giovedì 1 ottobre 2009

Tg3, via libera al cambio: La Berlinguer direttrice

ROMA — La tempra della nuova direttrice del Tg3 è in­dubbiamente forte, tenace, deci­sa. Anche negli inviti. Nel di­cembre 2008 Berlusconi chiese ai suoi di non partecipare più al­le trasmissioni Rai, accusata (ie­ri come oggi) di essere anti-cen­trodestra. Ignazio La Russa ac­cettò invece un invito a Primo piano di Bianca Berlinguer. Il Cavaliere si arrabbiò e lo chia­mò la mattina presto. La Russa: «Non potevo dire di no a Bian­ca Berlinguer....». E Berlusconi: «E tu dici no al presidente del Consiglio!». Fu galanteria larus­siana o timore per le vivaci rea­zioni della signora di fronte a un no dell’ultimo momento? Vai a sapere.
Bianca Berlinguer, 49 anni, una figlia di 10 anni di nome Giulia, un compagno di nome Luigi Manconi (sardo come lei che lo è per una metà, l’altra metà è romana per via della ma­dre Letizia), di carattere ne ha da vendere. Unito alla sua indi­scussa bellezza fece di lei, trent’anni fa nella Prima Repub­blica, un’icona irraggiungibile per un’intera generazione di ra­gazzi romani: alta, magra, fles­suosa, naturalmente abbronza­ta, lunghi capelli corvini, spes­so in motorino per le vie del centro, sempre in bianco d’esta­te.
Il tempo trascorso ha trasfor­mato quel fascino in un più ma­turo volto-simbolo del Tg3. Ha sempre convissuto elegante­mente con un cognome ingom­brante, mai esibito per scelta («è una decisione della fami­glia, non parliamo di mio padre in pubblico»). Però ha ricorda­to volentieri come in casa il pa­pà smettesse i panni del segre­tario di partito per discutere di politica con la moglie Letizia, cattolica praticante, in una dia­lettica paritaria e autentica. Le­zione che le ha segnato positiva­mente la vita e il modo di inten­dere il ruolo della don­na in una coppia.
Soprattutto chiamar­si Berlinguer non ha rappresentato una ren­dita di posizione, me­no che mai economica. Glielo riconobbe nel 2001 Stefania Craxi: «Né mio padre né Ber­linguer hanno lasciato eredità o tesori, lo sa bene Bianca che si è sempre guadagnata la vita lavorando, come ho fatto io».
L’esordio giornalistico risale al Mixerdi Giovanni Minoli («L’incontro con lui è stato una svolta») a 24 anni con qualche contratto a termine. Poi il Ra­diocorriere , infine il Tiggitrè di Sandro Curzi, nei giorni della prima guerra del Golfo. Alla scuola di Sandrone (in redazio­ne con Michele Santoro e Corra­dino Mineo) crebbe con Federi­ca Sciarelli e Giovanna Botteri. Un affetto durato fino alla mor­te del padre di Telekabul: fu Bianca a condurre la serata spe­ciale, una commozione celata ma visibile. Anche se Curzi eb­be da ridire quando Bianca, nel maggio 2008, accettò di andare in diretta con la scritta «cancel­lato » sul volto quando il Cda Rai decise di esiliare in terza se­rata Primo piano per lasciare la seconda a Serena Dandini in un duello tutto a sinistra («sembra Beirut»).
Il suo rapporto con la diretta è sereno e solido. Mai uno smar­rimento, giorni fa è andata in vi­deo persino senza voce. Solo ai tempi di Telekabul, durante uno speciale elettorale, le sfug­gì in diretta un «non rompere i c...» rispondendo a un’insisten­za dalla regia. Ci fu un’inchie­sta, ma nulla di grave.
La vita privata per lei è priva­tissima. Un ex marito e ora Man­coni. Nel settembre 1996 il pre­sentatore Valerio Merola svelò di essersi perdutamente inna­morato di lei dopo un brevissi­mo flirt e che Bianca poi non volle più vederlo. Titoloni sui giornali. Silenzio pneumatico dell’interessata che non com­mentò.
Invece di suo padre parlò e scrisse, sempre nel 1996, quan­do il Pds aprì un dibattito sul compromesso storico (criticato da Luciano Violante, Giuseppe Vacca, lo stesso D’Alema). Dalla sua lettera a l’Unità : «C’è il ri­schio che la ricostruzione stori­ca del ruolo di mio padre, e l’eventuale critica, siano piega­te a usi contingenti e a interessi politici di breve periodo e di scarso respiro da frettolosi com­mentatori ». Nessuno spazio affettivo, in­vece, per Francesco Cossiga che spesso sostiene di aver «racco­mandato » sua «nipote» Bianca Berlinguer. Algida risposta di lei, 2008: «Il presidente emerito sostiene di essersi adoperato per la mia carriera. L’interven­to, non richiesto né sollecitato, non ha, per sua stessa ammis­sione, sortito buon fine. Lo pre­go di astenersi per il futuro da simili raccomandazioni perché non vorrei che, oltre che rivelar­si inutili, mi procurassero ulte­riori danni». Ecco: qui c’è vera­mente tutta la più autentica Bianca Berlinguer.

Paolo Conti (Corriere della Sera - 01 ottobre 2009)

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