme manifesta una serie di considerazioni.
Qualora abbia letto la sinossi (ma, come detto, non tutti lo fanno), il primo esame è quello rivolto a valutare la coerenza di quanto è stato scritto con la sequenza fotografica presentata; una seconda, l’armonia e la fluidità del racconto. Ci sarà infine da osservare la completezza dell’insieme di tessere, in funzione dell’esaustività complessiva della narrazione.
Ma, poiché autore e lettore appartengono al genere umano, le empatie e le antipatie entrano non di rado prepotentemente in campo, delle volte pure a gamba tesa; prevaricando l’oggettività richiesta e necessaria. Sentimenti e impressioni, sempre di parte, che si palesano attraverso esternazioni assai condizionate.
Può tranquillamente capitare, per esempio, che l’occasionale lettura non corrisponda per nulla (a parere del lettore) alla sinossi o all’insieme sequenziale delle fotografie proposte; perseguendo un percorso logico derivante da cognizioni culturali e visioni differenti.
Ed è per questo motivo, assai frequente, che letture di uno stesso lavoro fatte da lettori differenti non di rado si discostino fra loro notevolmente.
Ma in ogni caso, è certo che l’empatia non potrà mai essere esclusa perché è un accadimento naturale non facilmente gestibile. L'empatia condiziona i rapporti, come ripetutamente capita in qualunque incontro/scontro fra esseri viventi.
Emblematiche appaiono al riguardo le tante frasi che, rischiando di scivolare nel viscido sentiero dell’“autoreferenzialità”, spesso taluni lettori recitano all’autore di turno alla fine delle loro letture. Non considerando, nel caso, che chi si sottopone a quell’esame rivendica quel minimo sindacale che chiede almeno la comprensione del progetto e la coerenza complessiva rispetto al "teorema".
Che l’impressione finale, per il lettore, possa risultare negativa o positiva poco importa, purché egli sappia giustificare, con argomenti potabili, il giudizio che ha, nell'eventualità, liberamente espresso.
Per chiudere sull’empatia è utile considerare che la fotografia, tutto sommato, è anch’essa una delle tante formule comunicative, forse oggi una delle più in voga, che è spesso oggetto di compromessi e tante convenzioni, più o meno condivisibili, presenti nelle regole insite ai giochi che amiamo praticare.

Buona luce a tutti!

© ESSEC

1 commento:

  1. N.B. Lo stesso articolo e' anche postato su https://angolinodelfotoamatore.blogspot.com/2023/02/lempatia-in-fotografia.html dove sono stati inseriti dei commenti.

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