Matteo
Renzi ha pubblicato un eBook (Amazon): “Oltre la rottamazione. Nessun giorno è
sbagliato per provare a cambiare”. Il titolo è perfetto e, quando sono arrivato
al pianeta giustizia, mi sono stropicciato gli occhi: fantastico. Renzi
propone: unificare i 30 riti processuali esistenti; semplificare le motivazioni
delle sentenze; certezza della pena; sanzioni severe per il traffico di
influenze, il falso in bilancio, l’abuso d’ufficio, reati tutti pregiudizievoli
(insieme al reato-madre di corruzione; avrebbe potuto aggiungere la frode
fiscale ma magari non ci ha pensato) per l’economia del Paese; estendere
l’interdizione perpetua dai pubblici uffici; carcere come sanzione residuale e
pene pecuniarie e interdittive per i reati minori; depenalizzazione dello
spaccio di dosi di droga modeste; unificazione delle forze di polizia ora
esistenti (Ps, Cc, Gdf); cittadinanza per chi è nato in Italia da genitori
stranieri e per chi ha frequentato le scuole italiane. Insomma, roba che chi
non è d’accordo davvero non capisce niente.
Poi
però mi è sorto un dubbio: Renzi a tutte queste cose ci crede o ha scritto
quello che la gente vuole sentirsi dire? Dopodiché, a elezioni vinte, sarà
tutta un’altra musica? Perché, mischiate a questi nobili propositi, ci sono le
solite puttanate veicolate dagli house organ di B&C e saldamente penetrate
nel cervello di molti di loro. Possiamo riassumerle nei due mantra ben noti.
Una parte della magistratura, militante in fazioni avverse a B., ha cercato di
sovvertire il consenso elettorale mediante l’uso politico dei processi; da qui
una guerra senza fine che ha prodotto, tra l’altro, intollerabili (bontà di
Renzi) leggi ad personam. E poi l’abuso della carcerazione preventiva praticato
dai Pm.
Sul
presunto abuso della carcerazione preventiva tornerò: mi limito – ora – a
rilevare che, come al solito, in quali casi se ne è abusato non si sa. Prima
c’era Tortora; adesso Scaglia. Ammesso che siano vittime innocenti, due casi su
decine di migliaia sono un po’ pochi per parlare di abuso.
Quanto
alla congiura della magistratura militante. Siccome B. ha subito 30 processi di
cui 3 conclusi con sentenza di condanna (una definitiva e 2 di 1° grado), 2 per
amnistia, 2 perché il fatto non costituisce più reato (per via della legge sul
falso in bilancio che si è costruito appositamente), 6 per prescrizione e 9 per
archiviazione; e dunque 13 in cui è stato riconosciuto colpevole e 9 in cui il
processo non è neppure cominciato. E siccome dei restanti 8, 1 è in udienza
preliminare, 2 si sono conclusi con assoluzioni stiracchiate (i fatti sono
stati commessi ma non c’è prova che B. ne fosse al corrente; in uno di essi ne
era al corrente di sicuro, ma l’avv. Mills aveva mentito) e 5 con assoluzioni.
Vorrei
capire come diavolo fa Renzi a parlare di guerra della magistratura militante
contro B., riconosciuto colpevole in 13 casi su 30 e non processato in altri 9.
È guerra quella in cui si scopre un delinquente seriale e lo si processa per i
reati che commette? E lo si assolve quando le prove non sono tranquillizzanti?
Magari sì: della legalità contro la delinquenza. Ma questa è una guerra giusta
se mai ce n’è stata una.
Vorrei
sbagliarmi: ma tutto lascia pensare che Renzi faccia quello che hanno sempre
fatto quelli che lui vuole rottamare: cercare il consenso nella pancia della
gente invece che nella testa.
Bruno Tinti (Jack's Blog - Il Fatto Quotidiano, 1 novembre 2013)
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