Vivere o ricominciare una nuova vita è una delle aspirazioni più
tenaci e diffuse degli esseri umani. Fin dalla nostra infanzia, ci spiega Remo
Bodei nel suo ultimo libro Immaginare
altre vite (Feltrinelli), “le fiabe, i racconti di viaggio e di
avventura, le poesie, i romanzi, i libri di storia, i testi filosofici, il
teatro, il cinema, la televisione, Internet (o, a livello popolare e in periodi
diversi, le canzoni, il feuilleton, i fumetti, i fotoromanzi e i videogiochi)
ci stanano dalla chiusura in noi stessi e ci mostrano le infinite possibilità
dell’esistenza”.
A permetterci di vedere vite diverse e nuove è l’immaginazione. Facoltà
pericolosa, ammoniva Croce, che porta la persona a fantasticare oziosamente,
paralizza e snerva la volontà, e incoraggia la mente a vagare in progetti che
sappiamo essere irrealizzabili. Robert Luis Stevenson ci dice invece che “la
vera vita dell’uomo, per la quale egli accetta di vivere, ha luogo tutto
sommato, nel campo dell’immaginazione”.
Il nostro tempo è caratterizzato da un’espansione della
possibilità di immaginare altre vite sconosciuta nei secoli passati. I nuovi
mezzi di comunicazione mettono a disposizione centinaia o migliaia di storie e
vite nelle quali possiamo identificarci. È noto a tutti che bambini e adulti
trascorrono ore davanti alla televisione o a navigare la Rete assorbendo un
numero sterminato di trame, di modelli, di racconti, di personaggi che
lentamente, ma inesorabilmente, modellano la loro personalità.
Ed è altrettanto noto che protrarre l’uso dell’immaginazione
indebolisce il senso della realtà, fino al punto di diventare come Don
Chisciotte che credeva che il mondo fosse quello descritto dai romanzi sulla
cavalleria e si comportava di conseguenza, rimediando cocenti delusioni e
disastrose sconfitte. O, peggio ancora, di perpetrare autentici crimini
credendo di ripetere soltanto un gioco praticato sullo schermo di un computer.
Con l’espansione dell’immaginazione viene dunque “abbassato il
livello di vigilanza della coscienza critica sul mondo?”. L’incontro con altre
vite possibili mette in pericolo “la consistenza della propria identità”, si
chiede Bodei. E giustamente risponde che, ferma la superiorità della realtà
sull’immaginazione, quest’ultima può avere un effetto benefico perché ci lascia
intravedere altre vite e ci incoraggia a iniziarne una nuova, quando quella che
viviamo quotidianamente è diventata grigia, malinconica, triste.
E nella vita politica? L’immaginazione è sempre stata nei secoli
la madre delle grandi esperienze di emancipazione. Se milioni di uomini e di
donne non avessero immaginato una vita radicalmente diversa, libera dallo
sfruttamento, dall’oppressione, dalla discriminazione, dalla continua e feroce
umiliazione della dignità personale, non ci sarebbero stati né i movimenti di
emancipazione nazionale, né il movimento socialista, né i movimenti per i
diritti civili, né i movimenti per l’emancipazione delle donne. In Italia, in
particolare, non avremmo avuto né il Risorgimento né la Resistenza
antifascista, due esperienze sostenute in misura rilevante dall’aspirazione di
molti uomini e donne a una vita nuova.
Sarebbe stato meglio, potrebbe rispondere lo scettico che giudica
i movimenti di emancipazione niente altro che pericolosi fonti di anarchia e
violenza, o inutili e fastidiosi turbamenti della sobria politica degli
esperti. È vero esattamente l’opposto: quando l’immaginazione non può
esprimersi nello sforzo collettivo di cambiare la realtà secondo ideali,
rifluisce nella cieca volontà di distruggere se stessi e gli altri per
esprimere un’ultima e inutile protesta contro la realtà. Non è
dell’immaginazione che dobbiamo aver paura, ma dell’immaginazione non più
temperata dalla saggezza e dalla forza degli ideali.
Ma l’immaginazione è ormai assente da molti decenni dal nostro
scenario, e, credo, dallo scenario europeo. La nostra vita politica oscilla
malinconicamente fra le pretese dei delinquenti e dei corrotti, sostenute dai
loro cortigiani, di poter imporre la loro volontà e violare impunemente le
leggi, e la rassegnata collaborazione delle persone oneste con i delinquenti in
nome della stabilità, del rispetto di vincoli imposti dalla realtà internazionale,
o dalla necessità della ripresa economica, tutte esigenze che di immaginazione
politica ne richiedono poca. Ma senza immaginazione politica, e soprattutto
senza leader che abbiano la grandezza d’animo capace di suscitarla, non c’è mai
stata rinascita civile e politica.
Maurizio Viroli (Jack's Blog - 26 ottobre 2013)
Nessun commento:
Posta un commento
Tutto quanto pubblicato in questo blog è coperto da copyright. E' quindi proibito riprodurre, copiare, utilizzare le fotografie e i testi senza il consenso dell'autore.