sabato 25 novembre 2023
“Il Velo”, Mostra fotografica di Marica Di Bartolo
In un altro scritto mi ero voluto avventurare, a mio modo e con l'uso del mio vocabolario, nel cercare d'interpretare la creatività artistica di Sid, un visionario che - con le sue variegate opere pittoriche, scultoree e tanto altro - rappresenta, come costante, i suoi stati d’animo e momenti intimi.
Con la sua mostra, intitolata “Il Velo”, Marica Di Bartolo viene sostanzialmente a sviluppare tematiche analoghe ma, questa volta, rappresentate attraverso la fotografia.
A suo modo, con le sue immagini propone, infatti e in modo delicato, anche lei molto di sé stessa. Utilizzando sapientemente simboli e metafore o lasciandosi intravvedere attraverso veli allusivi che, come essa stessa afferma, hanno costituito nel suo tempo contemporaneamente delle protezioni e limiti.
Con coraggio esterna oggi la sua voglia repressa di mostrarsi agli altri come la vera Marica disvelata.
Ricorrendo anche ad elaborazioni tecniche, che mostrano efficacemente le complessità insite che sono sempre presenti in una narrazione, permette di percorrere più efficacemente i multiformi sentieri della psiche umana.
Di Donato che l’ha aiutata nell’editing della mostra e della relativa fanzine, in sede di presentazione, ha anche detto che il suo lavoro si presta anche a una facile lettura perché appare semplice ma, per la pulizia sintattica, non facile da realizzare.
Concordo nell’aggettivazione aggiungendo che la semplicità del progetto è però fortemente ricercata dall’autore che non ha mai avuto l’idea di impegnarsi nel cercare di proporre immagini complicate, bensì volte a sviluppare il suo vero intendimento, che era quello di volersi raccontare in modo diretto.
Alternando immagini estetiche e nascoste, per rappresentare attraverso la fotografia il suo modo di essere, ha peraltro scelto e messo a frutto le tecniche elaborative necessarie allo scopo. La mela matura simboleggia la sua immagine della Marica attuale, che potremmo intendere come "disvelata".
Con un messaggio immediato anche se assai complesso; che porta a tanti sottintendimenti e che si sviluppa leggero, in modo armonioso e gradevole, come se si venisse a trattare di un gioco.
I tanti veli in verità disvelano ecografie dell’intimo, che nel loro insieme formano una cartella e che consentono, come spesso accade a chi osserva l’arte – e come è ampiamente dimostrato - di rispecchiarsi.
In questi casi, quindi, le immagini dicono molto più di quanto possa essere espresso con le parole, quindi, per chi è curioso e volesse capire di più, non rimane che fare un salto all’ARVIS per costatare di persona.
Della mostra, Michele Di Donato ha scritto su Facebook: “una mostra di cui ho avuto l’onore di curare sia l’installazione che la realizzazione del catalogo/fanzine e che potrete visitare, presso la Galleria FIAF Arvis Palermo fino al 3 dicembre prossimo”.
Buona luce a tutti!
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venerdì 17 novembre 2023
"Cu e' chiu´babbu. u cannalivari o cu ci va appressu?"
Se si vogliono approfondire le conoscenze scientifiche su funzioni caratteristiche di parti del corpo umano, già sul web è possibile facilmente leggere che “i testicoli (o gonadi maschili) sono due e rappresentano le ghiandole sessuali maschili. Nel feto sono collocati nell’addome e solitamente discendono nello scroto (ovvero il sacchetto che li contiene) poco prima della nascita. Queste due ghiandole non sono sempre della stessa grandezza nel corso della vita: di piccole dimensioni durante l’infanzia, aumentano di volume durante la pubertà fino al raggiungimento della piena maturità sessuale, per poi subire un’involuzione fisiologica nella tarda età.”
Inoltre: “Due sono le funzioni svolte dai testicoli a partire dalla pubertà: una funzione endocrina e una funzione esocrina. La funzione esocrina consiste nella spermiogenesi, ovvero nella produzione degli spermatozoi, necessaria per la riproduzione. Può essere svolta anche da un solo testicolo. La funzione endocrina consiste nella secrezione del testosterone: la presenza di questo ormone nell’organismo maschile è indispensabile, oltre che per l’induzione della spermiogenesi, per lo sviluppo dei cosiddetti caratteri sessuali secondari (aumento della massa muscolare, abbassamento del timbro della voce, aumento della peluria sul corpo).”
Se ne dedurrebbe che la funzione degli organi in questione è alquanto importante, soprattutto indispensabile per assicurare una continuità esistenziale, a prescindere dal genere, della specie homo sapiens.
Nella quotidianità il termine coglione (o più affettuosamente “coglionazzo”) viene soprattutto usato per identificare un soggetto vuoto, propenso a un modo superficiale e bizzarro di ragionare, peculiarità che rappresentano anche una costante in individui che vedi impegnati in discorsi articolati e di frequente prolissi ma che, al tirar delle somme, risultano sempre del tutto vacui e inconcludenti.
Il modello di sviluppo o il substrato culturale del “coglione” avrebbe poco da incidere nel sociale se allo stesso non corrispondessero analoghi soggetti passivi (definibili: “coglioni specchio”) che sempre più massicciamente assorbono le loro teorie indimostrate, assumendole come fatti veri e contemplando chi le proferisce con venerazione, assurgendoli quasi a portatori di verità profetiche.
Il termine metaforico usato in questi casi prescinde dal genere, pertanto può indifferentemente ben accostarsi nel qualificare individui machi o femmine. Del resto è sempre più diffuso il l’attributo (“ha i coglioni” o “porta lei i pantaloni”) per quelle femmine che denotano personalità “testosteronate”.
La problematica insorge e assume questioni socialmente delicate quando il fenomeno prende troppo piede ed entra anche nella politica.
Da un po’ di tempo politici lungimiranti e di lungo corso amano attorniarsi di un plancton costituito da individui senza ombra ….. ma non perché dotati di profili lindi o trasparenti, ma perché di proprio talmente inconsistenti da non generare ombre.
La cosa potrebbe pure non risultare importante se, stante la carenza delle moltitudini di politici che necessitano alle cariche istituzionali, venga a succedere che anche i “coglioni” riescano a ricoprire incarichi anche di rilievo in relazioni ai compiti da assolvere.
Peggio mi sento quando taluni di essi vengano pure chiamati a diventare sindaci, assessori, fino ad assurgere a ruoli di onorevole e perfino segretario di partito.
Nell’attuale contesto occidentale che falsamente si autodefinisce “democratico” ormai tutto e possibile e il neoliberismo - che spesso sorvola sulle regole – facilitando ogni arrivismo, ha anche aperto le porte a tanti “coglionazzi” che sciorinano sermoni e attuano trasformismi in una società profondamente malata e affollata di cittadini confusi assoggettati ai media.
Non c’è quindi da stupirsi della qualità della classe politica che attualmente ci governa perché, in fondo ad ogni possibile ragionamento, non trovando ormai più coinvolti i personaggi assenti (per astensionismo crescente di potenziali validi candidati e, ancor più, di votanti), rispecchia perfettamente solo lo spaccato della società che vuole il potere e che intende contare.
È pertanto sufficiente appollaiarsi nelle curve, Nord o Sud secondo le appartenenze, per fare il tifo da stadio, anche se non si capisce il gioco, ovvero limitarsi a seguire i sondaggi per cercare di trovare un posto nel carro che si prefigura vincente.
In conclusione, non rimane che riesumare e rivitalizzare quel valido il vecchio detto siciliano che recita: "Cu e' chiu´babbu. u cannalivari o cu ci va appressu?" (trad. Chi e' piu' stupido Carnevale o chi lo segue?)”
Buona luce a tutti!
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martedì 14 novembre 2023
Photo Happening a Palermo organizzato all’ARVIS
Discutendo di fotografia l’amico Michele, fotografo palermitano di lungo corso, ha sostenuto che trova sempre particolare interesse nel visitare tutte le mostre, indipendentemente da chi sia l’autore, ponendosi ogni volta attento e curioso, con un approccio costantemente improntato a osservare senza pregiudizi.
Ogni mostra/evento artistico costituisce un messaggio autonomo; può risultare ai nostri occhi eccelso o può anche non piacere o, più semplicemente, risultare incomprensibile o - ancora - non corrispondere alle nostre aspettative.
Rimane il fatto che tutte le proposte culturali meritano di essere sempre trattate con rispetto, non ultimo perché forniscono occasione atte a stimolare profili interessanti che avviano momenti di riflessione e, in ogni caso, spunti/argomenti che vanno oltre l'eventuale critica estemporanea.
In questa chiave sono da porre anche le iniziative che molte associazioni e circoli fotografici vengono a organizzare per tenere viva le passioni e favorire sempre nuove proposte.
Il primo Photo Happening che è stato organizzato in questi giorni dall’ARVIS di Palermo, in collaborazione con il Dipartimento Cultura FIAF diretto da Silvano Bicocchi, ha voluto percorrere questo solco e, visti i risultati, c’è pienamente riuscito.
L’ARVIS (Associazione per le arti visive in Sicilia) è associata da tempo alla Federazione Italiana Associazioni Fotografiche e ha di recente organizzato a Palermo il 74^ Congresso Nazionale negli spazi comunali ubicati presso i Cantieri Culturali alla Zisa.
Forte del successo organizzativo conseguito e dell’intensa attività di formazione costantemente rivolta principalmente ai giovani ha voluto avviare anche a Palermo questa ormai collaudata formula composita di appuntamento (Photo Happening per l'appunto), che contempla lo sviluppo in parallelo di diverse attività fotografiche, per fornire opportunità di conoscenze, agevolare la creatività e alimentare i momenti di crescita per chi pratica la fotografia come passione.
Proposito e obiettivo principale non è stato pertanto quello di creare il dictat per ricercare ossessionatamente di arrivare i primi, bensì quello mettersi in gioco proponendosi nello svolgimento di estemporaneità tematiche ovvero di confrontarsi con altri nell’esame dei lavori realizzati, con l’opportunità di vedere contemporaneamente l’attività e le proposte altrui, nonchè di assistere agli esami incrociati che si sviluppano sempre nel corso delle diverse letture.
Questo primo evento palermitano, efficacemente coordinato dal socio Giacomo Barone, si è svolto nell'arco di due giornate; articolate in differenti iniziative costituite da: “set/uscite” supportate da un tutor nella redazione di tre tematiche fotografiche; seminari e conversazioni il sabato (Gianluca De Dominici, Sergio Perez e Ornella Mazzola) e con letture di fotografie che si sono svolte nella giornata di domenica (curate da Brigida Lunetta, Michele Di Donato e Marco Fantechi).
Tutto quanto realizzato è stato esaminato pubblicamente, consentendo a chi fosse interessato (anche a non soci e ospiti) di potere seguire le fasi dei vari lavori e degli eventi.
Tenuto conto che si è trattata di una prima edizione, svolta per ovvi aspetti logistici negli stessi locali dell’associazione, stante le disponibilità economiche limitate per assenza di sponsor, i numeri sono da considerare assai soddisfacenti (con 22 letture portfolio, 7 letture di cinque foto singole per autore e 10 persone partecipanti ai tre set fotografici).
Riguardo alle premiazioni, foto di Giusi Inzinna e Davide Pizzo sono state giudicate come migliori; nelle Serie fotografiche dei set - legate a lavori tematici estemporanei - sono stati prescelti Oscar Nicosia (Il Quartiere Ebraico di Palermo), Stella Gentile (La piaga degli incendi stagionali) e Leandro Faustino (Sulla via di Rosalia).
Nelle letture portfolio secondo si è classificato Salvatore Titoni (Emozione numero cinque) e vincitrice è stata Valeria Monte (Kintsugi). Le motivazioni espresse dai tre lettori sono state rispettivamente “Una emozione, un’idea antica, una speranza di rinascita trovano voce in un racconto fotografico ben strutturato” e “Per aver saputo racchiudere in un racconto efficace una storia intima di ricerca del proprio equilibrio interiore, attraverso immagini evocative, simboliche, potenti”.
Come ha ricordato in sede di presentazione Gianni Nastasi (Presidente ARVIS) e più volte pure sottolineato da Marco Fantechi (Docente FIAF), a prescindere dagli aspetti competitivi, forse necessari per stimolare l'approccio al confronto, partecipare a manifestazioni come queste o similari costituiscono tappe importanti, per poter verificare quanto si produce e appuntamenti utili per alimentare idee creative fondamentali necessarie per sviluppare la crescita individuale di ciascuno.
Costituiscono altresì occasioni per conoscere e farsi conoscere, stabilire interscambi sempre utili per affinare la lettura della luce e le scritture attraverso immagini (in chiave sia autoriale che nell'aspetto di lettura); elementi tutti indispensabili che educano ad affinare sempre più il proprio modo di comunicare e di leggere e anche riuscire ad a far propria la sintassi insita se ci si vuole proporre come autore.
A conclusione dei lavori, organizzatori, collaboratori esterni e partecipanti sono rimasti entusiasti per come sono andate le cose e si sono ritrovati concordi a voler ripetere l’iniziativa anche nei prossimi anni. Del resto la formula ha soddisfatto, funzionato, il materiale è stato abbondante e di qualità, registrando anche una larga partecipazione giovanile che fa ben sperare per la futura crescita dell'ARVIS.
Buona luce a tutti!
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sabato 11 novembre 2023
“Se ne vanno sempre i migliori”
Un uno dei suoi tanti film che hanno rappresentato la società italiana c’è una scena emblematica di un Totò pragmatico e cinico che porta a ripetere una consueta considerazione ovvero che “se ne vanno sempre i migliori” (https://www.youtube.com/watch?v=KC6h6oHvOPM).
Il detto appare calzante anche per il compianto sociologo Domenico De Masi che avrebbe avuto ancora molto da dire e da insegnare.
Chi ha avuto la fortuna di averlo incontrato testimonia dell’ampia visione sui fenomeni e le caratteristiche del contesto umano in cui sempre più confusamente noi tutti ci barcameniamo.
Per alcuni aspetti ho sempre associato il suo personaggio al mitico Luciano De Crescenzo, come lui campano, anche lui per genialità e i variegati impegni culturali portato naturalmente a saper comunicare, in modi semplici e solo apparentemente leggeri, aspetti della vita assai complicati e complessi.
Un regalo che Domenico De Masi ha voluto lasciare sono i libri: “Felicità negata” e “Destra e Sinistra”. Eccellente condensato degli sviluppi socio-economici (principalmente rappresentate dalle Scuole di pensiero contrapposte di Francoforte e Vienna) che hanno costituito da preludio alla realtà neoliberista che sempre più sovrasta gli assetti politici e l’economia reale attuale il primo libro (Giulio Einaudi editore). Una pacata messa a confronto dei pensieri di diversi intellettuali, di scuole di pensiero contrapposte, sugli eterni problemi e concetti socio-politici di destra e sinistra (Dialoghi su: DPF ovvero Dio, Patria, Famiglia / e su LUF ovvero Libertà, Uguaglianza, Felicità) il secondo (con scritti di Sergio Belardinelli, Massimo Cacciari, Franco Cardini, Dino Cofrancesco, Donata Francescato, Eernasto Galli della Loggia, Gad Lerner, Giacomo Marramao, Tomaso Montanari, Marco Revelli, Marco Tarchi, Marcello Veneziani e dello stesso Domenico De Masi che ne ha anche curato il progetto edito da PiperFirst).
Il convincimento di De Masi, esplicitato in copertina di “Felicità negata”, è che “non c’è progresso senza felicità e non si può essere felici in un mondo segnato dalla distribuzione iniqua della ricchezza, del lavoro, del potere, del sapere, delle opportunità e delle tutele. Questo è l’esito raggiunto da una politica economica che ha come base l’egoismo, come metodo la concorrenza e come obiettivo l’infelicità”. In entrambi, poi, si sofferma sulle conseguenze occupazionali che verrebbero prodotte dalla IA (Intelligenza Artificiale), introducendo anche il termine “Ozio Creativo”, definendolo come “quella parte del nostro tempo, sempre più estesa, che noi trascorriamo in ufficio, al bar, in viaggio, al cinema, leggendo, ascoltando musica, parlando con gli amici, cenando, durante la quale non ci limitiamo a lavorare, o a studiare, o a giocare ma facciamo qualcosa di indeterminato in cui queste tre funzioni e questi tre stati d’animo convivono potenzialmente a vicenda.” Prosegue affermando che “questa parte crescente della nostra vita non è regolamentata e tantomeno contrattualizzata, non rientra nelle leggi dello Stato o negli accordi sindacali. Eppure, sta ormai determinando la qualità della nostra vita e del nostro grado di felicità.” Considerazioni positive che dovrebbero tranquillizzare, se gestite con sagacia e lungimiranza dalla classe politica che sarà chiamata ad amministrare il futuro assetto sociale che ci aspetta.
Quanto si potrebbe ulteriormente aggiungere, per recensire adeguatamente entrambi i volumi, non potrebbe essere mai esaustivo rispetto alle tante sfaccettature affrontate nei rispettivi saggi.
Se adeguatamente incuriositi, non rimane pertanto che procedere all’acquisto di entrambi i volumi per una spesa complessiva di euro 28 (per le edizioni cartacee che io preferisco: 12 + 16) e ancor più modica se si opta per gli ebook. Due libri che intrigano, allargano gli orizzonti e inducono a pensare, al di là d'ogni propria convizione politica consolidata.
Buona luce a tutti!
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mercoledì 8 novembre 2023
La “munnizza differenziata” all’Accademia Belle Arti di Palermo
Di recente sono intervenuti dei significativi cambiamenti alla Biennale di Venezia. Occorrerà quindi verificare ciò che verrà proposto e realizzato dal nuovo direttore artistico incaricato prima di venire ad avventurarsi in critiche affrettate influenzate da pregiudizi.
In ogni caso la Biennale è sempre stato luogo artistico dove i pionieri dell’arte hanno avuto ampi spazi per proporre nuovi percorsi. La seppur breve storia della fotografia si è anch'essa sempre storicamente allineata su analoghi solchi.
Queste premesse e le relative logiche possono forse aiutare a meglio addentrarsi - con adeguata prudenza – su quanto è di recente accaduto riguardo alle tante problematiche e ai molteplici dissensi emersi a seguito delle premiazioni negli ultimi appuntamenti FIAF di Portfolio Italia.
Senza volere per nulla entrare nel merito, sia riguardo alle specifiche critiche avanzate o nel voler discutere sulle motivazioni rese pubbliche dalle qualificate giurie, potrebbe tornare vantaggioso richiamare tutte le parti in causa a riflettere maggiormente sui fondamentali e, magari, tenere anche in giusto conto il fatto che la fotografia è pure essa una forma d’arte soggetta a mode e a continui cambiamenti.
Per avere maggiori elementi e poter focalizzare meglio gli aspetti che hanno innescato le molte discussioni, potrà tornare utile leggere l'intervista rilasciata ad Angelo Zzaven dalla vincitrice dell'ultimo portfolio Italia Caterina Codato, al 13° Premio Maria Luigia di Colorno (PR), che si rivela alquanto interessante oltre che esaustiva.
A mio modesto parere e per inciso, credo che, qualora ci si dovesse allontanare troppo dai principi qualificanti della fotografia, si potrebbe correre il rischio di venire a realizzare altro, seppur creando un qualcosa che sia anch'esso di artisticamente valido.
Ma, come mi ricorda spesso un amico, proprio il genere corrispondente al portfolio fotografico continua ad essere un ibrido, un Giano bifronte che - in mancanza di regole certe, mai consolidate e da tutti riconosciute - scorre di per sé in equilibrio, sul filo di una lama, con i rischi intrinsechi che ne conseguono.
Allontanandomi dalla tipologia fotografica specifica, nata in Italia e sostanzialmente perchè introdotta e storicamente immaginata dal duo Fiaf Magni/Torresani, propenderei per il cercare di allargare l'argomento, nell'intento di rivisitare i presupposti essenziali insiti al fenomeno artistico denominato Fotografia.
Per meglio ottenere chiarimenti su un tema e argomenti assai complessi che, probabilmente, difficilmente potranno mai ritrovare tutti d’accordo, invito pertanto a perdere un paio d’ore nel vedere (soprattutto ascoltare) due video postati su You Tube riguardanti due autori siciliani, da subito artefici di percorsi fotografici creativi affermati ormai da molto tempo: Carmelo Bongiorno e Franco Carlisi.
Un modo per stoppare le polemiche e ritornare alla storia della fotografia e ai variegati sviluppi collegati allo scrivere immagini attraverso la cattura della luce.
Video “Bongiorno” – https://youtu.be/PSX10mei_uM?si=y2x8XVxChOu1xvpy (h. 1,30 circa)
Video “Carlisi”- https://youtu.be/37XK0xu3kv0?si=7SEl7AoXsU19GFRV (h. 1 circa)
I suddetti video, ripresi al Cinema De Seta (Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo) e realizzati in occasione del 74^ Congresso Nazionale Fiaf, nel corso d'incontri moderati entrambi dall'esperto Pippo Pappalardo.
Si avrà modo di constatare come certi temi, pur diversamente affrontati dai due autori siciliani, per i contenuti concettuali abbastanza sperimentali realizzati, specie se riferiti ai tempi, hanno seguito un percorso, senza mai abbandonare tracce esistenti.
Buona luce a tutti!
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P.S. - Il titolo assegnato all'articolo, non vuole in alcun nodo alludere al contenuto, bensì intende attenzionare sul come l'arte è spesso legata a tanta casualità. Nello specifico si riferisce all'immagine di copertina che ritrae delle opere artistiche realizzate da alunni dell'Accademia delle Belle Arti ubicata presso i Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo, che evidentemente non hanno trovato fortuna e fanno parte della spazzatura ingombrante destinata allo smaltimento dei rifiuti urbani. Ancora una volta è un esempio di quanto possa essere discutibile l'arte, specie se dissociata dall'artista che l'ha creata o dal curatore che lo sostiene/rappresenta.
IS-LAND - Slide Show d'immagini sulla Mostra fotografica di Fabio Sgroi al Real Albergo delle Povere di Palermo
Per chi non l'avesse ancora fatto, visitabile fino a domenica 12 la mostra fotografica "IS-LAND" di Fabio Sgroi al Real Ambergo delle Povere di Corso Calatafimi a Palermo https://youtu.be/LdL0qOh71iU
La mia recensione sulla mostra a suo tempo pubblicata su: https://laquartadimensionescritti.blogspot.com/2023/09/is-land-di-fabio-sgroi-curated-by-n38e13.html
Buona luce a tutti!
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domenica 5 novembre 2023
“Coumba Freida” di Massimiliano Gaglio dal 4 al 18 novembre
Nel variegato panorama artistico ogni opportunità appare utile a ciascun autore per comunicare i propri punti di vista.
La fotografia si presta molto a questi scopi, per l’abilità di alcuni fotografi che riescono a confondere il mondo reale attraverso immagini mistiche o allusive.
Capita così di vedere quasi per caso una mostra e di trovare esposte fotografie che costituiscono condensati comunicativi, riuscendo a rendere visibili e a far percepire a pieno concetti complessi non facilmente classificabili.
È quanto succede visitando la mostra di Massimilano Gaglio che “Collettivo F – Anno Zero” ha voluto proporre come appuntamento di chiusura nel suo ciclo espositivo del 2023.
Come accennato nella presentazione dallo stesso autore, il suo carnevale non è per nulla banale, specie per le forti allusioni anche alle maschere di Jung, presentato con una proposta in bianco e nero che risulta ben calzante per meglio veicolare le sue visioni.
Ne deriva una ricerca che viene a raccontare, attraverso una serie di immagini, individui e collettività in maschera, tutti metaforicamente focalizzati in una vallata coperta di neve.
Gli stessi soggetti mascherati, successivamente colti negli ambienti chiusi, mescolandosi al popolo rivelano la loro promiscuità, vengono a confondersi con altri umani dalle sembianze riconoscibili che appaiono quasi fossero degli alter ego o loro stessi fantasmi che vagano negli ambienti.
Una mostra fotografica che sicuramente tende a spiazzare l’osservatore. Per il semplice fatto che oltre a una mostra fotografica potrebbe essere letta verosimilmente come un trattato di sociologia o psicologia, anche per i tanti elementi d’aspetto psichiatrico che risultano ampiamente visibili.
Questa “Coumba Freida”, a mio parere, potrebbe quindi costituire un emblematico esempio di scrittura visiva di una diagnosi che, senza uso esplicito di didascalie, sottende a trasmettere messaggi che ciascun visitatore potrà liberamente interpretare e modellare a sua immagine e somiglianza.
La mostra sarà esposta fino al prossimo 18 novembre a Palermo, presso la Chiesa dei Santi Crispino e Crispiniano” (Casa Professa).
A completamento è giusto citare quanto riportato dalla locandina della mostra: “In Valle d’Aosta si trova la Valle del San Bernardo, detta anche Coumba Freida per il vento gelido che spira nel periodo invernale. Durante il carnevale gli abitanti del luogo partecipano alla festa cercando di rendere la stagione meno triste e fredda. Le landzette (1), maschere tipiche del luogo, visitano le case della gente cantando e ballando, bevendo e rievocando il passaggio delle truppe napoleoniche attraverso il colle del Gran San Bernardo. I costumi usati sono una trasposizione allegorica delle uniformi dei soldati francesi che seminarono il terrore tra la popolazione nel maggio del 1800. In questo lavoro fotografico non si vuole semplicemente raccontare la festa, quanto cercare di analizzare gli aspetti sociali e la relazione tra l’uomo e la natura. Il progetto è stato realizzato dal 2013 al 2019.”
Una mostra che merita di essere vista e letta con attenzione, magari ripetendone il giro.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
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(1) Landzette sono delle Maschere della Valle d’Aosta, il cui volto è coperto da una maschera un tempo di legno; in mano tengono crine di una coda di cavallo e in vita hanno una cintura munita di un campanello. Questi ultimi elementi vengono interpretati dagli antropologi come strumenti simbolici per scacciare gli spiriti avversi (fonte web).