sabato 29 luglio 2023

Percorsi immaginari in visite virtuali a mostre (di Pippo Pappalardo)



Se gli chiedi a che punto sei, ti risponde sempre che è intento a scrivere qualcosa e spesso per qualcuno. Anche se la sua opera letteraria rivolta al paesaggio è andata oltre al primo capitolo e ha ripreso fiato, rimane ancora indefinita e ogni sera si ritrova riposta nel solito cassetto.
Pippo è fatto così, non riesce mai a negarsi per un contributo a chi, con l’intento di impreziosire l’iniziativa intrapresa, viene a chiedergli una prefazione dotta o una brillante recensione al fine di dare maggiore spessore e risalto all’operazione proposta come oggetto di disamina.
Mantenendosi coerente con la sua innata voglia di concettualizzare e proporre una propria sintesi alle infinite letture che lo intrigano, che, ovviamente, non riguardano solo la fotografia, la sua presenza si mantiene su più fronti.
Oltre a Fotoit, trova spazi per collaborazioni attive con ambienti universitari, associazioni e circoli, ricercando occasioni per trovare nuovi stimoli e, soprattutto, sentire anche i rintocchi – più o meno intonati o armoniosi – di altre campane.
In questi giorni spende la sua attività anche sulle pagine dell’ACAF, trovando modo di proporre soluzioni letterarie che profumano di fresco.
Ho raccolto si seguito gli ultimi post editati, sicuro di fargli cosa gradita.

Buona luce a tutti!


© ESSEC

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“Riceviamo e pubblichiamo sempre con piacere dal nostro caro Pippo Pappalardo:
Cari amici, care amiche, come state? Spero tutti bene.
Vi voglio pronti a liberare il tempo per accogliere le visioni nuove della ricerca e della fantasia. Pronti a vivere il tempo liberato, quello reso sensibile dal desiderio di una nuova scoperta, di una nuova agnizione.
L’anno sociale che abbiamo serenamente trascorso è volato troppo rapidamente, ma il buon Pippo Sergi, ed i suoi collaboratori, hanno fatto in tempo a calendizzare momenti di studio, di confronto, di conoscenza, di scambio, di esperienza.
Dopo gli anni della pandemia il gruppo ha ripreso il desiderio di vivere, con una curiosità tutta nuova e con una passione rigenerata, la comune avventura dello sguardo e ha lasciato maturare i tempi e le opportunità per promuovere mostre, presentare libri, conoscere fotografi.
Nell’anno nuovo, ci toccherà capire quanta energia occorrerà per mantenere efficace ed efficiente la macchina del nostro sodalizio.
Ho pensato, allora, ad un libro da leggere durante le vacanze. Un libro che tornasse utile per strutturare un bilancio del lavoro fatto e chiederci della qualità del contributo da fornire al gruppo ed alla nostra passione.
Il libro me lo consiglia il comune amico Ferdinando Scianna. Si intitola ABECEDARIO FOTOGRAFICO, edizioni Contrasto, €. 16,90, e ci regala un florilegio di tante considerazioni che un fotografo serio è costretto a meditare se vuol penetrare nel mistero e nel fascino del gesto fotografico.
La lettura è agevolissima, simpatica e rimanda ad altre letture (come piace a me), ma, soprattutto, concilia il presente con il passato dei nostri lavori e fa pulizia nella serena visione futura della nostra sperimentata vita associativa.
Leggetelo e poi guardiamoci negli occhi.
Buon riposo e ……. tanta serenità.”

"Seconda raccomandazione"
Ci hai consigliato solo un libro? E vi sembra poco, mi verrebbe da dire.
Ed allora vi spedisco in giro:
A- Percorso facile: Catania Castello Ursino – Scianna, Ti ricordo Sicilia, fino ad ottobre;
B- Percorso non difficile: Modica, ex Convento del Carmine, da oggi fino al 13 ottobre, “Cronache” di Alex Majoli;
C- Percorso impegnativo: Roma, Museo di Trastevere, Philippe Hanslman, fino a gennaio 24;
D- Percorso complicato (c’è di mezzo il mare): Cagliari, Inge Morath Antologica, fino al 1 ottobre.
Mi auguro che qualcuno possa raccogliere questi suggerimenti per, poi, ritrovarci e scambiare le comuni esperienze.
Vi ho segnalato tre uomini, una donna, ben tre membri della Magnum, ed, in ogni caso occhi che continueranno a spiegarci il mondo; anche quello sotto casa. Buon divertimento.
Arrivederci
Pippo Martino


"Una nuova rubrica -"Visti per voi"- dal ns. Pippo Pappalardo"
Ormai sono qui, in una piazza che più romana non saprei immaginarmi: vi si affaccia l’ingresso di un giardino pubblico, in un tardo stile liberty, umbertino direi, anche per certi richiami che convergono nell’imponente statua del Savoia di turno, anche qui realizzata dal Rutelli. La piazza, là ricordavo, dall’ultima mia peregrinazione, più ricca di palme; il chiosco sopravvive, la villa del grande patrizio cittadino fa bella mostra di se all’incrocio dei viali.
Purtroppo fa caldo nella capitale (?) che mi sto “disegnando”; troppo caldo, tanto da disturbare la frenesia che ho di accedere alla mostra di Philippe Halsman. Non ho acquistato alcun il biglietto d’ingresso perché, come in un miraggio, mi son sentito chiamare dalla figura di “lei” che s’involava sul fondo azzurro del grande manifesto. E la figura stava saltando e ballando solo per me (?), volgendo, provocante ed allusiva, la risata della spregiudicatezza, della gioia leggera perché contaminata solo dal dono di voler apparire ancora bella, ancorché alquanto ubriaca e consapevole del tempo trascorso.
Gli organizzatori della mostra, invero, bene avevano fatto a puntare sul ritratto di Marylin per caratterizzare il significato della proposta: c’è tutta “l’insostenibile leggerezza dell’essere” dello scomparso Kundera, c’è l’ombra tragica del Titanic che si proietta, ancora, anche sul nostro tempo, e c’è il sussurrato pensiero a ricordarci “che a qualcuno piace caldo”.
Ed ora cosa faccio? lascio la panchina e mi inoltro nella foresta delle immagini (ben 160 pag.)? oppure cerco di ricordare qualcosa del mio amato fotografo (che visse nella sua vita un episodio talmente tragico che mi stringe il cuore solo a pensarlo?).
No. MI basterà camminare tra le sale (le pag.?) del museo e sarò riportato nel mondo, e tra gli eroi, che hanno popolato i miei settant’anni: c’è Nabokov, Einstein, Kennedy. Ci sono le copertine di Life; ci sono Rubinstein, Duchamp, Cocteau, Dalì, Steinbeck, Armstrong, De Chirico; e poi, il mio cinema, quello di Hitchcock e delle sue donne. Tippi Hedren, Grace Kelly, Vivian Leigh, Mia Farrow, Rita Hayworth, Lauren Bacall, cui fanno da splendido contraltare le brune Loren, Mangano, Magnani, Hepburn, Gardner e, poi, lei, eternamente lei, ammesso che sia mai esistita realmente su questa terra: Liz Taylor.
Il caldo mi ha fatto dimenticare che sto guardando da “maschietto” d’antan. Non preoccupatevi: nelle sale (nei capitoli) spiccano, imbarazzantemente belli, Paul Newmann, Laurence Olivier, Marlon Brando, Ives Montand e, tra questi, Bogart, Hoffmann.
Eppure sono stanco di tanta bellezza, sono stanco di tanta buona fotografia, di tanta eccellenza di ritratti.
Mi domando, tra me e me: perché, in questo nostro tormentato tempo, l’umanità ha tanta fame dei volti della gente? Cosa la spinge a guardare oltre la superfice dell’immagine stampata? Forse, dico forse, la profondità dell’essere umano intravista da Halsman?
Con questo pensiero, riprendo il cammino verso casa. Sempre diritto, in discesa, e arriverò dalla parti della Principessa Jolanda, sorella di quell’Umberto che mi guarda da sopra il suo cavallo.
Questa gita (l’avete capito) io l’ho fatta solo grazie ad un prezioso catalogo. In effetti, “occorre essere intelligenti e sensibili” per andare a Roma e vedere di presenza la nostra mostra, e sorridere con Philippe. E voi ci siete già stati e state sorridendo ancora.

Dal nostro Pippo Pappalardo, riceviamo e pubblichiamo
Visti per voi”
- Eve Arnold - Torino luglio 2023
- Caro Pippo, che piacere vederti, comodo e rilassato sulle fresche panchine di Piazza Jolanda.
- Pippo, a me altrettanto caro, le panchine non sono per niente fresche ma mi diverte lo stesso riposarmi sui loro antichi ferri per godere la vista dei cani a passeggio con i loro padroni e le grida dei bambini (ahimè, sempre più pochi). Devi sapere che in questa piazza io sono nato. Per fortuna, un fresco zampillo esce ancora dalla fontana, tra l’ironia delle persone poiché in città scarseggia l’acqua. Tra poco mi gusterò una buona granita e cercherò in qualche modo di imbrogliare il tempo.
- Imbrogliare! Via, che parola forte; cosa intendi?
- Proprio ciò che significa: scriverò di una cosa che non ho fatto, parlerò di qualcosa che non ho visto, rimembrerò e proporrò emozioni, impressioni, stadi d’animo che non ho vissuto concretamente eppure dirò di averli materialmente sperimentati.
- Sei sempre il solito Pippo, complicato e complesso. Non ti seguo. A cosa stai pensando?
- Devi sapere, mio alter Pippus, che mi sono ripromesso di visitare tutte le mostre che sono in giro per l’Italia, e, prima che finisca l’estate - sono tante – penso di riuscirci.
- Decisamente, ritengo che il caldo ti stia facendo ammattire. Ma vedo che hai un libro con te, come una guida. Lo riconosco: Eve Arnold, Cimorelli Editore.
- Lo sto compulsando per capire se la mostra che ho “sognato” abbia considerato tutti i precipui aspetti della nostra fotografa. Come tu sai, è stata una delle prime donne Magnum, ed inoltre una sensibile interprete dei cambiamenti della società americana. Penso che sia stata la prima a raccogliere l’immagine stellare dei vip della cronaca USA, della politica, dello star system ed essere riuscita a riportarla concretamente in una raffigurazione quotidiana, sincera quanto convincente. Penso al superbo servizio su Malcom X, leader del Black Muslims, dal quale ottenne una fiducia e una disponibilità sorprendenti se consideriamo che Eve era pur sempre bianca, donna e americana. E poi, tra queste pagine c’è ancora lei, tenera, morbida, disponibile, sorridente, coinvolgente.
- Stai parlando di Marylin? E’ una fissa la tua.
- E di che se no? Pensa che in mostra non hanno dimenticato neppure il celebre ritratto dove la Nostra sta leggendo - evento alquanto improbabile - l’Ulisse di Joyce. Eppure. noi tutti siamo qua in attesa di essere chiamati per poterglielo spiegare (?).
- Mi hai fatto diventare curioso su questa tua peregrinazione. Attendo, allora, questo tuo imbroglio.
- Alt. Io imbroglio solo me stesso; imbroglio, magari, il mio alter Pippus; imbroglio anche la mia bionda Marylin. Ma non imbroglio chi mi legge. Credetemi: se cercate un frizzante riposo, fate come me, provate a penetrare dentro le immagini di Eve Arnold e…… godetevele!

Riceviamo e pubblichiamo dal nostro Pippo Pappalardo
Caro Pippo,
quando ti giungerà questa mia, io sarò andato via da Cagliari laddove, grazie al tuo suggerimento, ho potuto apprezzare la straordinaria mostra di Inge Morath. Proprio le immagini della fotografa Magnum (la prima donna ad essere ammessa nella prestigiosa agenzia) mi hanno spinto a non tornare immediatamente nella nostra Catania e proseguire, invece, in giro per il Mediterraneo. Volevo capire come avesse fatto, di volta in volta e con una sola immagine, a comprendere e trattenere l’essenza, l’anima, la radice, il volto, l’anima di un luogo, di una gente, di una nazione. Guardavo una sua fotografia ed ero in Cina, in Spagna, in Francia o in America, invitato a vivere un tempo diverso eppure, da sempre, mio.
Divisi per continenti, paralleli e meridiani, i suoi sguardi testimoniavano di una passione e di una necessità verso la fotografia: dietro ogni orizzonte non c’erano sempre drammi, vicissitudini, disagi, tragedie e difficoltà ma entusiasmi, relazioni, scoperte, scambi di sorrisi e di mani che reclamavano la loro visibilità.
L’acquisizione di questa nuova consapevolezza mi ha messo le ali ai piedi; e così ho ripreso il viaggio. Ti ho comprato il catalogo della mostra, Inge Morath, Ed. Silvana e, come ciliegina sulla torta, ti porterò lo splendido lavoro su Venezia. Avremo modo, sulle panchine di Piazza Iolanda, tra i nostri “coetanei”, tra i cani ed i bambini, di parlare della nostra fotografia; quella realizzata dalle donne che abbiamo ammirato, dei luoghi che abbiamo amato, e, purtroppo, quella dei viaggi che non hai voluto fare. Ormai è tardi (visti i tuoi malanni); i viaggi te li racconterò io. Sono sicuro che quando girerai agli amici il mio racconto, questo racconto diventerà un altro viaggio. Ma stavolta lo avremo fatto insieme.
Caro Alter Pippus,
son contento della riuscita del tuo viaggio, delle belle prole che hai saputo far sbocciare e dei buoni propositi per il tempo a venire.
Ma, lo avrai già capito, a me, della tua gita a Cagliari, premeva ben altra cosa: “LEI” c’era? Devi sapere che Inge Morath non ebbe solo il piacere di fotografarla ma anche la strana sorte di sposarne il marito (il commediografo Arthur Miller): quindi, uno sguardo fotografico non proprio “indifferente e disinteressato” - come diciamo noi avvocati nelle testimonianze in Tribunale -. Allora, l’hai vista? che effetto ti ha fatto? Raccontami.
Caro Pippo,
mi aiuto con le tue parole. Si, c’era; e la gigantografia ci ha sconvolti alquanto, quasi fossimo tutti dei bimbetti. Il fotogramma (scattato durante le riprese del film “Gli spostati”) la ritraeva mentre procedeva a piedi nudi tra gli alberi di un improbabile giardino dell’Eden. Da dove venisse fuori e quali fossero i suoi pensieri è stato bello solo cercare di indovinarlo; di certo il suo sorriso era quello di una donna (Eva, Lilith?) che aveva combinato qualche marachella e gioiva solo al desiderio di raccontarla; e così lo spazio intorno diventava il tuo spazio e la distanza dalla sua persona era solo quella della tua mano. La bionda ha colpito ancora. E’ vero, siam vecchietti eppure impazziamo per queste bionde criniere - ma poi ci innamoriamo solo delle brune (e le sposiamo pure) –, Alla prossima.

Fake news di stagione
Rimbalza, dalla cronaca del Los Angeles Tribune a quella del New York Times, una notizia che ci ha alquanto turbato.
Pare che nel celebre Memorial Park Cemetery, presso il Westwod Village, a Los Angeles in California, da qualche giorno, la polizia locale stia cercando di allontanare un uomo decisamente adulto, di razza bianca, che si esprime a monosillabi in lingua italiana, dal piccolo loculo dove riposa la divina Marylin Monroe.
L’uomo, che non ha ancora declinato le proprie generalità, non intende allontanarsi dal loculo dov’è sepolta la bionda attrice e pretende solo di realizzare selfie accanto all’immagine della diva. Unico elemento identificativo che reca con se è un ritratto vintage, realizzato dal celebre Avedon all’eroina di tanti film. (v. foto in basso) Sul retro del ritratto sta scritto “Tell the A.C.A.F.” La polizia locale brancola nel buio non sapendo sciogliere l’enigma nascosto nel suddetto acrostico.
In questa nota, noi Acaffini esprimiamo tutte le nostre perplessità ma restiamo sufficientemente sereni perché il “nostro amico” non ha mai posseduto un passaporto, non spiccica neanche una parola in qualunque lingua straniera e l’unico cimitero in cui è disposto ad andare sta dalle parti dell’Acquicella, ingresso Tre Cancelli.
Probabilmente - qualora la notizia fosse connessa con la sua persona - trattasi di qualche suo compagno di fissazione fotografica - allontanatosi da Piazza Iolanda, e al quale auguriamo di rimanere dove sta e rimanerci a lungo, fino alla fresca stagione.

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P.S. Avevo dimenticato di ricordare in premessa che, leggendo i testi di "Pippus", è opportuno tenere sempre sottomano un dizionario o almeno un cellulare per poter accedere velocemente al sito della "Treccani". Per chi già conosce il personaggio e la sua letteratura, questa è, ovviamente, una precisazione superflua!!

1 commento:

  1. Il tuo P.S. mi fa ricordare quando al liceo artistico studiavamo storia dell'arte sui libri di Giulio Carlo Argan, (famoso critico d'arte che fù anche sindaco di Roma) dovevamo avere il vocabolario accanto per poter capire le lezioni. Libri di testo che conservo ancora gelosamente, Pippo mi ricorda moltissimo lui. Ciao Toti bellissimo articolo.

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