Gli
accadimenti quotidiani che ci toccano determinano sempre un coinvolgimento
reale. La lettura ha una peculiarità in più poichè impone temporanei distacchi
dal nostro mondo, isolamenti. Flussi di
parole, se ben scelte e coordinate, ti portano di fatto a sentire mentalmente
ciò che leggi … solamente con gli occhi.
Mentre
romanzi e racconti immergono in mondi che la tua fantasia arricchisce di
particolari, magari mai descritti o neanche accennati dall’autore e che la tua
cultura sedimentata semplicemente immagina, un libro di saggistica invita a
vedere le cose, gli avvenimenti, la storia passata e contemporanea da
prospettive diverse, almeno tridimensionali, che molto più di frequente sono
altre rispetto al pensiero unico che ci avvolge più comodamente nel quotidiano.
Anche
se una lettura tecnicistica richiede un minore impegno, lo stesso necessita di un’attenzione,
anche se finalizzata a capire aspetti
descrittivi o squisitamente pratici di un fenomeno.
Federico
Rampini, secondo me, più che uno
scrittore è quell’intellettuale che pur basandosi su solide ideologie fatte
proprie, coltiva la delicatissima pianta del dubbio, una piante che necessita
di sensibilità e cure superiori.
Le
sue visioni, sempre espresse in termini piani e facilmente accessibili, più che
convincere, accompagnano il lettore in un parco ricco di idee. Rende il suo “Central
Park” fruibile a tutti quelli che sono disponibili a lasciare per un attimo
fuori dal tempio i tanti preconcetti. E’ un po’ come entrare in una moschea
islamica, con abluzione e temporaneo abbandono dei fetidi calzari, sempre
comodi.
In
questo senso il libro di Rampini “Banchieri:
Storie dal nuovo banditismo globale” rappresenta un saggio imperdibile,
indipendentemente da come uno la pensi.
Il
volume, pubblicato dalla Mondadori nell’ottobre 2013, affronta questioni economiche
complesse ed attuali, in maniera efficace, entrando dentro i diversi aspetti,
concettualizzando questioni filosofiche da sempre mal digerite da un
capitalismo datato e sempre più stanco.
Più
che dilungarsi in empiriche dissertazioni storico-culturali, nel saggio Rampini
accende un occhio di bue su una elite avida che non si cura della società agonizzante
che la circonda e in cui essa stessa in qualche modo naviga.
Al
di là dei mostri eco-finanziari, del crimine dilagante, del consumismo
insostenibile e dei colpevoli, Federico Rampini descrive fenomeni di rigetto,
racconta aneddoti efficaci, esterna dubbi che molto spesso ci rifiutiamo di
pensare; da la parola a personaggi apparentemente marginali che, però,
costituiscono il tessuto sociale di questo ventunesimo secolo.
“Insegnare
l’economia ai bambini” costituisce, infine, un epilogo visionario bellissimo,
che racchiude nostalgie e culture profonde, trasversali; in qualche modo
scritte nel DNA dei più.
ESSEC
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