giovedì 3 agosto 2023

"Abecedario fotografico" di Ferdinando Scianna



L’abecedario fotografico di Ferdinando Scianna offre lo spunto per tante riflessioni che non riguardano esclusivamente il mondo della fotografia.
In questo ultimo suo libro, che riannoda tanti concetti espressi già in altri scritti precedenti, l’autore rimescola elementi delle sue “convinzioni sospese” che rivisita con nuove prospettive e angoli visuali.
Al riguardo, nel breve capitolo intitolato “influenze” Scianna ad esempio dice: “mi considero il fotografo più influenzato e influenzabile che conosca. Ne traggo vanto. L’elenco di quelli che mi hanno influenzato sarebbe troppo lungo, e comprende più scrittori che pittori, più pittori che musicisti, più musicisti che fotografi. Ma anche molta gente comune, molti amici. Ne continuo a scoprire che mi hanno influenzato da anni senza che li conoscessi.”
Soffermandosi sul suo mestiere di fotografo, in altro punto del volume afferma che: “le fotografie mostrano, non dimostrano. Si può mentire con le fotografie. Si può persino dire la verità, per quanto sia estremamente difficile. Il luogo comune che vuole che la fotografia sia specchio del mondo, credo si possa rovesciarlo: il mondo è lo specchio del fotografo.”
Ferdinando Scianna fin da subito in Abecedario mette in risalto la sua principale predisposizione per la lettura, ancor di più maturata negli ultimi anni.
Nel capitolo che ha intitolato “leggere” scrive, infatti, che “un libro è un mondo, certo, ma è cosa morta, terra disabitata se non viene vissuto e fatto vivere dal lettore, che a sua volta, rendendola cosa viva se ne nutre.”
Poco prima aveva pure citato un noto proverbio siciliano che recita: “bianca muntagna, niura simenza, e l’omu ca simina sempri pensa”, che sta a voler dire “il bianco della carta come innevata montagna, semi le parole e lo scrivere un pensare. Leggere significa dunque inoltrarsi nella foresta generata da quei semi.”
Riallacciandosi più propriamente alla fotografia nello stesso capitolo afferma come: “di solito si usa l’etimologia della parola per dire che fotografia sia scrivere con la luce. Più entro in questa pratica e ci rifletto, più mi pare che fotografare sia propriamente un leggere, con i propri occhi e con gli occhiali della macchina e del linguaggio, ciò che il mondo ha scritto con penna di luce.” Aggiunge ancora: “per me fotografo, almeno per il tipo di fotografia che amo e ho cercato di praticare, la realtà è un infinito, inesauribile libro da leggere e rileggere infinitamente, inesauribilmente.”
In altre pagine, accostando la musica alla fotografia, riporta considerazioni su come certe musiche/opere artistiche possano essere percepite intimamente come delle stampe in bianco e nero ovvero a colori.
Il suo noto e acuto sarcasmo Ferdinando Scianna lo fa emergere nel capitolo “Realisti e visionari”, dove, rivolgendosi all’affollato mondo della fotografia, afferma senza mezzi termini che secondo lui: “la migliore fotografia italiana del novecento è stata realista e visionaria contemporaneamente. Penso a Giacomelli, a Berengo Gardin. La peggiore ha voluto essere artistica.” Aggiunge, quindi, per rafforzare il suo pensiero che: “le cosiddette scuole sono invenzioni, spesso artificiose, perniciose e condizionanti, dei cosiddetti critici di fotografia. Specie che in Italia è stata allevata in vitro a imitazione di Francia, America, eccetera.” Pertanto, conclude: “i fotografi, quelli buoni, fanno le fotografie che devono fare, i critici si inventano le scuole. I fotografi mediocri si aggregano, o si fanno aggregare dai critici.”
A questa nota pungente Scianna fa seguire il capitolo dedicato al Ritratto che rappresenta un condensato di un trattato di fotografia, difficile da sintetizzare e al quale inevitabilmente si rimanda.
Dall’intero volume edito da “Contrato” e dedicato alla "moglie Paola e alle figlie" esce fuori l’anima bressoniana che accompagna tutti i capitoli del suo abecedario e dove ritrovo anche, con mio grande compiacimento, concetti espressi nel mio “Fotogazzeggiando”.
In conclusione, i fotografi potrebbero essere paragonati o visti come “Anime vaganti”; le quali, più che guardare, osservano e traggono considerazioni da ciò che riescono realmente a vedere. Anime che si muovono senza pregiudizi; con passi che, avventurandosi su sentieri nuovi, valutano opportunità nella scelta di possibili direzioni altre, da poter liberamente intraprendere.
Sempre alla continua e assillante ricerca di specchi o superfici che riescano a riflettere tutto quanto possa apparire prossimo e coerente alla propria indole, conosciuta o ancora da conoscere. Comunque incorniciata in contesti d’idee più o meno consapevoli e conformi alle personali sensibilità, strettamente connesse al bagaglio culturale disponibile.
A tal proposito anche Scianna si dilunga a parlare del talento che, a dosaggio variabile, tutti quanti gli individui hanno. E anche qui affiora la sua pungente indole critica quando accentua come, in alcuni, risieda una maggiore capacità a sapersi proporre e vendere.
Il volume “Abecedario fotografico” edito da Contrasto, anche se in talune parti riassume pensieri espressi in altri libri, è fresco, scorrevole e ricco. Merita, quindi, di essere letto da tutti coloro che vogliono indagare sull'animo umano, interessante anche per il formato pensato dall'autore che, in qualche modo, ha organizzato il libro con una inusuale originalità propositiva, prossima a un taglio didattico/scientifico.

Buona luce a tutti!


© ESSEC

Nessun commento:

Posta un commento

Tutto quanto pubblicato in questo blog è coperto da copyright. E' quindi proibito riprodurre, copiare, utilizzare le fotografie e i testi senza il consenso dell'autore.