sabato 29 settembre 2012

I miei figli



Sei settimane fa è nato mio figlio secondogenito, 10 anni circa dopo la nascita di mia figlia Lisa. Andrea è stato messo al mondo dalla mia compagna di vita ed è stato un regalo immenso per tutta la nostra famiglia.
In quell'occasione scrissi il pezzo che potete leggere sotto per tentare di raccontare in poche linee il mio percorso di donna, di lesbica, di madre. Un pezzo che pubblicai sul mio profilo facebook per condividerlo con le tante persone che s'interessano al fenomeno della genitorialità delle persone omosessuali. Le reazioni, le numerose condivisioni, i bei commenti mi hanno lasciato pensare che valeva la pena riproporvelo come primo pezzo su questo blog: una specie di presentazione, personale e politica, di un percorso di vita.
Buona lettura.
Ogni giorno nascono migliaia di figli che spesso fanno la gioia delle loro famiglie e rendono la vita dei propri genitori più bella e più ricca. Tutti i genitori del mondo guardano alle loro creature come se fossero la settima meraviglia del mondo e per certi versi ogni nuovo nato lo è per tutte le promesse e le speranze che sembra portare. Ogni volta e per tutti, un nuovo figlio è (o dovrebbe essere) nello stesso tempo, una meraviglia e la continuazione quasi banale della vita. Ma per una donna lesbica nata nel 63, dire queste tre semplici parole, "I miei figli", rileva di un qualcosa di quasi magico, di straordinario comunque. Eppure nel mio immaginario di bambina e di adolescente ho sempre visto nel mio futuro di donna anche una madre. E nello stesso tempo ho affermato, molto presto e determinata: "non mi sposerò mai". Due cose che nella testa di mia madre erano inconcepibili e forse anche nella mia ma non sapevo bene il perché. E poi a 17 anni l'incontro con Raphaelle e poco dopo la consapevolezza chiara e limpida che la mia vita l'avrei costruita con una donna. Ricordo ancora perfettamente quel giorno del maggio del 1982 quando ogni cosa finalmente aveva trovato il proprio posto e le parole potevano nominare ciò che sentivo e non avevo capito fino a ora. Ero incontestabilmente lesbica e la cosa non mi spaventò e non mi fece ribrezzo e non mi sentii non adeguata o strana o diversa. Al contrario mi sentivo finalmente realizzata e capivo ogni cosa e mi sentivo finalmente libera e piena e intera. Però ricordo anche che quel giorno stesso, dissi alla donna che amavo "peccato, non avremmo mai figli". Ero troppo giovane e innamorata per esserne davvero ferita in quel momento. Era solo una constatazione serena. Era una rinuncia formulata: essere lesbica e decidere di viverlo pienamente voleva dire semplicemente non avere figli. Avevo come tutti assorbito un concetto mai veramente espresso ma pesante e presente come un macigno: gli omosessuali sono sterili; non sterili biologicamente certo ma sono persone a cui viene imposta una sterilità sociale indiscussa e indiscutibile. Gli unici omosessuali che avevano figli erano quelli che rientravano nel sistema, sposandosi e dando all'esterno un'immagine che corrispondeva a quella che ci si aspettava da un uomo, da una donna. Una vita falsa insomma che non ero disposta a vivere. Quanti matrimoni combinati, quanta ipocrisia, dolori, e anche arrangiamenti tra gay e lesbiche che ancora oggi purtroppo perdurano ! E poi i tanti che in buona fede ci provavano, si sposavano, e poi divorziavano, spesso con molti drammi e solitudine per figli e genitori. I miei figli. I miei figli hanno due mamme. Nel 78, avevo 15 anni, in piena adolescenza ribella e mi ricordo ancora con quanta attenzione e curiosità vidi la notizia della nascita di Louise Brown, la prima bambina al mondo nata grazie a un concepimento in vitro, una fivet. Mi sembrava straordinario e non so come spiegarlo ma sentivo senza capirlo che questa cosa mi riguardava da molto vicino. I miei figli sono nati tutti e due grazie a una fivet e grazie a doni di gameti esterni alla coppia. Sono nati perché un giorno, avevo 38 anni, capii una cosa semplicissima ma rivoluzionaria: io non ero sterile e nemmeno la mia compagna era sterile. Ciò che ci aveva rese sterili fino allora erano due elementi che potevano trovare soluzioni entrambi: il primo elemento era estremamente potente, l'oppressione sociale ; il secondo aveva soluzioni immediate se si riusciva a superare il primo : la mancanza di un gamete maschile. Tutto il resto funzionava o almeno poteva funzionare o era programmato per funzionare. E io potevo diventare madre semplicemente se passavo da un concetto all'atro, da una consapevolezza all'altra e cioè dalla sterilità sociale imposta alla molto più semplice sterilità di coppia. Scoprii in effetti con liberazione che la nostra vera sterilità era una semplice sterilità di coppia, equivalente in tutto e per tutto alla sterilità che affliggeva migliaia di coppie eterosessuali incapaci di concepire per motivi "tecnici" : aspermia, ovuli non adeguati, uteri assenti e mi resi conto che la scienza poteva aiutare noi come aiutava loro. I miei figli sono nati perché abbiamo rifiutato l'imposizione della sterilità obbligata per le coppie e le persone omosessuali. Perché piano piano abbiamo disimparato a "non pensarci", a negarci questa possibilità. I miei figli sono nati grazie a Louise Brown e a Robert Geoffrey Edwards e alle centinaia di migliaia di coppie infertili che non si sono arrese "al destino" "alla volontà di dio" alla "maledizione". Oggi nel mondo nascono bambini grazie alle PMA ogni secondo e ognuno di loro è un regalo straordinario che la vita e la scienza fa ai loro genitori e ai bambini stessi. Il fatto che alcuni di questi genitori felici e appagati siano omosessuali dovrebbe essere un particolare che non cambia nulla alla magia dei fatti. Un particolare per certi aspetti perché una famiglia è una famiglia è una famiglia, punto. Ma una rivoluzione per tanti altri aspetti... Nelle nostre famiglie ci sono adulti consapevoli e preparati e bimbi che sanno tutto della loro storia e che crescono con la consapevolezza di essere stati desiderati più di ogni altra cosa e questo, insieme ai baci e ai rimproveri fa diventare loro grandi e forti anche per affrontare l'omofobia, la stupidaggine, l'ignoranza. Nelle nostre famiglie, si cresce nella verità della propria storia e si impara che è l'amore che crea una famiglia e che l'amore è più forte dei legami di sangue, dei cromosomi e anche delle leggi. Si impara anche che una mamma può assumere un ruolo tradizionalmente paterno e un papà quello tradizionalmente materno e che queste fluttuazioni non cambiano nulla per i figli ma sono importanti per tutti poiché offrono un modello in cui i ruoli di genere saltano in aria per dare libertà a tutti quanti. Quando un bambino cresce nella verità, nell'amore, nel rispetto e nei limiti protettivi che gli danno adulti amorevoli, questo bambino crescerà forte e sicuro.
E quello che io, Raphaelle e i nostri figli auguriamo a tutti i bambini del mondo.


Giuseppina La Delfa (Presidente Associazione Famiglie Arcobaleno)




giovedì 27 settembre 2012

Il caso Sallusti. La casta dei giornalisti

Non sono per niente d'accordo con l'articolo di Marco Travaglio (22/9) in cui l'editorialista del Fatto ritiene ingiusto, e quasi obbrobrioso, che il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, rischi di scontare un anno e due mesi di carcere in seguito a una condanna che la Corte d'Appello di Milano gli ha inflitto per aver diffamato, su Libero, un giudice tutelare di Torino. Si tratta di una difesa corporativa. Noi giornalisti siamo una corporazione, e, attenti come ogni altra corporazione, a mantenere i nostri privilegi (in oltre sessant'anni di vita repubblicana un solo giornalista, che io ricordi, ha scontato effettivamente il carcere: Giovannino Guareschi che aveva diffamato il Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi).
A differenza di Travaglio io considero Sallusti un ottimo professionista, ottimo come tale e ne sono ricambiato tant'è che più volte, e ancora pochi mesi fa, mi ha proposto di andare a lavorare per i giornali che dirige (ma io non posso, non ho la disinvoltura dei Santoro e dei D'Alema).
Ma qui non è in discussione se Sallusti sia o meno un ottimo collega, sono in gioco questioni di principio come dice lo stesso Travaglio (“ciò che conta è il principio”). E questa volta Travaglio, in genere così lucido e incisivo, si ingarbuglia in un articolo insolitamente faticoso e contorto. Prima scrive che il carcere dovrebbe essere riservato ai delitti dolosi, poi che “in tutti i Paesi civili nessun giornalista può rischiare in prima battuta il carcere per quello che scrive...neanche se è intenzionalmente diffamatorio”. Il diffamato, secondo Travaglio, dovrebbe accontantarsi della rettifica, solo se questi non potrebbe adire le vie legali, penali e civili. Il fatto è che il nostro Codice penale non fa distinzione fra diffamazione dolosa e colposa e non prevede che la rettifica sia esaustiva. Se la Cassazione confermerà la sentenza della Corte d'Appello Sallusti deve andare in carcere, come qualunque cittadino che sia nelle sue stesse condizioni. Che la legge debba essere “uguale per tutti” è proprio una battaglia del Fatto, quasi la sua ragione sociale, e non possiamo sconfessarla perché oggi nei guai è un nostro collega, simpatico o antipatico che sia. Noi giornalisti non siamo cittadini speciali, killer con la 'licenza di uccidere' come gli agenti della Cia. Dobbiamo rispondere di ciò che scriviamo. Io, che ho qualche anno più di Travaglio, ho assistito a troppi massacri perpetrati dalla stampa, con conseguenze tragiche, prima che 'lorsignori', con Mani Pulite, scoprissero improvvisamente, e del tutto strumentalmente, il 'garantismo'. Cito, per tutte, la vicenda del 1969, di Adolfo Meciani, implicato nel 'caso Lavorini', che si uccise, innocente, in carcere impiccandosi a un lenzuolo. Un autentico omicidio di stampa.
Questo 'de iure condito' come suol dirsi. 'De iure condendo' si possono e si debbono fare delle riforme sulla questione della diffamazione a mezzo stampa. 1) Un tempo, quando le persone avevano più a cuore il proprio onore che i quattrini, si querelava “con ampia facoltà di prova”. Se il giornalista dimostrava di aver scritto il vero era a posto. La 'facoltà di prova' dovrebbe essere resa obbligatoria in ogni procedimento penale per diffamazione. 2) Dovrebbero essere inibite le azioni civili di danno prima della querela penale. Perché nell'azione civile quel che conta, più della verità dei fatti, è il danno e anche un ladro può essere danneggiato se viene definito ladro 'in termini non continenti'. La definizione è talmente generica e vaga che il giornalista viaggia col freno a mano tirato. Se io attraverso col rosso so di aver commesso un'infrazione. Se uccido un uomo so che è un omicidio. Ma quali sono i 'termini non continenti'? 3) Ha ragione Travaglio quando scrive che i politici inondano i giornalisti con azioni penali e civili per diffamazione con richieste milionarie di risarcimento che sono chiaramente intimidatorie. Se un presunto diffamato perde la causa dovrebbe essere obbligato a pagare una penale proporzionata alla sua richiesta. Così ci penserebbe due volte.
Il corporativismo dei giornalisti è anche una delle cause per cui non si riesce a risolvere l'annosa questione delle intercettazioni. Qui sono in gioco tre interessi contrastanti. 1) L'interesse all'efficacia delle indagini e quindi a una efficiente amministrazione della Giustizia. 2) L'interesse del cittadino, coinvolto a qualsiasi titolo in un procedimento penale, a non veder lesa anzitempo la propria reputazione. 3)L'interesse del giornalista a informare e, soprattutto, quello della comunità ad essere informata. Sappiamo benissimo che i berlusconiani ( enon solo loro vorrebbero limitare al massimo le intercettazioni perché hanno la coda di paglia. Non è questa la strada. Oggi per i reati associativi, soprattutto quelli finanziari, in una società complessa come l'attuale, le intercettazioni, telefoniche e ambientali, sono uno strumento indispensabile e la Magistratura deve poterlo utilizzare, anche a tappeto...Degli altri due interessi in gioco, nella fase istruttoria deve prevalere quello della difesa dell'onorabilità delle persone perché nella fase delle indagini preliminari, inevitabilmente incerta, a tentoni, possono essere coinvolte, con dettagli scabrosi sulla loro vita privata …., persone che risulteranno poi estranee al procedimento in corso e che hanno il sacrosanto diritto alla tutela della loro privacy. Al dibattimento il discorso si capovolge; l'interesse della comunità ad essere informata prevale su quello della tutela dell'onorabilità degli indagati e anche dei comprimari, perchè in quella fase arrivano solo i materiali effettivamente utili al processo. Questo (istruttoria segreta, dibattimento pubblico) era il sistema del Codice penale di Alfredo Rocco che sarà stato anche un fascista ma era un giurista di primissimo ordine. Oggi siamo in mano a dei dilettanti allo sbaraglio e, quasi sempre, anche in malafede.



venerdì 14 settembre 2012

Skatepark Carlo Folino (Catanzaro)



Immagini scattate nel Parco della Biodiversità Mediterranea di Catanzaro dove insiste lo Skatepark dedicato a Carlo Folino. I murales documentati (fotografati nel 2007) sono stati realizzati in memoria dello stesso da diversi writers e scolaresche. Il video testimonia, nel suo piccolo, come ogni writer, qualsiasi sia la sua inclinazione e provenienza, ricerca e studia un'evoluzione personale, per arrivare ad uno stile proprio in modo tale da distinguersi dagli altri ed essere notato maggiormente.

Di Pietro tende la mano al M5S: “Beppe, se vai da solo la vecchia politica ti frega”

Se in futuro ci fosse la possibilità di coordinare e coagulare il dissenso intorno a una proposta politica costruttiva, noi non solo parteciperemmo, ma ne saremmo promotori”. Sembra un ex Dc qualsiasi, invece è Antonio Di Pietro: non si è trasformato in Enrico Letta, sta solo parlando a Beppe Grillo, uno che in genere morde. Meglio dunque essere prudenti.

Onorevole Di Pietro, i sondaggi danno M5S e Idv insieme al 25 per cento. Potreste essere il primo partito.
È un dato di fatto che la maggioranza non solo relativa, ma anche qualificata degli italiani non crede più alla classe politica tradizionale, a quelli che in un modo o nell’altro si mettono sempre d’accordo, com’è stato per il governo Monti. Doveva essere una situazione transitoria per rispondere alle sollecitazioni dell’Europa e si è trasformato in un governo di lungo corso sostenuto da una coalizione di partiti che si erano presentai su fronti opposti. E adesso si parla pure di Monti bis.

Quindi che fa, si allea con Grillo?
Se ci fosse la possibilità di coagulare il dissenso l’Idv se ne farebbe carico, ma è evidente che in queste ore è la priorità della politica è individuare una legge elettorale che permetta l’ennesima truffa: un voto ognuno per sé e poi un bell’inciucio post elezioni tra partiti che si presentano in alternativa di giorno e si accoppiano di notte.

Non si voterà con il Porcellum?
La legge elettorale ci sarà. Questa attuale non risponde più agli interessi dei partiti tradizionali. Oggi c’è la necessità è fermare la disperazione e il dissenso non dal punto di vista delle risposte, perché non sanno come darle, ma isolando la contestazione anche se rappresenta la maggioranza relativa dei cittadini.

Cioè voi, i non allineati. Però Il M5S non vuole allinearsi proprio con nessuno.
Non intendo tirare in alcun modo la giacchetta al Movimento 5 Stelle, perché ha fatto la scelta di esprimere e raccogliere la protesta contro la vecchia politica. Noi dell’Idv, che la protesta l’abbiamo fatta prima di loro, diciamo solo: attenzione, di sola protesta si muore, bisogna costruire un’alternativa e aver il senso di responsabilità per mettere insieme tutte le forze che possono trovarsi intorno a un programma. Se stai da solo questi ti fregano, paradossalmente il voto di mera protesta toglie la possibilità alternativa.

Consigli a Grillo? Non è uno che li accetta in genere…
L’errore è che personalizzare: Grillo oggi, come Di Pietro ieri. Chi vota l’uno o l’altro sta votando non la persona ma un’idea di politica diversa, personalizzare e ghettizzare il voto su Grillo o Di Pietro serve solo all’informazione malata .

E il dibattito sulla democrazia interna al Movimento?
Anch’io quando ho fondato l’Idv ero da solo. Prova a seminare un campo di grano, all’inizio è un chicco di grano, poi da chicco nasce chicco. Ora anche il M5S si sta strutturando e radicando sul territorio. Un processo del genere va aiutato, non criminalizzato una cosa del genere. Se tanta gente vota Movimento 5 Stelle, bisogna chiedersi il perché. Al di là della stima personale che ho per Beppe e Casaleggio, sto cercando di trovare una via per costruire un’alternativa, una massa critica alternativa. E non parlo solo di Grillo, anche la raccolta di firme per il referendum contro la riforma Fornero del lavoro va nella stessa direzione, una proposta di programma politico ma anche un messaggio ai partiti che a parole dicono sempre di voler stare dalla parte dei più deboli. Con chi vuoi stare, con D’Alema che vuole Casini al governo e dunque rafforzerà la riforma Fornero o con noi?

Matteo Renzi, a proposito della foto che la ritrae insieme a Vendola dopo il deposito delle firme, dice che è “brutta”, il simbolo “di una sinistra che non governerà mai”.
L’Italia dei Valori non intende parlare solo al popolo di sinistra, questa schematizzazione è l’ennesima furbata per sfuggire al merito. Renzi, piuttosto, ci dica se un lavoratore che viene illegittimamente licenziato debba essere o no reintegrato sul posto di lavoro se una sentenza riconosce che è stato leso un suo diritto. Questo è il punto. Bisogna dire da che parte si sta.

Enrico Letta invece si è arrabbiato con Vendola: “Niente scherzi”, dice.
Una cosa è la dirigenza del Pd, una cosa sono gli elettori del Pd. Preferisco parlare con loro. In questo momento sto per partecipare alla festa della Fiom di Torino. Fuori mi stanno aspettando i lavoratori della De Tomaso, uno dei 150 tavoli di crisi aperti al ministero. Sono quasi mille persone, prese in giro da un imprenditore malfattore [Gian Mario Rossignolo, agli arresti domiciliari perché accusato di truffa ai danni dello Stato, ndr] che aveva promesso mari e monti e poi li ha lasciati in mezzo a una strada. Su questi temi è inutile cercare di non disturbate il manovratore. Bisogna intervenire in modo concreto.

Stefano Caselli (Il Fatto Quotidiano del 14 settembre 2012)


Centrodestra, le spese pazze della Pisana

Ci sono le cene da 120 persone in ristoranti da 40 coperti, le cravatte di Marinella come regalo di Natale, lo champagne "di rappresentanza", le macchine prese a nolo, le migliaia di euro di rimborsi benzina, i soggiorni per due persone in giro per l'Italia. L'elenco delle spese del gruppo del Pdl contiene di tutto, gelosamente custodito dal "grande accusato". Franco Fiorito, ex capogruppo defenestrato, sulla graticola da una settimana per i suoi bonifici, i suoi prelievi e la gestione della cassa del gruppo, da ieri indagato dalla magistratura per peculato, si dice "turbato" per "l'operazione" messa in piedi contro di lui ma non vuole crollare da solo.

Per due anni e mezzo è stato lui a firmare le autorizzazioni di pagamento per le spese dei suoi consiglieri e adesso, "nauseato da quanto sta succedendo", mostra, ricevute alla mano, come "i moralizzatori" spendevano i soldi ("troppi, è vero, troppi") che la Pisana affidava a ogni gruppo. A emergere ci sono migliaia di euro spesi per "studio progettazione grafica e realizzazione materiale promozionale Popolo della libertà". Un'attività che dovrebbe essere in linea con quelle per le quali viene erogato il finanziamento. Eppure, per Fiorito, "mai nessun materiale ci è stato recapitato". Secondo l'ex capogruppo sarebbero stati tutti richiesti dal suo successore, Franco Battistoni. Sul quale c'è un corposo capitolo che riguarda cene e pranzi in ristoranti in giro per il Lazio. Soprattutto uno, il Pepenero di Capodimonte, provincia di Viterbo: sul suo sito internet viene riportata l'annotazione "40 coperti" e invece, nelle ricevute allegate da Fiorito ("Le porterò tutte con me quando la magistratura vorrà sentirmi", promette), vengono registrati pranzi da 80 e 120 coperti. E una volta sono 4.200 euro di spesa, un'altra 6.000, un'altra ancora 5.000.

Sono davvero tantissime le ricevute di ristoranti inserite tra le carte. Non frequentati solo da Battistoni ma anche dagli altri componenti del gruppo, tutti firmatari della lettera con la quale Fiorito è stato messo alla porta a fine luglio. Ci sono le "cene sociali" del gruppo Pdl da Pasqualino al Colosseo o al Bar Martini, sempre di fronte all'Anfiteatro Flavio, tenute in vari periodi dell'anno: a marzo, a luglio, a novembre e a dicembre del 2011. Gli importi, sempre significativi: 7.000 euro, 9.900 euro, 8.800 euro, altri 7.000 euro. Tutte spese della consigliera Veronica Cappellaro che si fece dare l'ok anche per alcune riprese fotografiche da 9.000 euro.

Poi c'è il singolare "noleggio del set di Roma antica e del teatro 10 di Cinecittà", richiesto dal vicecapogruppo Carlo De Romanis per quella che Fiorito, nei giorni della sua cacciata, aveva definito "una festa con donne semivestite in costume". Il costo richiesto sarebbe stato di 48.000 euro, anche se lo stesso Fiorito, due mesi fa, disse di non aver voluto autorizzare la spesa. Ci sono i soggiorni per due ("Consigliere più amante", insinua maliziosamente Fiorito) in missione al Salone del Gusto di Torino. O i 1.200 euro spesi da Marinella, in via Riviera di Chiaia a Napoli per 10 cravatte, una sciarpa di lana e 4 portadocumenti in pelle. O le bottiglie di champagne da regalare per Natale. Tutto testimoniato ricevute alla mano, pagato coi soldi che servivano per il funzionamento del gruppo. Il vaso di Pandora, insomma, è stato scoperchiato. La guerra dei soldi nel Pdl è appena cominciata.

Intanto Francesco Battistoni, capogruppo del Pdl alla Regione Lazio, si è presentato oggi al procuratore aggiunto Alberto Caperna e al pubblico ministero Alberto Pioletti ai quali ha affidato l'indagine su Franco Fiorito, indagato per peculato. Per tre ore, ascoltato come persona informata sui fatti, come aveva detto prima di entrare nell'ufficio di Caperna. Battistoni ha detto: "la situazione dei conti correnti del Pdl alla Regione Lazio è ormai nota a tutti. Sono venuto qui per fornire ai magistrati elementi di certezza e di chiarezza".

MAURO FAVALE (La Repubblica - 13 settembre 2012)


giovedì 13 settembre 2012

E’ colpa di Monti, altro che Statuto dei lavoratori

Cosa si fa quando non si è abbastanza onesti da riconoscere un fallimento? Si cerca qualcuno a cui dare la colpa e poi la si butta in caciara. E’ quello che ha fatto oggi il professor Mario Monti, che per coprire il disastro della sua politica economica e sociale dà la colpa allo Statuto dei lavoratori, cioè ai diritti dei lavoratori.

Detto senza mezzi termini, è una balla grossa come una casa. Anche i sassi sanno che se gli investitori non portano soldi in Italia è per ragioni che con i diritti dei lavoratori non c’entrano niente. A bloccarli è l’enorme burocrazia che non solo rallenta tutto ma genera anche una ancora più immensa e proibitiva corruzione. E’ la tassazione sulle imprese e sul lavoro, che non ha pari in Europa. E’ l’evasione fiscale e la fuga dei capitali all’estero, che ammazza le imprese oneste.

Ci venisse a dire, Monti, quanti posti di lavoro ha creato la soppressione dell’art. 18. Non lo ha fatto e non lo farà, perché la risposta è: nemmeno uno, anzi in questi giorni sono iniziati i primi licenziamenti per ragioni economiche, con le clausole previste dalla Fornero.

L’attacco allo Statuto dei lavoratori è una fredda provocazione messa in atto per nascondere il fatto che la politica lacrime e sangue, il taglio drastico delle pensioni, la legge sui licenziamenti facili della Fornero, l’aumento spropositato delle tasse e la mancanza di provvedimenti per la crescita non hanno portato nessunissimo risultato positivo mentre gli esiti disastrosi sono sotto gli occhi di tutti: recessione, disoccupazione e povertà.

Per giustificare e occultare i suoi fallimenti il governo mira ora a creare conflitti sociali ingovernabili, di cui l’Alcoa rappresenta la punta dell’iceberg.

Monti può mettersi l’anima in pace. Noi non ci facciamo ingannare e non si faranno ingannare i lavoratori e i cittadini. L’attacco allo Statuto dei lavoratori ci spinge a portare avanti con energia anche maggiore la raccolta firme sui referendum che partirà il prossimo 12 ottobre. Non si tratta di tornare al passato, ma di garantire un futuro alle nuove generazioni, e non sarà possibile senza ridare pieno corso al più fondamentale tra i diritti garantiti dalla nostra Costituzione: quello al lavoro.

Antonio di Pietro (12 settembre 2012)


mercoledì 12 settembre 2012

Lo squadrista Luigi Manconi

Luigi Manconi, sociologo, politologo, docente universitario, ex portavoce dei Verdi, ex Ulivo, improvvidamente sottosegretario alla Giustizia nel governo Prodi II, dopo aver dato, sulla scia di Bersani, del 'fascista' a Beppe Grillo e ad Antonio Di Pietro, lo appioppa, per proprietà transitiva, anche al Fatto “giornale vicino alle posizioni di Grillo e di Di Pietro”. E se non proprio 'fascisti' per Manconi siamo comunque degli squadristi di destra. “Prendo, a mo' di esempio, un titolo a tutta pagina del Fatto Quotidiano del 5 aprile scorso: 'In un Paese di ladri'...C'è la questione del giustizialismo: se tutta la vita sociale viene vista attraverso la fattispecie penale è inevitabile che questa si porti appresso pensieri e invettive conseguenti. Se viviamo 'in un Paese di ladri' è inevitabile che il primo e principale slogan politico coincida col grido di Giorgio Bracardi: 'In galera!' ”.

A parte che 'giustizialismo' e 'garantismo' sono due categorie inventate durante la stagione di Mani Pulite ad uso dei politici indagati (Non esiste un'applicazione 'giustizialista' o 'garantista' della legge. Esiste l'applicazione della legge. Naturalmente il magistrato, come tutti, può sbagliare, e per questo il nostro ordinamento prevede una serie di verifiche e controlli, il Gip, il giudizio di primo grado, l'Appello, la Cassazione e, in presenza di un imputato detenuto, i ricorsi al Tribunale del riesame e ancora alla Cassazione) è meglio gridare a qualcuno, che risulti che se lo è meritato, 'in galera' che mandarlo direttamente al cimitero. Manconi, 64 anni, è infatti una di quelle felici persone che sono sempre nate ieri e hanno l'invidiabile capacità di rimuovere totalmente il proprio passato. Luigi Manconi è stato un importante leader di Lotta Continua. Negli anni Settanta scendeva in strada con i suoi compagni e, oltre a spaccar vetrine e, all'occorrenza, anche qualche cranio, urlava “Fascista, basco nero, il tuo posto è al cimitero”, “Uccidere un fascista non è reato”. Il quotidiano di Lotta Continua pubblicava foto, indirizzi, percorsi, abitudini di 'fascisti' o presunti tali, indicandoli al pubblico ludibrio e alle squadracce e alcuni, a colpi di spranga sono finiti effettivamente al cimitero, altri sulla sedia a rotelle.

In Italia ogni volta che si presenta qualcosa di nuovo non inquadrabile nei parametri della partitocrazia, che anzi ad essa si oppone, e in quelli della cosidetta 'intellighentia' di sinistra, la risposta pavloviana, e non innocente, è sempre la stessa: “Fascisti!”. Nei primi anni Novanta, prima che fosse inglobata e innocuizzata, toccò alla Lega. Bossi e i suoi hanno sproloquiato spesso e volentieri, ma nella storia, ormai trentennale, di questo movimento non c'è un solo atto di violenza. Mi ricordo che La Repubblica, non sapendo a che altro appiggliarsi, una volta che davanti al municipio di Milano un cane, presunto leghista, abbaiò alla consigliera comunale repubblicana Rosellina Archinto, titolò a otto colonne in testa alla prima pagina: “Aggressione fascista della Lega a Milano”. Ora tocca a Grillo, ma nemmeno ai 'grillini' sono addebitabili eccessi se non di linguaggio. Eccessi a cui, peraltro, si dedicano tutti (si leggano Il Giornale e Libero). La verità è che Grillo, come la Lega d'antan, fa paura col suo 15/20% di consensi cui lo danno i sondaggi. E allora è 'fascista'. E anche noi del Fatto se non propriamente fascisti siam squadristi.

E' destino della mia generazione, coeva a quella dei Manconi, di dover prendere lezioni di buona educazione politica da chi, nelle parole e nei fatti, squadrista, e anche peggio, lo fu davvero.

Massimo Fini (Il Fatto Quotidiano, 8 settembre 2012)


sabato 8 settembre 2012

Monti&Co, nove mesi di annunci. Ma per i giornali diventano riforme

“Ci siamo dati la consegna del silenzio”, rispondevano i nuovi ministri tecnici nei primi giorni del sobrio governo Monti. Poi Monti andò a Porta a Porta e si aprirono le cateratte. Una cascata di esternazioni, annunci, promesse, proclami, boutade, intimazioni, giuramenti, ultimatum, penultimatum, scadenze, slogan, parole d’ordine ma soprattutto in libertà. Intendiamoci. La politica delle chiacchiere non è una novità: i partiti ci campano da almeno trent’anni.

Faremo, bisogna fare, è urgente fare… Ma l’informazione li ha sempre presi col beneficio di inventario: c’era sempre, nella politica e nei media, una maggioranza che li rilanciava e un’opposizione li respingeva al mittente. Ora invece, nell’èra dei tecnici, l’opposizione è talmente esigua (soprattutto sui media) che gli annunci del governo diventano titoli di giornale e di telegiornale e, siccome sono pochissimi a rintuzzarli, assumono un carattere di ufficialità e neutralità (tecnica, appunto) che ne fa quasi dei dogmi di fede. Ipse dixit. Infatti, nei titoli della stampa e dei tg, tendono a scomparire le virgolette che li attribuiscono al ministro tizio o caio. Così l’annuncio diventa un fatto assodato, già avvenuto, una notizia in sé.

In questi nove mesi il premier Monti, anzi “SuperMario”, e i suoi ministri (compreso il “superministro” Passera che ha sei dicasteri) sono stati enfaticamente dipinti da titolisti entusiasti come tante reincarnazioni di Cincinnato: disinteressati al potere e al gioco politico, chini sulle carte, curvi sui dossier, sempre tesi al bene comune, virili, atletici, scattanti come gazzelle, pancia in dentro e petto in fuori, espertissimi nelle materie di cui sono stati chiamati a occuparsi, intenti notte e giorno ad aprire “tavoli”, “cantieri”, “laboratori”, “summit”, “vertici”, “commissioni” di “esperti” ancor più esperti di loro, a stipulare “patti”, a elaborare “piani”, “mosse” e “cabine di regia”, a escogitare “rivoluzioni”, “pacchetti”, “manovre”, “riforme epocali” in questo o quel settore dell’economia e della società, armati ora di “forbice” (o “cesoie”) ora di “scure” ora di “mannaia” per i decisivi “tagli”, “strette”, “giri di vite” e “tetti” alle spese e agli sprechi (pardon, “spending review”), ad approntare “scudi” anti-questo e anti-quello, a tracciare “road map”, a reclutare “task force” per lanciare “blitz” e “sprint”, dettare “agende”, “memorandum” e “priorità”, a intimare “alt”, “altolà”, “stop”, “No”, anche con “rabbia”, con “gelo” e con “ira” se del caso, a nominare “commissari” anzi “super-commissari”, a tracciare “assi” internazionali ora con Sarkozy ora con Hollande ora con la Merkel, ora con Cameron, ora con Rajoy, ora con Obama, ora con Draghi (l’altro “Super-Mario”), ora con tutti i “grandi” insieme, a scandire “start up”, “cronoprogrammi” e soprattutto a inaugurare la fatidica “fase 2”, quella della “crescita” e dello “sviluppo”.

Era, ed è, tutto un susseguirsi di militaresche “settimane decisive”, “appuntamenti storici”, “cacce” , “guerre”, “battaglie”, “svolte”, “lotte dure”, “trincee”, con il tal ministro che “incalza” e il talaltro che “accelera”, uno che “dà il via libera” e l’altro che “rompe gli indugi”, quello che “rilancia” e questo che “strappa”, o magari momentaneamente “frena”, ma sempre in vista dell’“uscita dal tunnel”. Il tutto accompagnato da paroline magiche come “salvare”, “Italia”, “subito”, “pronto”, “ecco”, “tocca”, “tutto”, “super”, “mega”, “maxi”, “baratro”, “euro”, “anti-spread”, “anti-crisi”, meglio se accompagnate da frasi di sicuro effetto tipo “così cambierà…” o, in caso di cetrioli volanti, “ce lo chiede l’Europa” .

Quando poi un ministro lancia la pietra ma nasconde la mano, lanciando un ballon d’essai tramite la stampa amica per vedere l’effetto che fa, il verbo da usare è “spunta”: come per i funghi. Molto utile anche sparare cifre a casaccio, possibilmente precise al dettaglio, coi decimali dopo la virgola, così da sembrare frutto di calcoli complicatissimi: tanto la gente manco sa cos’è lo spread, figurarsi se può controllare a quanto sta. Ogni tanto può servire inventarsi “elogi” (telefonici o comunque in privato, purché senza testimoni ) al governo italiano da parte di un leader straniero o di un’organizzazione internazionale o dei “mercati” che, bontà loro, “promuovono l’Italia” che ora “può farcela da sola”. Tanto nessuno può controllare.

Oggi, dopo nove mesi di trionfi, a giudicare dai titoli dei giornali l’Italia dovrebbe essere un Paese ricco sfondato, che naviga nell’oro, rivoluzionato da riforme palingenetiche, senza più l’ombra di un problema. La realtà, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti. E non, si badi bene, soltanto per colpa del governo, che in così poco tempo ha fatto quel che ha potuto (anche se forse era lecito attendersi qualcosa di più). Ma, a furia di gridare al miracolo tecnico, è ovvio che si siano seminate illusioni spropositate, a cui ora cominciano a corrispondere delusioni altrettanto smisurate. Per colpa, ancora una volta, dell’“informazione” più conformista e servile del mondo, che ha seguitato a tradire la sua missione di informare i cittadini e di controllare il potere e a fungere da megafono, trombetta, cassa di risonanza del potere, a rilanciare le parole d’ordine del governo senz’alcun filtro critico. In forme e con linguaggi nuovi rispetto a quelli sperimentati ventennio berlusconiano. Ma altrettanto antitetici ai più elementari codici del giornalismo. Vediamo, in quest’antologia ragionata degli orrori di stampa, com’è stato possibile.

NB. Le citazioni, tutte testuali, sono tratte dai titoli dei principali quotidiani italiani (legenda per le abbreviazioni: Cor sta per Corriere della Sera, Rep per la Repubblica, St per La Stampa).

ABUSO D’UFFICIO - “Severino: ‘Abuso d’ufficio, più severità’” (Cor 30-12). Risultato: nessuna norma sull’abuso d’ufficio.

ANTICORRUZIONE - “Corruzione, il governo crea una commissione ad hoc” (Rep 28-12). “Severino: ‘Subito una legge anticorruzione’” (Cor, 30-12). “Severino: la nuova legge contro le tangenti, ‘dateci 15 giorni’” (Cor 17-2). “Severino: pene più pesanti contro la corruzione” (Cor 20-2). “Patroni Griffi: ‘Anticorruzione, avanti a tutti i costi: anche con la fiducia’” (Cor 27-8). “Patroni Griffi: ‘Subito l’anticorruzione’” (St 29-8). Risultato: nessuna legge anticorruzione.

ARTICOLO 18 - “Fornero: ‘L’articolo 18 non è un totem’” (Cor 18-12). “Fornero: ‘Non avevo e non ho in mente nulla che riguardi in modo particolare l’art. 18. Sono stata ingenua, i giornalisti sono bravissimi a tendere trappole. Vogliamo lasciarlo stare questo art.18? Io son pronta a dire che neanche lo conosco, non l’ho mai visto’” (tutti i quotidiani 24-12). “Monti: ‘Niente va considerato un tabù. In questo senso il ministro Fornero ha citato l’art. 18’” (Cor 8-1). “Fornero: ‘L’art. 18 non è preminente, ma non de-v’essere un tabù’” (Rep 31-1). “Monti: ‘Finito il posto fisso, è pure monotono. Articolo 18 pernicioso’” (Rep 2-2). “Monti rilancia sull’art. 18: ‘Scoraggia gli investimenti, ora meno tutele a chi ne ha troppe’” (Rep 4-2). “Il premier: ritocchi possibili, ma non sull’articolo 18” (Cor 22-3). “Monti: ‘La riforma è chiusa, niente trattative sul testo’” (Rep 25-3). “Fornero: ‘O passa la riforma dell’articolo 18 o il governo va a casa’” (Cor 15-4). “Passera: ‘La riforma andrà in porto ma accettiamo miglioramenti’” (Rep 16-4). “Duello Passera-Fornero, poi il bacio” (Cor 17-4). “Lavoro, riforma con modifiche” (Cor 24-3). “Monti: ‘Sulla riforma non accetto incursioni’” (Cor 25-3). “Fornero: ‘Possibili modifiche in Parlamento’” (Rep 26-3). “Monti: ‘Le aziende non assumono perché non possono licenziare’” (Rep 29-3). “Fornero: ‘Sull’art. 18 non spaccheremo il Paese’” (Rep 31-3).

ASSE - “Monti mediatore tra Merkel e Sarkozy sul ruolo della Bce” (Rep 25-11). “Merkel-Sarkozy, fiducia in Monti” (St 25-11). “Monti mediatore prova a ricucire tra Londra e Bruxelles” (St 30-1). “Obama: Usa e Italia mai così vicini” (Cor 10-2). “Monti-Obama: patto per la crescita” (Rep 10-2). “Crescita, l’asse Monti-Hollande” (Rep 15-6). “L’asse Monti-Merkel: ‘Pronti a tutto per l’euro’” (St 30-7). “Roma-Parigi, asse per l’euro” (St 1-8). “Torna l’asse Monti-Hollande: ‘Pronti a tutto per salvare Atene’” (Rep 19-8). “Conti pubblici, Monti cerca la sponda Ue” (Cor 29-8). “Consultazioni mensili ‘a tre’: verso l’asse Roma-Parigi-Berlino” (Cor 5-9).

BANDA LARGA - “Via libera alla ‘banda larghissima’” (Rep 12-1). “La svolta digitale. Internet per tutti, scuola e sanità. Ecco il piano per l’Italia on line” (Rep 6-2). Risultato: niente banda larghissima, e nemmeno larga. Cantiere. “Passera apre il ‘Cantiere Italia’ e invita i privati” (Cor 19-11).

CARCERI - “Severino: il decreto svuota-carceri salva le prigioni” (Rep 10-2). “Pronto il piano ‘svuotacarceri’: in 3300 dalle celle ai domiciliari” (Cor 14-12). A marzo, primo mese dopo l’entrata in vigore della “svuotacarceri”, il numero dei detenuti nelle carceri italiane è aumentato di 63 unità rispetto a febbraio e nei mesi successivi è arrivato a sfiorare quota 70mila.

CONFLITTO D’INTERESSI - “Severino: ‘Ragionare sul conflitto d’interessi’” (Rep 20-2). Risultato: nessuna legge sul conflitto d’interessi.

CASTA - “Indennità, 5mila euro in meno. Tra i parlamentari scatta la rivolta” (Rep 10-12). “Monti ordina tagli a convegni e auto blu” (Rep 31-12). “Dai manager alle auto blu, via ai tagli” (Cor 9-1). “Mannaia di Monti sulle auto blu” (St 14-1). “Tagli alle auto blu: ‘Usate il bus’” (Cor 14-1). “Auto blu. Un esercito di 61mila macchine. Il governo: via il 50%” (Rep 14-8). A maggio il governo tenta di acquistare 400 nuove autoblu, poi fa retromarcia quando la notizia esce sui giornali.

COSÌ CAMBIA - “Fornero: ‘Così cambierà il lavoro’” (Cor 18-12). “Fisco, casa, pensioni: così si cambia” (Cor 23-12). “Catricalà: ‘Canone e governance. Così può cambiare la Rai’” (Cor 10-1). “Famiglie e professioni, la vita cambia così” (Cor 21-1). “Monti a Obama: ‘Dovremo cambiare il nostro stile di vita’” (Cor 10-2). “Statali e sanità, così cambia l’Italia” (St 7-7). “Così cambiano le professioni” (Cor 4-8). “Così cambiano i tribunali” (Cor 11-8). “Severino: ‘Nuove regole per gli avvocati, sì a una laurea specifica’” (Cor 12-8).

CRESCITA & SVILUPPO - “Crescita e semplificazione. La nuova agenda di Monti” (Cor 28-12). “Monti, tre mosse per la crescita ” (St 30-12). “Monti: ‘Conti a posto, ora la crescita’” (Cor 30-12). “Passera: crescita, abbiamo un piano” (Cor 8-1). “Monti: ‘Così l’Italia tornerà a crescere’” (St 21-1). “Passera : ‘Ora il piano crescita e lavoro’” (Rep 22-1). “‘Crescita e lavoro, ecco il piano’. Intervista a Passera” (Rep 22-1). “Monti e Obama: ‘La crescita imperativo comune’” (St 10-2). “Monti a Obama: ‘La crescita imperativo comune’” (St 10-2). “Il premier: non vi prometto la crescita nel 2012” (Rep 25-3). “Passera, dov’è lo sviluppo? ‘Ecco la mia road map’” (Rep Affari 2-4). “Monti: adesso la crescita” (Cor 7-5). “Palazzo Chigi ora vede la svolta: ‘Il vento d’Europa fa largo alla crescita’” (Rep 14-5). “Monti rompe gli indugi: ‘Ora misure per la crescita’” (St 23-5). “‘Si sta per stringere’. Napolitano ottimista sul decreto sviluppo” (Cor 12-6). “Monti: ‘Parte l’operazione crescita, beni pubblici in vendita’” (Rep 14-6). “Piano di Monti per le cessioni” (Cor 14-6). “Crescita, l’asse Monti-Hollande” (Rep 15-6). “Monti-Hollande: uniti per la crescita” (Cor 15-6). “Monti: ‘Basta sacrifici , preparo l’Italia alla crescita’” (Rep 27-7). “Crescita, il premier dà i compiti ai ministri. Chiesti ‘dossier’ sulla sfida d’autunno” (Cor 11-8). “Monti ai ministri: subito la crescita” (Rep 11-8). “Crescita, ecco il piano Monti” (St 12-8). “Monti: così faremo crescere l’Italia” (Rep 25-8). “Tutte le misure per la crescita” (Cor 25-8).

CRONOPROGRAMMA - “Patroni Griffi: per le riforme useremo un cronoprogramma” (Cor 27-8). “Riforme, via al ‘cronoprogramma’” (Cor 29-8).

DEBITO - “Un fondo per ridurre il debito” (Cor 28-12). “La strategia d’attacco al debito” (Cor 30-12). “Una società per ridurre il debito” (Cor 23-1). “Monti prepara un piano taglia-debito” (Rep 9-8). “Spunta il commissario taglia-debito” (Cor 12-8). “Monti: ora un piano anti-debito” (St 9-8).

EQUITÀ - “Monti al Senato: ‘Sacrifici equi’” (Rep 18-11). “Monti: ‘Pagherà chi ha dato di meno’” (St 19-11).

ESODATI - “Il governo: ‘Gli esodati sono solo 65mila’. Per l’Inps sono 130.000, per i sindacati 350.000” (Rep, 13-4). “Il governo ammette: esodati più di 65mila” (Cor 14-4). “Esodati, per l’Inps sono 390mila. L’ira di Fornero” (St 12-6). “Scontro sugli esodati. L’Inps: sono 390mila” (Rep 12-6). “‘Gli esodati sono 390mila’. L’ira di Fornero” (Cor 12-6). “Fornero contro l’Inps: ‘Vertici da cacciare’” (St 13-6).

EVASIONE - “Nuovo redditometro anti-evasione” (Rep, 1-2). “Monti: lotta dura all’evasione” (St 9-1). “Monti: ‘Evasione, è stato di guerra’” (Rep 17-8).

FALSO IN BILANCIO - “Severino: ‘Falso in bilancio da rivedere’” (Rep 20-2). Risultato: nessuna legge sul falso in bilancio.

FARCELA/SALVARSI DA SOLI - “Fiducia record a Monti: ce la faremo” (Rep 19-11). “Il Professore vuole tirare diritto: ‘Se mi fermo salta tutto il Paese’” (Rep 2-12). “Monti: ‘Stiamo rischiando il baratro. L’Italia si salva solo con questa manovra’” (Rep 6-12). “Monti in aula: l’Italia non fallirà” (Rep 6-12). “Monti debutta nel salotto tv: ‘O così o stipendi a rischio’” (Cor 7-12). “Monti: l’Italia si salverà e io non sono disperato” (Cor 17-12). “Ecco perché l’Italia è tornata a sorridere” (Rep 23-12). “Passera: attenti, l’Italia resta in ‘zona mortale’” (Rep 22-1). “Monti: più vicini alla soluzione della crisi” (St 5-2). “Monti: fuori dalla zona d’ombra” (Cor 16-2). “Monti: ‘Sto qui per salvare il Paese’” (Rep 14-4). “Monti: ‘La crisi è quasi finita, c’è solo una piccola componente psicologica, siamo sollevati’” (Sole 24 Ore 1-4). “Grilli: ‘La fase acuta della crisi è superata’” (Rep 22-4). “Passera: ‘Possiamo farcela alla grande, meglio di altri’” (Panorama, 2-5). “Monti: ‘L’Italia non avrà bisogno di aiuti’” (Cor 13-6). “Monti strappa lo scudo anti-spread: ‘Ma non lo useremo’” (Rep 30-6). “Monti incassa lo scudo anti-spread: ‘In futuro potrebbe servire all’Italia’” (Cor 11-7). “Palazzo Chigi rinforza gli argini. Consulto lampo con Quirinale e Bce: ‘Preoccupati ma ce la faremo da soli’” (Rep 21-7). “Monti: potrà servirci lo scudo” (Cor 2-8). “Monti: ‘L’Italia non ha bisogno di aiuti. Abbiamo grazie al cielo uno dei bilanci più solidi d’Europa’” (Cor 3-8). “Monti: ’Salverò l’Italia dalla rovina’” (Rep 6-8). “Grilli: così usciremo dalla crisi. ‘E non chiediamo aiuti alla Bce’” (Rep 12-8). “Passera: ‘L’Italia ce la farà, ma non siamo fuori pericolo’” (Cor 17-8). “Fornero: ‘Abbiamo salvato l’Italia’” (St19-8). “Monti: ‘Vicini all’uscita della crisi’” (Cor 20-8). “Passera: ‘Anch’io vedo l’uscita dalla crisi. La luce in fondo al tunnel’” (Cor 22-8). “Parla Bersani: ‘Monti cambi passo o l’Italia non si salverà dalla crisi’” (Rep 24-8). “L’Italia può farcela da sola. Ora anche Berlino ci crede” (Cor 30-8). “Merkel: ‘Ce la farete senza bisogno di aiuti’” (Rep 30-8).

FASE 2 - “Monti avvia la fase 2, domani il Cdm” (Rep, 27-12). “Monti ai ministri: la fase due del governo” (St 29-12).

FREQUENZE TV - “Tv. Così si smonta il Beauty Contest e si crea il mercato” (Rep Affari 12-12). “Frequenze tv, l’esecutivo promette l’asta” (Cor 17-12). “Frequenze tv, la mossa del governo. Assegnazione gratuita verso il congelamento. Passera: valorizzare le risorse” (19-1). “Frequenze, via il Beauty Contest, arriva l’asta ma sarà ‘low cost’” (Rep Affari 2-4). Risultato: ancora nessun’asta per le frequenze tv, mancano persino i regolamenti.

GIUSTIZIA CIVILE - “Severino: ‘Processo civile in 3 anni’” (Cor 20-12). “Severino: ‘In 5 anni potremmo azzerare le code’” (St 26-8). “Severino: ‘Giustizia civile per la crescita’” (St 26-8). Risultato: nessuna riforma in materia di giustizia civile.

GIUSTIZIA PENALE - “Severino: per la giustizia è riforma epocale” (Rep 7-7). Risultato: nessuna riforma in materia di giustizia penale.

GUERRA - “Catania: ‘Guerra totale ai furbetti del cibo’” (Rep, 9-1). “E Monti torna in trincea” (Rep 11-4). “Bruxelles, vigilia di battaglia vera. Il piano d’attacco di Monti per il vertice Ue” (Foglio 27-6). “Monti: ‘Percorso di guerra per l’Italia’” (St 12-7). “Il premier e la crisi: per l’Italia un percorso di guerra” (Cor 12-7). “Speculazione, unità di crisi della Ue. Monti e Grilli alla battaglia d’agosto” (Rep 15-7). “Monti: ‘Evasione, è stato di guerra’” (Rep 18-8). “Scuola, la battaglia del super-concorso” (Rep 30-8).

ICI ALLA CHIESA - “Monti: sì all’Ici per la Chiesa” (Rep 15-2). “Ici, svolta sui beni della Chiesa” (St 16-2). “Chiesa e Ici, nuove regole” (Cor 16-2). “Ici, dalla Chiesa 600 milioni. Ecco la stretta sugli immobili” (Rep 17-2). “Arriva l’Ici sui beni della Chiesa” (Cor 24-2). Risultato: nessuna norma attuati-va all’annuncio di tassare i beni immobili religiosi con finalità commerciale.

LABORATORIO - “Monti vuole creare il Laboratorio Italia” (Cor 5-4).

MAXI/MEGA/SUPER-STIPENDI - “Svolta contro le doppie indennità. Stop ai cumuli per magistrati e avvocati distaccati negli uffici di governo” (Cor 14-12). “Patroni Griffi: ’Superstipendi pubblici, il tetto è pronto’” (Cor 10-1). “Manager pubblici, tetto agli stipendi senza deroghe. Retribuzioni non oltre i 310mila euro” (Rep 31-1). “Maxi stipendi dei manager, tetto solo sui contratti futuri” (Cor 29-2). “Il tetto ai manager che non arriva mai” (Cor 16-7).

Marco Travaglio (Il Fatto Quotidiano - 8 settembre 2012)