Ottanta italiani su cento credono in Dio. Saremmo, dunque, il popolo più devoto d'Europa: ma solo un terzo è convinto che, dopo la morte, ci sia una possibilità di dannazione. La colpa più grave è la violenza: seguono bestemmia, calunnia e droga. Lievissimi peccati per questi religiosi sono l'evasione fiscale e l'assenteismo dal lavoro. Al servizio dei fedeli funzionano quasi 26.000 parrocchie, governate da 226 diocesi. C'è un sacerdote per ogni 972 abitanti e nei conventi pregano 150.000 suore.
La maggioranza dei seguaci della Chiesa di Roma non condanna il sesso fuori dal matrimonio: incerta è la valutazione dell'omosessualità, che molti però assolvono. Il papa non ha divisioni, Stalin voleva sapere: quante?, ma comanda quasi 39.000 preti e 238 vescovi, che dispongono per l'apostolato di giornali, case editrici, radio e anche di 54 tv. C'è anche una Associazione cristiana dei lavoratori (Acli). Nessun segno apparente di anticlericalismo: i giovani non sanno nulla dell'Asino di Podrecca, un giornale che difendeva il popolo, paragonato al somaro utile, paziente e bastonato, dagli inganni dei frati, delle monache e del pontefice, o del Don Basilio, che sparì dalle edicole dopo le elezioni del 1948. Solo trenta pecorelle, come le chiama il Vangelo, sulle cento che dovrebbero formare il gregge, si ritrovano alla messa della domenica. Le altre sono smarrite e non rispondono neppure più all'appello del pastore, quando le esorta a votare per la Dc.
Una volta, alla radio, un bravissimo giomalista, Gigi Marsico, fece una esilarante intervista con un brav'uomo che dalla nascita viveva un dramma: si chiamava Pernacchio. Cercava disperatamente una soluzione. Ricordo che nell'elenco telefonico di Milano alla lettera C figurava una signora dall'identità imbarazzante: Culin Rosa.
Da un articolo di Andrea Lambertini imparo che in base alle norme di legge contenute nel Regio Decreto 1238 c'è un ripiego per i cognomi ridicoli, vergognosi, o che denotano origine illegittima. Sembra che il maggior numero di richieste di un cambiamento si registri in Puglia, dove si segnalano diversi Pisciavino, Cacchio e Chiappa, mentre in Campania sono in imbarazzo, al momento delle presentazioni, i signori Muoio e Mastronzo, e in Sicilia hanno qualche problema le famiglie Ficarotta. Attenti i coniugi Vacca a non battezzare la figlia Vera. Anche il Nord ha i suoi Contacessi, Bastardi, Maiale, Pissarotti, Finocchi, Figuccio e Purgato, e non potevano mancare i Puzzone. Ogni anno più di mille cittadini di questo Paese cercano dunque di sottrarsi al sorriso ironico, o alla battuta allusiva: e penso alla soddisfazione del signor Cacchio quando ha potuto cambiare con una sola lettera - diventando Lacchio un triste destino, cominciato magari sui banchi di scuola C'era già, ai miei tempi, qualche maestro spiritoso che rifacendosi a una canzonetta di moda mi diceva: Adagio, Biagio. Che risate.
Enzo Biagi (I Come Italiani - 1993)
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