venerdì 25 ottobre 2013

«L’AMACA» DEL 25 OTTOBRE 2013 (Michele Serra)



Per quanto infamante sia ogni nuova accusa che si abbatte su Berlusconi, la volonterosa pattuglia degli Alfano e dei Quagliarello si affretta a ripetere che «non avrà alcuna conseguenza sul governo». Più l’accusa è grave (e quella di avere corrotto senatori è gravissima), più il tentativo di liquidarla come un dettaglio seccante ma ininfluente diventa arduo, quasi un virtuosismo. Fossimo semplici spettatori di uno show vorremmo che l’escalation non si interrompesse, per vedere come se la caverebbero Alfano e Quagliarello se al loro (ex?) capo arrivasse un mandato di cattura per furto di bestiame, o rapina a mano armata, o l’accusa di essere il vero capo di Al Qaeda. Purtroppo non lo siamo, e lo spettacolo ci riguarda così da vicino che ne avvertiamo, con disagio profondo, la natura patologica. Né per chi lo ha votato né per chi lo ha inutilmente avversato è facile ammettere che per venti anni l’Italia è stata in balia di un giocatore scorretto (ipotesi fausta) o di un corruttore (ipotesi infausta). Per questo in molti cercano disperatamente di ridurre uno scandalo gigantesco a un impiccio procedurale. In psicanalisi si chiama “rimozione”: ed è foriera di sofferenza e sconquassi peggiori di quelli che la verità porterebbe con sé. 


 

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