venerdì 10 ottobre 2025

“SULLA PELLE DELLA CITTÀ - Street art e Nuovo muralismo a Palermo” di Diego Mantoan



“Che cos’è, infatti, il tempo – il giorno, l’ora, il minuto, il secondo – se non la misura con cui si calcola il compimento dei singoli fenomeni? Il tempo non esiste in natura. In natura esistono solo le cose, i “fenomeni”. Una fotografia - ripresa in otto ore, in otto minuti o in un milionesimo di secondo – è sempre soltanto la visione di una cosa in un momento della sua esistenza, sia essa una donna che salta, un edificio che crolla o la mela che viene attraversata dalla pallottola. “Catturare il tempo” corrisponde a conservare un documento della continua trasformazione delle cose. Un documento che, come tutto, è condannato alla deperibilità e, dunque, alla scomparsa.”
Il periodo citato conclude l’interessante libro di Diego Mormorio intitolato “Catturare il tempo – Lentezza e rapidità nella fotografia”, edito da POSTCART, che fornisce un quadro storico della evoluzione tecnica della fotografia dagli albori ai tempi moderni.
In qualche modo ne vedo dei collegamenti con “SULLA PELLE DELLA CITTÀ. Street art e Nuovo muralismo a Palermo” di Diego Mantoan, prodotto dalla Edifir di Firenze .
Così come l’innovazione fotografica si affianca da subito e, anzi, in qualche modo, è subentrata all’arte pittorica di ritrattisti e paesaggisti, la steet art moderna, per molti aspetti, costituisce una disciplina culturale che ritorna a collegare i due fenomeni che, per un lungo periodo, sono apparsi apparentemente dissociati o, quantomeno, paralleli.
In questa chiave si pone il recente libro di Diego Mantoan che, sposando una documentazione fotografica molto personalizzata - in parte discutibile - realizzata dal napoletano Giovanni Scotti, traccia il percorso di coloro che hanno inteso intraprendere nuove strade comunicative (principalmente d’immagini pittoriche), per proporsi a un pubblico eterogeneo, secondo canoni museali free ubicati esclusivamente in ambiti urbani.
Particolarmente intrigante è il titolo del libro “Sulla pelle della città” che vuole sottendere a un parallelismo ideale fra il fenomeno tatoo e la street art in senso lato. Fenomeni entrambi accomunati secondo logiche dettate dalla necessità di voler esternare sensazioni e punti vista “underground”.
Anche se in molti casi le tesi sarebbero condivisibili, l’argomento si presterebbe comunque a un confronto che dovrebbe coinvolgere esperti di psicologia, e pure appartenenti alle diverse specialistiche e scuole di pensiero.
La “street art” e il “nuovo muralismo” sono, senza dubbio, fenomeni moderni e in forte evoluzione, ai quali, specie in tempi recenti, si sono sempre più avvicinati sia letterati che la fotografia. In particolare per l’immediatezza costituita dal linguaggio visivo che, negli ultimi periodi, rappresenta un modo efficace per veicolare celermente ogni forma di comunicazione universale.
Oltre alla ricchezza dottrinale, il volume di Mantoan riporta, in un capitolo, testimonianze dirette e ampie di titolati attori siciliani esperti di street, appartenenti a varie epoche e dalle diverse caratteristiche (writers, graffitari, muralisti, etc.), che consentono – specialmente ai neofiti dell’argomento - di scoprire le motivazioni che sono state sottostanti alla loro azione e alla necessità espressiva postasi all’origine della loro attività. In particolare sono riportate brevi interviste fatte a: Antonio Curcio (“B1”), Andrea Buglisi, Marta Orlando, Igor Scalisi Palminteri, “Tutto e Niente”, Florinda Cerrito (“Zolletta”), Demetrio Di Grado, “Deran”, Marco Mondino, Giuseppe Arici, Laura Pitingaro e Giuseppe Mazzola.
Alla luce della mia esperienza nel curare e produrre “Dissertazioni sulla Street Art” (acquistabile presso la "Libreria del Mare" di Palermo, attesa la diffusa ritrosia dei graffitari ad esprimersi, direi che Mantoan – forse perché professore universitario in materia - ha riscosso un enorme successo.
Per l’attualità dell’argomento, progettato e utilizzato dall’autore per il raggiungimento di diversificati obiettivi (come approfondire i preludi a sperimentazioni artistiche, sia come strumenti di denuncia sociale, ovvero come messaggio etico e politico o quant’altro), il libro merita di essere letto anche da coloro che praticano principalmente o solo la fotografia.
L’ampiezza delle disamine permetterà ad ognuno, infatti, di trovare spunti disparati per far nascere idee e magari portando ad approfondire aree di nicchia, come quella pure applicata dal fotografo Giovanni Scotti, che ha inteso, più che cogliere l’ambientazione delle opere fotografate, addivenire a personalissime interpretazioni delle stesse.
Tornando al fenomeno della street art in senso ampio, a voler essere pignoli, forse potrebbe mancare un capitolo specifico, incentrato su quelle che usiamo definire come delle “opere aperte”; ovvero su quelle proposte artistiche non apertamente esplicite e che tendono a buttare un sasso nello stagno culturale stagnate, per assistere alle letture disparate delle onde prodotte. Nella circostanza mi permetto di citare, tra le tante, due opere di SID (artista palermitano), due operazioni che ho avuto l’opportunità di seguire durante la durata della loro realizzazione:

- https://laquartadimensionescritti.blogspot.com/2025/04/punti-di-vista-di-sid.html
- https://laquartadimensionescritti.blogspot.com/2023/09/murale-sid-ad-acqua-dei-corsari-borgata.html

Al riguardo sono sempre più numerosi gli artisti impegnati ad affinare tanti messaggi provocatori, come pure sono molti gli osservatori che traggono spunti da trasferire in altre forme d’arte espressive, comprendendo fra queste il variegato panorama della fotografia.
Il parallelismo tra tatoo e street art, anche se intrigante, potrebbe risultare un azzardo, ma questa potrebbe rimanere solo una isolata opinione di chi sta scrivendo.
In ogni caso, a mio parere, un aspetto fondamentale dell’operazione editoriale realizzata da Diego Mantoan rimane di certo quello di porre l’accento anche sull’unicità del fenomeno artistico assunto a Palermo e in Sicilia in generale. Con opere strettamente collegate alle caratteristiche dei luoghi e agli aspetti sostanzialmente autoctoni delle produzioni, caratterizzanti aspetti sociali/ambientali del contesto e l'antropologia isolana.
Per quest’ultimo aspetto, fondamentale è il sottolineare la persistenza in zone del centro storico palermitano di ruderi risalenti alla seconda guerra mondiale che consentono un amalgama culturale originale.
Come pure la presenza del forte degrado urbanistico causato dall’esodo della borghesia dal centro cittadino. Aspetti entrambi associati alla gestione di amministrazioni pubbliche (specie nel finire del 2000), impegnate in ben altri interessi, totalmente disinteressate all’aspetto illegale attuato dai graffitari (per lo più costituito da personaggi di fede anarchica). Circostanze che hanno favorito la diffusione della Street art in terra di Sicilia, attirando fin da subito – non ultimo per la potenzialità dei luoghi - molteplici artisti di altre regioni d’Italia e altri pure di fama internazionale.
In conclusione, si consiglia la lettura di “Sulla pelle della città” anche a coloro che ancora oggi continuano ad osteggiare operazioni sperimentali accostabili all’arte moderna.
Questo libro, infatti, rappresenta anche uno strumento ideale per capire molti fenomeni e aiuta ad approfondire la complessità che in genere sottendono alla ideazione e alla successiva realizzazione delle opere (non me ne vogliano alcuni se aggiungo) a prescindere dalla bellezza estetica dell’arredo urbano, (come accennato: “Nuovo muralismo” a parte).

Buona luce a tutti!

© Essec

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