venerdì 3 agosto 2012

Una perfetta impudenza

Quatto quatto, nelle more della calda estate, quando tutti sono un po' torpidi e non è detto che capiscano appieno ciò che leggono, Monsignor Ernesto Galli della Loggia ha pubblicato un editoriale intitolato 'Una perfetta impudenza'. Scrive Monsignore: “Da un po' di tempo chi vive in questo Paese non può fare a meno di chiedersi dove mai erano negli ultimi trent'anni gli attuali protagonisti della scena pubblica italiana, che cosa allora essi dicevano e facevano addirittura se abbiano mai detto o fatto qualcosa. O forse, invece, erano ancora in troppo tenera età? O magari tutti all'estero e si occupavano d'altro? Oggi, infatti, nessuno sembra essere stato responsabile di nulla”. Monsignore si addentra poi in un 'cahier de doleance' contro i partiti, la casta, le oligarchie, il lobbismo, le lottizzazioni sfacciate e tutte le altre nefandezze di cui si è resa responsabile in questi trent'anni la classe dirigente italiana, politica, economica, intellettuale. Tutto ineccepibile. Ma qui sorge, spontanea, una domanda. Dov'era, in questi anni, l'ultrasettantenne Ernesto Galli della Loggia? Pensava di portare ancora i calzoncini corti o viveva all'estero oppure si occupava d'altro? No, Ernesto Galli della Loggia è da vent'anni, insieme al suo degno sodale Angelo Panebianco, il principale editorialista del Corriere della Sera. Ha avuto vent'anni per denunciare, con la forza che dà un giornale dell'importanza del Corriere, le cose che denuncia oggi. Invece è stato zitto. Peggio: complice consapevole. Perchè il Corriere della Sera, con i suoi editorialisti (non con i suoi bravissimi cronisti), a principiare proprio da Ernesto Galli della Loggia, si è appiattito come una sogliola davanti al potere politico ed economico, ne ha coperto le responsabilità, non ci ha nemmeno provato a frenare la prepotenza dei partiti e dei loro rappresentanti.

Il della Loggia, che accusa giustamente la Camusso (unico nome che fa, la prudenza non è mai troppa) di essere retriva e conservatrice, è stato ostile a qualsiasi novità che potesse turbare l'ordine costituito, dalla prima Lega di Umberto Bossi alle inchieste di Mani Pulite, per finire poi ad avallare, lui sedicente liberale, insieme agli altri sedicenti liberali del Corriere, Panebianco e Ostellino, tutte le illiberalità di Silvio Berlusconi supportandolo in quella devastante campagna di delegittimazione della Magistratura italiana che ci ha impedito di fermare, quando forse si era ancora in tempo utile, la frana che ci sta crollando addosso. Il della Loggia per intorbidare ulteriormente le acque aggiunge che “ci siamo stati tutti” nel gioco delle responsabilità. Eh no, egregio Monsignore, parli per sé e per i suoi pari, perché c'è chi – e non sono pochi e nemmeno anonimi – a questo gioco non c'è stato e ha pagato, e paga tuttora, prezzi assai salati mentre lei evoluisce ancora, spudoratamente, sulla prima pagina del Corriere che non è un luogo per derelitti ma per quei privilegiati che “c'è da giurarci” parole sue “sono più o meno i medesimi intenti a recitare oggi la parte dei superindignati”.

E qui Monsignore raggiunge una vetta difficilmente superabile. Denuncia l'indignazione postuma nel momento in cui la sta praticando. Una perfetta impudenza.

Massimo Fini (Il Fatto Quotidiano, 28 luglio 2012)


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