Sul riconoscimento delle unioni civili, il governo Letta sta mettendo in scena un film già visto troppe volte.
Sono passati quasi vent’anni da quando il primo governo Prodi inserì
negli ormai celebri «provvedimenti dei primi cento giorni», accanto alla
legge sul conflitto d’interessi e alla riforma televisiva, anche una
legge sulle unioni di fatto. Ne sono passati otto da quando il secondo
governo Prodi avviò il complicato e fatale iter parlamentare per
l’approvazione dei Pacs-Dico, ovviamente finiti nel nulla.
Si potrebbe pensare a un tabù di natura religiosa,
in un paese in cui la politica non si è mai liberata dall’influenza e
dall’ingerenza del Vaticano. Ma sarebbe riduttivo e in fondo ingiusto,
ormai, nei confronti dell’Oltretevere. Con Francesco il papato ha
rinunciato a intervenire nella vita pubblica italiana e ha riaperto il
dibattito sul tema dei diritti. Ormai è solo la destra italiana a
difendere il matrimonio tradizionale come unico baluardo sociale. A
parte alcuni gruppi neo fascisti sparsi per l’Europa, per la verità non
tutti.
Si tratta di un omaggio a un cattolicesimo superato dalla storia,
e dallo stesso papa, da parte di cristiani immaginari, tanto rigidi nel
difendere la famiglia tradizionale in pubblico e a parole, quanto
disinvolti nel demolirla nei fatti e in privato. Da anni non si trova un
leader della destra italiana che non abbia divorziato almeno una volta.
Lo stesso Berlusconi, alla vigilia del terzo matrimonio, è l’esempio
vivente di come si possa vivere e bene ignorando i precetti cristiani e
la netta maggioranza dei dieci comandamenti.
La verità è che il ceto politico della seconda repubblica,
che da vent’anni si riempie la bocca a destra e a sinistra di una sola
parola: riforme, non è in grado di vararne nessuna. Neppure una
semplice, civile, europea e a costo zero come questa. Salvo lamentarsi
nei talk show che l’Italia ha un disperato bisogno di riforme e
prometterle, s’intende, per la prossima volta, dopo l’ennesima elezione.
Un trucco che ha imparato in fretta anche il movimento 5 Stelle.
In realtà non esiste una sola ragione, come capirebbe un imbecille, per
rimandare al prossimo voto le riforme che si potrebbero fare oggi e si
dovevano anzi realizzare negli anni Novanta. Ovvero, quando le hanno
varate tutti gli altri paesi europei, governati dalla sinistra o dalla
destra. La provocazione ingenua di Matteo Renzi, da questo punto di
vista, si rivela molto efficace. Se non ora, quando? Il discorso vale
per le unioni civili, come per tutto il resto: la riforma della
politica, la legge elettorale, le riforme della burocrazia, della
giustizia, del lavoro, del bicameralismo, le leggi contro la corruzione e
l’eterna questione del conflitto d’interessi.
Ogni volta però la più gigantesca e trasversale lobby
parlamentare, quella della conservazione, rialza la testa e blocca ogni
cambiamento. Il conservatorismo puro italiano, ormai svincolato
da ogni alibi ideologico, abbandonato perfino dalla chiesa cattolica,
travestito di volta in volta con gli abiti del riformismo, del
ribellismo, perfino della trasgressione, si oppone a qualsiasi concreto
ammodernamento del paese. Nulla deve mutare per evitare il rischio che
tutto cambi e quindi si perdano le rendite di posizione del ceto
politico vecchio e nuovo. Le scuse per non fare sono infinite. Quella di
Alfano, «bisogna prima pensare alle famiglie», è soltanto la più
banale, il solito benaltrismo. È vero, bisognerebbe pensare alle
famiglie. Ma che cosa ha fatto Alfano, giovane ormai invecchiato al
governo, per le famiglie in questi anni?
Chi si è illuso che il partito
di Alfano fosse il nucleo originario di una destra italiana moderna ed
europea, finalmente liberale, è servito. L’unica differenza fra
Alfano e il suo burattinaio è che l’uno vuole rimanere aggrappato al
governo e l’altro punta a elezioni anticipate. Per il resto, sono le due
facce della medaglia di un conservatorismo assoluto, becero e anti
moderno, che ha bloccato l’Italia per vent’anni e promette di
paralizzarla per altri ancora, fino al disastro. Bisogna soltanto
sperare che in Parlamento si trovi una maggioranza diversa, che
assomigli a un paese reale dove certi principi, certi diritti si sono
affermati già da tempo nelle coscienze, oltre e contro la rappresentanza
politica.
Curzio Maltese (Jack's Blog - La Repubblica, 4 gennaio 2014)
Nessun commento:
Posta un commento
Tutto quanto pubblicato in questo blog è coperto da copyright. E' quindi proibito riprodurre, copiare, utilizzare le fotografie e i testi senza il consenso dell'autore.