giovedì 3 settembre 2009

L’invidia? E’ il vizio clericale per eccellenza.


Il Cardinale Carlo Maria Martini, di ritorno da Gerusalemme nel giugno scorso, ha predicato gli esercizi spirituali nella casa dei gesuiti di Ariccia, vicino Roma. L’invidia? E’ il vizio clericale per eccellenza, è stata la sua risposta: “L’invidia ci fa dire: Perché un alto ha avuto quel che spettava a me? Ci sono persone logorate dall’invidia che dicono: Che cosa ho fatto di male perchè il tale fosse nominato vescovo e io no? E devo dirvi anche della calunnia: beate quelle diocesi dove non esistono lettere anonime”.
Non è stato uno spettacolo edificante nemmeno l’Armageddon fiscale scatenato a maggio 2008 dalla messa on line delle dichiarazioni dei redditi. In pochi minuti il sito WEB dell’Agenzia delle Entrate è andato in tilt sotto la marea irresistibile dei milioni di accessi. Tutti lì spulciare i guadagni del vicino di casa, del cugino che c’è l’ha fatta, del collega che “furbo lui, passa sempre davanti”. Per il critico d’arte Philippe Daverio l’invidia oggi “è il fondamento della nostra vita. Gli artisti nostrani, per esempio. Uno vede la robina del giapponese o di Jeff Koons e la vede andare all’asta a cifre incredibili, e io perché non rieco a vendere alla signora Brambrilla, si chiede? Risultato: gli italiani si dividono in due, gli invidiosi e i rassegnati. La maggioranza invidiosa ha votato Berlusconi, la minoranza rassegnata la sinistra”.
Magari come analisi dei flussi elettorali è un po’ tagliata con l’accetta, ma del resto come politologo Daverio non raggiunge la finezza che mostra come critico d’arte. Scuote la testa il Nobel Dario Fo: “siamo un paese dove si esaspera l’invidia. Ma è l’approdo di un’epoca grossolana, dove devi fare vedere quante case hai, quante amanti hai, quanto ce l’hai lungo e roderti per quante case ha il vicino, quante amanti ha e quanto ce l’ha lungo. Quando ero ragazzo io, subito dopo la liberazione, una delle cose buttate nel cesso, allora, era proprio l’invidia”. Forse anche perché in un paese distrutto c’era poco da invidiare? E poi si sa, le stagioni eroiche – come quella – sono sempre animate da impulsi generosi, dalla solidarietà. Tutto sommato è nel tran tran quotidiano che è più difficile mantenersi virtuosi.

Antonio Caprarica (Gli italiani la sanno lunga …. O no? – 2008 – Sperling & Kupfer)

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