sabato 31 maggio 2025
Cura e allestimento di una mostra: "Antologica fotografica di Nino Giaramidaro" fino al 7 giugno alla Galleria FIAF dell'ARVIS di Palermo
Come ho avuto modo di scrivere altre volte, in ogni esposizione artistica almeno il 50% dipende dalla cura nell’allestimento. Questo è anche uno dei motivi che mi inducono, nel visitare un evento, a soffermarmi sull'attenzione che è stata prestata per valorizzare quanto viene esposto.
Con Salvo avevamo da subito impegnato la Galleria Fiaf dell’Arvis per allestire una mostra antologica fotografica di Nino Giaramidaro a un anno dalla sua scomparsa.
Così ci siamo dati da fare per la riuscita dell’operazione prenotando per tempo la Galleria Fiaf di Palermo.
Tranne noi due e l’associazione, per competenza, nessuno era a conoscenza del proposito e solo un paio di mesi prima abbiamo informato la moglie Enza sull’appuntamento fissato per il primo venerdì utile dopo la ricorrenza, che è corrisposto al 30 maggio.
Acquisita una selezione delle immagini da utilizzare, con Gregorio si è concordato un allestimento che riuscisse a raccontare, in sintesi, il Nino Giaramidaro fotografo, incentrato, principalmente sul suo reportage più importante, che lo ha consacrato anche come giornalista, riguardante il terremoto del Bèlice.
Riuscire a inserire negli spazi disponibili le tante fotografie scelte non è stata certo una passeggiata, ma un progetto di allestimento largamente pensato prima, senza interferenze e in piena autonomia, ci ha facilitato i compiti.
L’esperienza accumulata fra noi e la disponibilità nel prendere decisioni e, nel caso, variare velocemente talune disposizioni hanno reso così possibile addivenire sempre a rapide soluzioni.
Con Salvo e Gregorio del resto si è consolidata un’intesa super collaudata, anche nel mandarci allegramente a quel paese con un sorriso, se del caso, ma sempre con affetto e senza che sia scalfita la stima reciproca.
A tutti e tre piace pure impegnarsi in imprese culturali che riteniamo valide, anche se talvolta queste appaiono di non facile soluzione.
Sono gli aspetti che più ci divertono durante un allestimento e nei quali riponiano la presunzione di lasciare in qualche modo il segno.
Quello che nel tempo abbiamo fino ad ora realizzato è sempre stato improntato a ricercare sempre una fuga dal banale. Trovando soluzioni sempre innovative nel proporre allestimenti nuovi e soluzioni oltre che originali anche, a nostro modo di vedere, moderne.
Nella cura di quest’ultima mostra, stante la mole d’immagini rispetto alle pareti disponibili nelle due stanze e a cui necessariamente si doveva dare spazio, trattandosi di un’antologica, si è cercato di confezionare l’abito scuro che risultasse più adatto per riuscire ad alleggerire le abbondanti forme.
Chi avrà modo di vedere la mostra antologica di Nino Giaramidaro, che sarà inaugurata oggi e permarrà alla Galleria Fiaf dell’Arvis di Palermo fino al prossimo 7 giugno, avrà modo di valutare di persona e a proprio gusto quelle che sono state le scelte e i risultati.
Buona luce a tutti!
© Essec
P.S. Su You Tube lo slide show delle foto del terremoto del Bèlice esposte nella mostra allestita alla Libreria del Mare di Palermo.
giovedì 15 maggio 2025
Davide Currao & Antonio Gregorio Maria "Fester" Nuccio ..... e di certe coincidenze che spesso accadono
Stamani m’arriva un msg da Irene, redattrice Fiaf e fotografa, incontrata nel mondo virtuale dei social.
Il messaggio è un invito a partecipare a una originale iniziativa di un certo Luca, come me palermitano, che ha avuto l’idea di ricordare in modo originale un talentuoso fotografo prematuramente scomparso. L’idea è quella di raccogliere una serie di pensieri e considerazioni sul personaggio (per chi l’avesse conosciuto) o più in generale suscitate dalla visione delle fotografie.
Poiché l’invito è molto attuale ed è finalizzato a raccogliere il maggior numero di adesioni, riporto di seguito il testo integrale del messaggio ricevuto.
“Ciao, mi chiamo Luca e se stai leggendo questo messaggio è perché quasi sicuramente abbiamo delle amicizie in comune.
Ti spiego rapidamente: sto organizzando la prima mostra personale per un amico che non c'è più.
Davide è scomparso poco meno di un anno fa all'età di 45 anni e sulla terra è stato un bravissimo ritrattista fotografo. La mostra non avrà nessun testo critico, perché preferisco affidare la sua curatela alla 'stanza delle farfalle', uno spazio all'interno della mostra, da riempire interamente, pareti e soffitto, con commenti, valutazioni critiche, suggestioni e pensieri di chi, come te, avrebbe potuto incontrare Davide in vita e con lui avrebbe potuto interagire sia artisticamente che professionalmente.
La 'stanza delle farfalle', (la chiamo così semplicemente per renderti l'idea, infatti mi piacerebbe che i biglietti venissero piegati in due ed attaccati sulla piega come farfalle messaggere arrivate da lontano) in realtà sarà uno spazio di conforto senza un nome preciso, uno spazio carico di parole scritte da chi per mestiere e sensibilità ha gli strumenti per leggere la fotografia e riconoscerne il valore.
Uno spazio di leggerezza ed energia positiva per la famiglia e per gli amici di Davide.
Fargli percepire quanto le immagini che Davide ha lasciato siano apprezzate da chi non lo ha conosciuto in vita ma che ha avuto modo di incontrarlo solo attraverso il suo lavoro, può avere un valore lenitivo, persino curativo, ad ogni modo la migliore 'cura' che la mostra possa avere.
Se ti è possibile, dammi una mano a realizzare questa presentazione critica a più voci.
Se sei un fotografo o una fotografa, Davide è stato un tuo collega, guarda il suo lavoro e per favore inviami un commento.
Fai lo stesso se, al maschile o al femminile, sei un artista, un critico, un attore, uno scrittore, un regista o un musicista.
Che tu sia più o meno famosa o famoso, avresti potuto incrociare Davide su un set fotografico e con buona probabilità sarebbe potuto essere l'autore di uno dei tuoi ritratti più riusciti di sempre. Come fare?
Semplicissimo, dai un'occhiata all'anteprima della mostra 'Pont-raits' su https://pont-raits.jimdosite.com/ scrivi su un biglietto, possibilmente a stampatello, qualsiasi idea, emozione, pensiero critico o valutazione che le immagini di Davide ti suggeriscono.
Possibilmente scrivi anche chi sei, scatta una foto al biglietto ed inviala via whatsapp al numero
+39 347 9414047 o via email a mail@lucaloiacono.com
Se non hai tempo per scrivere a mano il tuo biglietto, manda semplicemente il tuo pensiero, lo trascriverò io per te.
Ci vorranno tantissimi biglietti per potere realizzare questo spazio.
Se puoi quindi, condividi questo messaggio con i tuoi amici, i tuoi colleghi, con chiunque possa offrire il proprio prezioso contributo alla realizzazione del progetto. Grazie mille!
Se poi lo vorrai, la mostra si inaugurerà a Palermo il prossimo 5 giugno alle 16.30 a Palazzo Ziino in via Dante 53.
Insieme a tantissime altre persone, sarò lì ad aspettarti. Luca Lo Iacono”
Il msg che ho ricevuto lo trovo paradossalmente abbastanza usuale, per il semplice fatto che mi ripropone ancora una volta la stranezza di certe coincidenze (Un certo "dadismo esistenziale", rubando una delle tante considerazioni focalizzate dall'amico PiP).
La visione delle foto di Davide Currao si collega alle fotografie dei quadri di Antonio Gregorio Maria “Fester” Nuccio, esposte presso la Galleria “Intern65” di Palermo, che costituiscono la mostra “Paradisi Proibiti”, curata da Laura Francesca Di Trapani e che invito a visitare. Fotografie che avevo scattato il giorno prima.
Le fotografie di Davide e i quadri iper allegorici di Antonio, a parer mio, scorrono lungo un filo parallelo fatto di giosità, satira e ironia sottile.
Le immagini si accomunano in un che di “burlesque”, che vuole raccontare storie e personaggi attraverso una lente che confonde e mescola giocoso e grottesco.
Un modo per ridimensionare personaggi e accadimenti che costituiscono l’aneddotica di ciascuno. Lo slide show della mostra "Paradisi Perduti" di Antonio "Fester" Nuccio è possibile vederla su You Tube. You Tube
L’invito di Luca potrebbe essere accolto da tanti appassionati d’arte, a prescindere dal genere, quindi, fate voi.
Buona luce a tutti!
© Essec
lunedì 12 maggio 2025
"Viale del tramonto" ... Quello che mi rimane dopo aver visitato un progetto fotografico di Marco Bennici
Nella vita non esiste una formula magica … tutto è costituito da un insieme di variabili ed è frutto d'imprevedibili combinazioni d’elementi. In fondo in fondo, in conclusione, forse è semplicemente la sintesi di un gran casino.
Il recente suicidio del latitante omicida che ha deciso di buttarsi giù dalle terrazze del Duomo di Milano è certo l'ultimo gesto disperato di chi si ritrova psicologicamente chiuso in un vicolo cieco e non vede altre soluzioni. Un’azione che merita, in ogni caso, solo compassione senza aggiungere ulteriori commenti.
Pazzie e raziocinio rappresentano sempre le punte d'iceberg d'emozioni sommerse.
Si dice che ogni individuo è un universo e pure che ogni esistenza si muove secondo logiche complesse, indipendenti, che non necessariamente seguono percorsi sempre normali.
Del resto la stessa nascita è casuale: deriva da quell’unico spermatozoo che è riuscito a fecondare la cellula uovo, nell’ambito di un accadimento sicuramente contestualizzabile e che incide nel modellare destini. In alcuni casi l'accoppiamento è frutto di un amore certo, ma non sempre è così (PMA compresa).
Habitat del mondo differenti accolgono e condizionano fin da subito i destini dei singoli nati ma, come risaputo, non ci sono regole standardizzate o formule universali per il raggiungimento di un futuro felice e che dia certezze.
Si può nascere sani o con handicap purtroppo, in famiglie povere o ricche. Si può crescere in culture patriarcali, matriarcali, in contesti sociali democratici o in regimi soggetti a dittature.
Puoi frequentare scuole e acculturarti secondo ideologie illuminate, ciniche o nichiliste.
Puoi maturare un carattere socievole da filantropo o asociale da misantropo, seguendo le tracce genetiche del DNA naturale che ci caratterizza.
Puoi comunque conseguire traguardi di emancipazione o restare impantanati nell’ambito di vissuti aridi, dove l’unico obiettivo è costituito dall’istinto di conservazione e della sopravvivenza.
Ogni individuo potrebbe raccontare di sé e pure di storie d’altri, tutte caratterizzate da sommatorie di eventi che hanno pure coinvolto miriadi di personaggi.
Combinazioni e tempi diversi, indipendenti, di esperienze e incontri, dove caso, destino e determinazione prescindono quasi sempre dagli stessi protagonisti.
C’è chi la chiama fortuna, ma forse è il fatalismo l’elemento principe che governa ogni storia, le tante avventure, le singole esistenze.
In tutto questo le religioni restano fantastiche invenzioni umane, atte a illudere con le loro eterne utopie.
Di contro il fanatismo costituisce uno dei pericoli maggiori, imputabili all’indole e al convincimento pseudo intelligente implicito alla natura dell’essere uomo.
Letteratura, musica e ogni genere di creatività artistica sono i nostri salvagente, che ci consentono di veicolare sentimenti e di continuare a sviluppare idee.
Sono gli oppiacei positivi che ci aiutano nel corso dell’esistenza e ci permettono di sviluppare conoscenze, spingendoci anche a vivere avventure diverse.
Tanti sono quindi i percorsi che conducono all’unica meta comune e certa della morte.
Chi avrà tenacia, pazienza e la fortuna della salute potrà godere del regalo d’essere sopravvissuto con ogni giorno; indipendentemente dal solco che, per necessità o scelta, si è trovato a seguire.
Forse i messaggi più importanti lasciati dal saggio Bergoglio sono stati la domanda e la risposta che ha posto a sé stesso riguardo al genere: “ma chi sono io per poter giudicare”. Domanda e risposta laiche, che hanno lasciato ognuno libero di pensarla come vuole; avendo quale unico vincolo imprescindibile il rispetto degli altri.
Non so quanto possa risultare consono questo ampio panegirico che, in qualche modo, vorrebbe costituire preambolo per le osservazioni al collage fotografico posto a monte di questo articolo, testimonianza di aspetti di un'esistenza.
L’insieme degli scatti realizzati da Marco Bennici, fotografo, costituiscono un’emblematica sintesi della storia di un modo di vivere e forse un aspetto del concetto stesso d’esistenza.
Nello specifico Bennici, illustrando la raccolta fotografica intitolata "Dal Tempo", a citare una poesia del cantautore Pino Mango (cantante/poeta calabrese), mi spiega che ritraggono un’attrice americana ultra ottantenne, che ha acconsentito ad essere fotografata senza veli, per testimoniare col suo corpo quello che in cuor suo vuol continuare ad essere. Forse credersi detentrice e far credere agli altri di poter inseguire e riuscire a raggiungere l'eterna giovinezza. A prescindere dall'estetica di rughe, flaccidità e vasta decadenza evidente.
Nel prestarsi ad essere fotografata avrebbe solo chiesto a Bennici di farla bella!
Fin da subito la visione delle immagini, forti e incisive, realizzate e apientemente composte da Marco Bennici in un unico puzzle, porta a ricordare la conclusione del film di Billy Wilder degli anni cinquanta, “Viale del tramonto”, dove Gloria Swanson, una grande attrice e celebre star del muto, nella scena finale recitava una sorta di parodia cupa di sé stessa, forte di una grande espressività e una bravura quasi “magnetica”.
Un film che, rivisto oggi, suscita ancora nell’osservatore la pelle d’oca. Appunto, la stessa sensazione che ho avuto anch’io, fin da subito, nell’ammirare quella raccolta d'immagini rigorosamente stampate in bianco e nero.
Il titolo dell’insieme fotografico avrebbe potuto essere, quindi, anche qui lo stesso dato al film di Wilder.
Al fotografo Bennici vanno i miei complimenti per aver realizzato con efficia una non facile impresa.
Buona luce a tutti!
© Essec
giovedì 8 maggio 2025
"Io Sbirro a Palermo" di Maurizio Ortolan
Come mi capita sempre più di frequente, questo è l’ennesimo libro che ho incontrato per caso e che consiglio vivamente a tutti di leggere. In special modo ai siciliani.
Tra quanto ho avuto opportunità di consultare in materia, “Io sbirro a Palermo”, scritto da Maurizio Ortolan” (Editore Melampo, 2018), l’ho trovato non solo interessante, molto utile ma, oserei dire anche, un libro esemplare.
Con una scrittura efficace, sobria e scorrevole l’ex Vice ispettore, senza mai perdersi in panegirici, viene a raccontare un ampio tratto del suo vissuto, dedicato a importanti compiti istituzionali favoleggiati da tanti. Relazionando con coinvolgente realismo su momenti che lo hanno visto protagonista diretto nei ranghi dell’attività di polizia investigativa impegnata nella lotta alla criminalità organizzata di stampo mafioso.
Quanto raccontato da Ortolan, se fosse stato redatto da uno scrittore di professione, potrebbe quasi venire a costituire una stesura di vicende romanzate.
Le sue sono invece le narrazioni di esperienze vissute in prima persona nello svolgendo dei vari incarichi lavorativi, infine culminati nella partecipazione alla cattura del latitante capomafia corleonese Bernardo Provenzano.
La naturalezza descrittiva delle vicende e dei personaggi non si accompagna a nessuna particolare enfasi. Neanche nel descrivere i personaggi che ha incontrato e con i quali ha collaborato; comprese le mitizzate figure di Falcone e Borsellino, descritte mettendone a fuoco i caratteri, nell’ambito dell’umanità che ha personalmente colto.
Per quanto mi riguarda, molte pagine mi hanno rivelato, peraltro, i risvolti dell’attività dei comparti speciali che, per un breve periodo, sono stati vicini anche a miei incarichi di collaborazione con l’A.G..
Nel leggere i suoi racconti, rivedo quell’entusiasmo e quella partecipazione attiva dei soggetti che ho pure io conosciuto nel mio piccolo, che si sono sempre palesati per impegno non comune nello svolgimento delle loro indagini coordinate dai magistrati di riferimento.
Le circa duecento pagine scorrono in una lettura leggera e avvincente che, però, inducono a riflettere, perché includono anche questioni che riguardano aspetti della vita comune di ogni individuo.
Fra le tante considerazioni dell’autore mi hanno pure colpito due periodi che non possono non essere condivise pienamente.
Il primo evidenzia che “fare carriera partendo dal basso comporta più tempo, ma impari a fare di tutto, a capire meglio le difficoltà di un lavoro e i problemi di chi lo deve svolgere, sei in grado di spiegare come si fa e come vuoi che venga fatto, e poi la strada maestra per imparare a comandare è iniziare obbedendo”.
Il secondo, che mette in evidenza l’umiltà che accompagna spesso personalità robuste che danno sicurezza e certezze a noi cittadini comuni: “Vengo definito un analista, mentre sono un semplice poliziotto, un generico, ma di quelli che preferiscono la ragionevolezza e i fatti alle ipotesi illustrate con compiacimento, ma senza uno straccio di pezza d’appoggio”.
Buona luce a tutti!
© Essec
lunedì 5 maggio 2025
Dovrai lottare!
Occorre saper attendere, perchè ci vuole sempre del tempo affinchè pervengano riscontri su quanto si viene a proporre con la scrittura o altro.
È necessario però avere l'accortezza di distinguere i giudizi, collegandoli ai soggetti che ritengono di esprimersi - a proprio modo - e, quindi, talvolta anche i silenzi possono avere un significato.
In questa chiave, pertanto, una recensione efficace spesso non necessita di tante parole … ne sono anche sufficienti poche ma appropriate, specie se s'integrano con una giusta enfasi.
Di seguito si propone il sintetico testo ricevuto ieri e trasmessomi per un confronto da Francesco Salvio a commento del libro “Banche d’Italia” …
“Come la pianta carnivora attira, attraverso profumi irresistibili le formiche, fino al bordo della sacca che poi diventa scivolosa e ti fa cadere al suo interno da dove non ne uscirai più…
Così l’aspettativa di carriere, il prestigio, potere e denaro, si propongono in queste strutture.
Poi arrivi ad un punto dove non riuscirai a tornare indietro e tu non sarai più quello che eri…
Dovrai lottare!”
A chi legge, collegando nel caso il messaggio a proprie esperienze lavorative, rimane demandata ogni considerazione.
Buona luce a tutti!
© Essec
venerdì 2 maggio 2025
Recensione inattesa .... ricevuta da Celestino Quinto per "Pesi e Contrappesi"
Nell’incontrare lungo l’esistenza variegati soggetti a noi simili l’umanità concede spesso delle sorprese.
Sono le opportunità che consentono di scoprire il “lato oscuro della luna” (se di altri o di sé stessi, poco importa) che quasi naturalmente siamo portati a non vedere; che ci nascondono aspetti sconosciuti, sgradevoli o piacevoli a secondo i casi o dei momenti.
Talvolta ciò succede anche nel leggere libri, specie se di contenuti letterari che rappresentano veri e propri messaggi in bottiglia, che alcune volte autori amano indirizzare al mondo che li circonda, con chiavi di lettura, spunti d’interesse, punti di vista, velleità o recondite aspirazioni.
L’amico Celestino oggi mi ha voluto rendere partecipe delle considerazioni che ha ricevuto da una sua conoscente che ha appena terminato di leggere il suo libro “Pesi e contrappesi”.
Il testo della missiva riporta: “ieri sfogliavo un libro fotografico multimediale fatto da un amico e, mentre leggevo la prefazione su una frase trovo il commento... questa non è mia è copiata... l'importante come diceva Picasso è copiare bene. Poi aggiungeva che è sempre stata sua abitudine appuntarsi le frasi che lo colpivano al fine di un successivo riutilizzo.
E così mi sono ritrovata nel tuo libro dove parli dell'eredità delle frasi fatte lasciare nel cassetto da chi se n'è andato... quando l'avevo letta non ci avevo dato molto peso, ma sentire ieri la stessa cosa detta dall’amico mi ha lasciata stupita di questa prassi; a questo punto, comune di una certa generazione. O forse sono io che l'ho associata ad una generazione e, come sempre, causa la mia ingenuità, non mi accorgo che anche chi è intorno a me ha fatto e fa spesso la stessa cosa.
Ne approfitto per dirti che il tuo libro nel suo complesso mi è piaciuto, forse più per il fatto che tra le righe, e non nemmeno tanto nascosto, ha fatto uscire un Celestino (o chi per lui) che non avrei immaginato... dedito al lavoro, giusto, perseverante, analitico e puntiglioso nonché indomito.
Traspare poco, invece, della sofferenza vissuta sin dall'origine degli eventi; mi riferisco a ciò che ti ha spinto alla decisione estrema e a tutto ciò che ne è conseguito.
Nelle conclusioni Ario lascia trasparire la delusione e la conseguente sua resa, ma non parla del suo stato d'animo... arriva? A me è arrivato o forse ho solo trasferito su di lui quello che stavo/sto vivendo in questo periodo... se lo avessi letto un mese fa non ti so dire cosa mi sarebbe arrivato.
Di fatto, tutta la sofferenza vissuta me l'hai poi riassunta in cinque parole al telefono.
Ciò premesso so che lo scopo per cui hai scritto il libro era quello di condividere l'ennesima storia della lotta tra Davide e Golia e allora ecco cosa penso...
Mi è piaciuta molto l'alternanza tra cronaca e dissertazioni; queste ultime, dalla narrazione molto scorrevole e di facile lettura, alleggeriscono le parti di cronaca che spesso risultano ostiche, specie per i non "addetti" al lavoro, che rischiano di perdersi ed a cui è richiesta quindi più fatica per comprendere.
Molto utile allo scopo la schematizzazione fatta da Omero dell'intera vicenda.... e, proprio mentre pensavo mi sto perdendo, è lui a farmi il riepilogo.
Un po' meno, a mio avviso, l'aiuto dato dal "riepilogo per riordinare le idee", che richiede una lettura molto attenta in quanto pieno di contenuti tecnici.
La Conclusione è più nelle mie corde, in quanto la cronaca lascia spazio, a mio avviso, al contenuto umanistico; inoltre trovo molte affinità con Ario, sarà per questo che mi è piaciuto.
P.S. ... In alcuni casi ho dovuto utilizzare il dizionario... in quanto hai usato termini che non avevo mai sentito e non solo nelle parti tecniche e li la mia ignoranza ha ringraziato.”
Sono molto contento di aver ricevuto da Celestino questa inattesa lettera pervenutagli dalla sua lettrice.
Il contenuto della recensione, a mio parere e forse anche per coloro che hanno letto “Pesi e contrappesi”, schematizza e sostanzialmente centra i punti sottostanti all’intero progetto che, peraltro, ho avuto modo di conoscere fin dagli inizi. Pensato per cercare di raccontare vicissitudini complesse e congestionate, sicuramente difficili da rappresentare, calmierate con accortezza per poterle rendere piane e comprensibili anche ad altri.
Con il costrutto strutturale scelto, ovvero quello di alternare il filone narrativo principale, quasi un memoriale, con delle piccole “dissertazioni”, per lo più costituite da aneddoti o ispirate a fatti realmente accaduti, sapevo che Celestino intendeva proprio creare delle opportune pause per inventare oasi d'ossigenazione (letteraria), rispetto alle più impegnative apnee; spesso comportanti usi di terminologie specialistiche, ricorrenti a tecnicismi espositivi poco comuni.
Buona luce a tutti!
© Essec