In
fondo all’articolo troverete l’elenco dei 101 – numero maledetto -senatori del
Pd che hanno votato (e dei 6 che non hanno votato) la modifica dell’articolo
138 della Costituzione, approvando il grimaldello che consentirà il rapido
stravolgimento della Carta fondamentale dei nostri diritti e dei nostri doveri.
Lo hanno fatto malgrado i pressanti appelli di giuristi, movimenti e semplici
cittadini che non chiedevano la luna, ma un semplice atto di decenza
democratica: dicessero pure sì, se proprio erano costretti, alla
norma-grimaldello; ma senza la maggioranza dei 2/3, in modo da consentire il
referendum sul disegno di legge come previsto dalla Costituzione. Ieri, però,
nell’aula di Palazzo Madama, quei 101 senatori del partito che si definisce
democratico hanno (al fianco del Pdl berlusconiano) volutamente calpestato il
principio scolpito nel primo articolo della Costituzione: che cioè la sovranità
appartiene al popolo. Per soli 5 voti, perciò, niente consultazione popolare,
ma una miserevole operazione di palazzo di cui i 101 non dovranno rendere conto
agli elettori, bensì ai padrini politici che li hanno nominati grazie alla
legge Porcata. A dicembre, quando toccherà alla Camera il voto definitivo al
grimaldello, si dovrà in tutti i modi possibili garantire la consultazione
popolare. Il Fatto metterà in campo le 450mila firme raccolte quest’estate.
Forse non basterà, ma non daremo tregua ai responsabili di questo squallido
golpe.
RIFORME
AVANTI TUTTA: “NON CI FERMERANNO”
«Io sono giunto alla conclusione che per far vivere il magistrale riferimento della prima parte non si può mancare di rivedere la seconda parte. Bisogna rispondere al visibile coagularsi di posizioni diverse che confluiscono in un fronte di resistenza conservatrice»”.
(Giorgio Napolitano, Firenze, 23/10/2013)
«Io sono giunto alla conclusione che per far vivere il magistrale riferimento della prima parte non si può mancare di rivedere la seconda parte. Bisogna rispondere al visibile coagularsi di posizioni diverse che confluiscono in un fronte di resistenza conservatrice»”.
(Giorgio Napolitano, Firenze, 23/10/2013)
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