lunedì 3 giugno 2024

Francesca Barra: "Il quarto comandamento. La vera storia di Mario Francese che sfidò la mafia e del figlio Giuseppe che gli rese giustizia"



Come sovente accade per le notizie di cronaca, queste si succedono e poi velocemente si dimenticano senza lasciare traccia.
Personalmente ho avuto modo di tornare sull’argomento per una serie di combinazioni e incontri.
La passione per la fotografia e la ricerca di pretesti per documentare eventi è stata la prima delle casualità che mi hanno coinvolto, facendomi conoscere i fratelli Francese. In vero anche la seconda è pur essa collegata alla fotografia, per una mostra organizzata all’Arvis di Palermo, dove venivano esposti - con una trovata originale - una serie di scatti fotografici nel realizzati da Massimo Francese.
Il Prof. e amico Nino Pillitteri che, oltre a “Webzoom” amministra anche il sito web https://www.marioegiuseppefrancese.it/, ebbe a curare quell’evento all’ARVIS.
Lo stesso Pillitteri ogni anno, si adopera per assicurare il reportage fotografico all’ambito premio che, con il coinvolgimento dell’Ordine dei Giornalisti, viene assegnano ai professionisti che si sono particolarmente distinti nel settore.
Per la cronaca, nella XXV edizione Il Premio Mario Francese è stato conferito a Lara Sirignano, cronista dell'Ansa. A Domenico Iannacone è andato il Premio Giuseppe Francese, mentre il Liceo Sciascia-Fermi di Sant’Agata di Militello ha vinto il premio Mario e Giuseppe Francese riservato alle scuole, per il cortometraggio “La voce del futuro”.
Oltre alle notizie apprese nel giorno dell’omicidio di Mario Francese, non conoscevo tanto altro. L’opportunità di essere stato coinvolto fotograficamente alle ultime edizioni del premio mi hanno fatto acquistare un libro oggi outlet, edito da Rizzoli nel 2011 e scritto da Francesca Barra, intitolato “Il quarto comandamento – La vera storia di Mario Francese che sfidò la mafia e del figlio Giuseppe che gli rese Giustizia.
Un libro che per un meridionale non può non essere coinvolgente, di buona fattura e che ho letto con una voracità inusuale.
Nella quarta di copertina è riportato una considerazione di Carlo Lucarelli che recita: “quando si uccide un giornalista è per ridurlo al silenzio. Ma se lo ricordiamo e ne leggiamo gli scritti, allora ci parla ancora. Se continuiamo a raccontarlo, Mario Francese ha vinto e loro hanno perso.” In copertina c’è l’efficace sintesi espressa sul libro da Roberto Saviano: “un libro che lacera le coscienze”.
Il libro, che si articola su due parti, focalizzando tempi, luoghi e considerazioni differenziati per l’epoca del padre e rispetto a quelli del riscatto operato dal figlio. Di quest’ultimo vengono pure riportate annotazioni del suo diario che consentono di entrare molto addentro ai molteplici aspetti intimi e problematici che caratterizzano il personaggio. Aspetti che legano le storie di vittime e sopravvissuti.
Dilungarsi in dettagli o citazioni appare superfluo, per il semplice fatto che ogni parte del volume scritto da Francesca Barra - che ha saputo assemblare le tante informazioni avute da familiari e amici dei Francese - fornisce elementi fondamentali per cercare di comprendere. Non ultima le difficoltà professionali e lavorative che spesso accompagnano chi rimane isolato perché opportunamente lasciato solo.
Le questioni storicamente accertate che hanno indotto la mafia all’omicidio Francese si ricollegano ai traffici politico malavitosi che hanno caratterizzato la realizzazione nel territorio di Roccamena della diga di Garcia. A tal riguardo riporto quanto ebbe a scrivere nel giugno 2023 il figlio anch’esso giornalista di Mario Francese: “La diga di Garcia è stata una grande speranza ma anche un bagno di sangue: in questa grande incompiuta che finalmente sarà sbloccata, si è abbeverata la mafia corleonese, la stessa mafia che nel 1979, anno della morte di mio padre, prende il sopravvento e inaugura la stagione degli omicidi eccellenti". L'articolo continua: "Così il giornalista Giulio Francese ha ricordato il sacrificio del padre, il cronista Mario Francese, ucciso da cosa nostra nel 1979 e al quale da oggi è stata intitolata la diga Garcia." (fonte Giornale di Sicilia – Palermo, 22 giugno 2023).

Buona luce a tutti!


© ESSEC

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