domenica 13 ottobre 2024
Viaggiare ......
Viaggiare genera a volte anche incontri insoliti, strani, magari con personaggi quasi virtuali che rimangono sconosciuti.
Nella cabina accanto alla mia della nave presa per il ritorno a casa, mentre mi ritrovavo a leggere una storia biografica, scorreva il racconto di una passeggera che, predisponendosi al sonno, intratteneva le sue non meglio quantificabili compagne di viaggio, accennando a pagine della sua vita.
Raccontando delle sue fobie ricordava della paura che aveva dell’acqua, in quanto liquido che poteva anche nascondere abissi, e di quella volta in cui si decise a rompere drasticamente quel tabù. Indossato in fretta il costume che portava con se venne a tuffarsi in piscina.
Non aveva mai fatto fino ad allora quel gesto …. In qualche modo immaginato come un modo di proiettarsi verso l’ignoto. Si buttò decisa, chiudendo gli occhi e, annaspando per qualche istante; evidentemente ebbe ad aprire la bocca, tanto da perdere in un sol colpo entrambe le protesi dentarie che era costretta a portare per un problema gengivale.
Quella sua estemporanea disavventura ebbe un seguito con una felice soluzione perché, narrando l’accaduto al suo compianto amico Pippo, questi si premurò di recuperarle le due dentiere che erano rimaste a giacere in fondo alla piscina.
La sconosciuta continuò a narrare tanti altri aneddoti, che andava a sfilare sapientemente ad uno ad uno alle sue amiche complici che, nella circostanza, immaginavo anche attente.
Con molte probabilità si trattava una persona matura che in età giovanile era stata molto esuberante ed imprevedibile, anche per l’avere lasciato dopo soli diciassette anni il lavoro, mandando - a suo dire - tutti a quel paese, senza aver accumulato i contributi necessari per poter accedere alla pensione. Fortunatamente, veniva pure a raccontare come la cosa non costituisse un problema, in quanto il reddito del marito era sufficiente per continuare a mantenere il suo stato sociale, senza alcun patimento economico.
Ai tanti altri racconti intramezzava delle vecchie filastrocche, delle nenie e ninna nanna con vecchie canzoni dello zecchino d’oro che conoscevo anch’io, che veniva a cantare con voce intonata e ricordando perfettamente tutte quante le parole del testo.
Visto l’andazzo ero quasi rassegnato per una notte in bianco, pensavo: stanotte mi dovrò sorbire tutte queste storie. Peraltro la tonalità delle sconosciuta era alta e sembrava quasi che anch’io fossi all’interno della loro cabina.
Ma come accade spesso coi bambini, anche i più irrequieti, tutto ad un tratto fu un silenzio di tomba, intervallato ritmicamente da un respiro profondo. Quasi si fosse spento l’interruttore e la radio, rimasta priva di corrente, si fosse zittita.
Non accadde più nulla fino al mattino seguente.
Non ebbi a conoscere i personaggi narrati, rimasti del tutto sconosciuti, anche se i miei sospetti caddero su un tavolino al bar, dove stavano sedute quattro donne attempate, che potevano corrispondere nell'età ai soggetti.
Una di loro teneva sempre testa alle altre, continuando a parlare sempre di qualcosa, in modo quasi logorroico, in un monologo perpetuo che non trovava fine.
Questa volta erano sedute molto lontano e non riuscivo a sentire nulla del loro discorrere.
Si sostiene che da vecchi si torna a respirare le sensazioni e le stesse spontaneità che si sono vissute da bambini. In età adulta non ci di basa però sulle favole o sulla fantasia, ma si ripercorrono i frames della vita vissuta. Raccontandola talvolta come fosse una raccolta di vecchie storie, capitoli di una propria favola, seppur velata e spesso intrisa di nostalgie.
Mi rimaneva la curiosità sulla sopportazione di un qualcuno che continua a parlarsi addosso, raccontandosi senza sosta. Una considerazione, la mia, senza pregiudizio o alcuna distinzione di genere. Uomo e donna poco importa ... sarebbe la stessa cosa.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
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