sabato 22 agosto 2009

La profezia

Nel 1943 la guerra devastava l'Europa. Il nazismo e il fascismo non avevano più la certezza di vincere, ma erano ancora molto forti. In quell'Europa, dentro una piccola città italiana, una città piemontese, lungo il Po, viveva Giovanni, un bambino di 7 anni e mezzo. Aveva una madre, Giovanna, di 36 anni. Aveva una nonna, Margherita detta Rita, di 60 anni. Aveva tre zie, sorelle di sua mamma: Ines, di 40 anni, Angiolina, di 38 anni, e Vanda, di 27 anni. Questa era la sua famiglia. C'erano poi degli uomini, anch'essi abbastanza giovani, attorno al bambino e alle cinque donne. Ma contavano poco.
Un giorno del gennaio 1943, la zia Vanda disse alla mamma di Giovanni: «Oggi pomeriggio vado da un'amica che sa fare le carte. Ci stai a fartele fare anche tu?». La mamma di Giovanni si scoprì combattuta. Il futuro la spaventava e la attraeva. È bene o male sapere quel che ci aspetta? Conviene farsi fare le carte o è meglio stare lontani da questa pratica magica?
La signora Giovanna finì con l'accettare e andò da quella donna. Che le fece le carte. Con i tarocchi. La signora Giovanna la vide rabbuiarsi. Chiese, ansiosa: «Che cosa vedete?». La donna non voleva parlare. Bisognò tirarle fuori le parole con le pinze.
Disse: «Vedo una brutta cosa che riguarda la tua famiglia. Una persona che ami toglierà la vita a un'altra persona che ami».
La signora Giovanna si sentì stringere il cuore: «Davvero vedete questo? Ne siete sicura?».
La donna ricontrollò le carte, poi confermò: «Vedo questo, purtroppo».
La mamma di Giovanni scappò da quella casa con il respiro che le mancava. L'aria fredda, un'aria di neve imminente, la rianimò. A parte la guerra, tutto sembrava normale. Il Po scorreva limpido. Le colline si preparavano all'arrivo della sera. Una tradotta militare passava sbuffando sul ponte ferroviario. Due fidanzati si baciavano in un portone. Da un caffè ancora aperto veniva il suono di una radio a tutto volume. Trasmetteva una canzone che a lei piaceva molto: "Ma l'amore no". E lei doveva tornare al suo negozio, dove l'aspettavano la nonna Rita e Giovanni.
La signora Giovanna corse col cuore in gola. Nel correre disse a se stessa: «Che stupida sono stata a farmi fare le carte! Non ci devo credere alla cosa che mi hanno detto». Ecco quello che era bene fare: non crederci. E dimenticare. Proprio così: dimenticare i tarocchi, la donna dei tarocchi, la predizione dei tarocchi.
Fu bravissima, la signora Giovanna. La mattina dopo aveva già dimenticato tutto. Nella sua memoria non rimase nemmeno una scheggia, nemmeno una briciola, nemmeno un puntino della cosa orribile che avrebbe potuto stregarla.

GIAMPAOLO PANSA (MA L'AMORE NO - STORIA DI GENTE COMUNE NELL'ITALIA DELLA GUERRA CIVILE)

Nessun commento:

Posta un commento

Tutto quanto pubblicato in questo blog è coperto da copyright. E' quindi proibito riprodurre, copiare, utilizzare le fotografie e i testi senza il consenso dell'autore.