lunedì 7 aprile 2025
L’orologio alla parete segna le 10,10 ma non si capisce se sono a.m. o p.m.
Sono stato più volte invitato a soffermarmi su una fotografia e disquisire su di essa, utilizzando l’approccio con il quale normalmente mi accosto alle cose e che più mi risulta spontaneo.
Nel libero vagare, con la leggera filosofia del cazzeggio, mi piace affrontare e analizzare quasi esclusivamente ciò che m‘intriga, m’impressiona.
Messaggi che appaiono evidenti, impliciti ed espliciti, quindi più o meno nascosti, che ciascuno osservatore vuole vedere, anche attraverso personali filtri creati da esperienze, o solo frutto di fantasie, o dei retaggi di tabù o persistenti tare e insopprimibili fissazioni.
Da tenere conto, in questa operazione, che non tutti sono però disponibili a esporsi pubblicamente, forse anche per dei limiti nel cercare di manifestare pienamente il proprio pensiero o per la difficoltà di venire a parlare di cose e aspetti di cui si continua ad avere paura.
In relazione alla premessa appena fatta, mi avventuro a cercare di sviluppare delle mie impressioni su questa pittura realizzata da SID, un artista a tutto tondo che esprime con invidiabile padronanza la sua arte concettuale, perfettamente consona al complesso e variegato contesto sociale in cui ci troviamo tutti quanti a vivere.
Il quadro in questione, realizzato nel 2014, infatti, è una fotografia emblematica dei nostri giorni.
Se l’opera sia stata realizzata con oli, tempere o altro materiale e su una tela o una carta, piuttosto che post prodotta visivamente attraverso una reflex, un cellulare, per realizzare una fotografia e “scrivere con la luce” non mi è dato a parere e, comunque, avrebbe poca importanza.
All’espressione artistica, a mio parere, non possono mai essere posti paletti.
Tutte le formule idonee ed ogni mezzo prescelto dall’artista o occasionalmente utilizzati per poter narrare rimane legittimo e assolutamente valido. Talvolta anche nel voler dire di se stessi, dando la falsa impressione di parlare d'altri.
In ogni caso, per mettere d’accordo chi teorizza limiti e barriere, facciamo conto che in questo caso si stia parlando di una fotografia, realizzata dallo stesso autore o da qualcuno che non conosciamo.
Al riguardo è anche bene tenere conto, nei tempi attuali che vedono crescere l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, che se fotografia è linguaggio malleabile e che reflex (o cellulari) sono lo strumento per scrivere con la luce. Occorre entrare in qualche modo anche nell’ordine d’idee nuove e assecondare la logica di poter realizzare e proporre fotografie attraverso l’utilizzo della IA; disponibili a mescolare i termini nei processi produttivi d’immagini; financo aprendo anche alla potenziali creatività concettuali di disabili anche non vedenti.
Tornando al quadro, sono moltissimi i simboli in esso rappresentati, evidenti o meno a secondo di quanto viene da ciascun osservatore attenzionato.
Sono, infatti, innumerevoli i dettagli collegati all’atmosfera che aleggia nella stanza rappresentata, dove sono disseminati tanti oggetti simboli o che inducono ad allegorie.
Il sipario del palcoscenico raffigurato nell’interno di un teatro è ancora chiuso, ma le luci accese, poggiato a terra, potrebbe lasciare presagire l’inizio imminente dell'evento e il soggetto in primo piano o quello accanto a lui (forse l’animo nascosto o solo la sua controfigura) potrebbe essere il protagonista della rappresentazione scenica.
Bottiglie piene, non ancora aperte e altre più numerose poste accanto e messe alla rinfusa vogliono dare anch’esse il messaggio di aver fatto da tramite per superare ipotetiche paure.
L’orologio alla parete segna le 10,10 ma non si capisce se sono a.m. o p.m., pertanto non si riesce a comprendere se la rappresentazione deve iniziare o se il sipario si è appena chiuso. Prima ipotesi e seconda ipotesi restano entrambe associate all’attonito personaggio posto in chiara evidenza in primo piano.
Un impatto immediato rimandava da subito all’urlo di Munch che fa da sfondo e che si bilancia col somigliante omino sofferente che fa da protagonista (presente/assente) e che rende drammatica l’intera scena.
Una macchina fotografica posta a margine, ma al centro, dell’intera scena non è un dettaglio da poco, almeno per l'autore del quadro, e tende forse a fornire forse la chiave di lettura dell’insieme del dipinto.
Probabilmente il tutto è il risultato di un selfie (dall'inglese self-portrait photograph) ovvero "autoritratto fotografico", che racchiude i tanti elementi vissuti dal protagonista.
SID potrà pertanto certamente essere l’unico depositario delle sue vere intenzioni creative, ma ciò non toglie che l’osservatore potrà certamente fantasticare e andare anche oltre; forse pure intuire e leggere anche il subconscio (suo o dell’artista), usando il passepartout che consente di leggere l'arte.
Buona luce a tutti!
© Essec
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