martedì 24 giugno 2014

“Banchieri: Storie dal nuovo banditismo globale” rappresenta un saggio imperdibile, indipendentemente da come uno la pensi


Gli accadimenti quotidiani che ci toccano determinano sempre un coinvolgimento reale. La lettura ha una peculiarità in più poichè impone temporanei distacchi dal nostro mondo,  isolamenti. Flussi di parole, se ben scelte e coordinate, ti portano di fatto a sentire mentalmente ciò che leggi … solamente con gli occhi.
Mentre romanzi e racconti immergono in mondi che la tua fantasia arricchisce di particolari, magari mai descritti o neanche accennati dall’autore e che la tua cultura sedimentata semplicemente immagina, un libro di saggistica invita a vedere le cose, gli avvenimenti, la storia passata e contemporanea da prospettive diverse, almeno tridimensionali, che molto più di frequente sono altre rispetto al pensiero unico che ci avvolge più comodamente nel quotidiano.
Anche se una lettura tecnicistica richiede un minore impegno, lo stesso necessita di un’attenzione, anche  se finalizzata a capire aspetti descrittivi o squisitamente pratici di un fenomeno.
Federico Rampini, secondo me,  più che uno scrittore è quell’intellettuale che pur basandosi su solide ideologie fatte proprie, coltiva la delicatissima pianta del dubbio, una piante che necessita di sensibilità e cure superiori.
Le sue visioni, sempre espresse in termini piani e facilmente accessibili, più che convincere, accompagnano il lettore in un parco ricco di idee. Rende il suo “Central Park” fruibile a tutti quelli che sono disponibili a lasciare per un attimo fuori dal tempio i tanti preconcetti. E’ un po’ come entrare in una moschea islamica, con abluzione e temporaneo abbandono dei fetidi calzari, sempre comodi.
In questo senso il libro di  Rampini “Banchieri: Storie dal nuovo banditismo globale” rappresenta un saggio imperdibile, indipendentemente da come uno la pensi.
Il volume, pubblicato dalla Mondadori nell’ottobre 2013, affronta questioni economiche complesse ed attuali, in maniera efficace, entrando dentro i diversi aspetti, concettualizzando questioni filosofiche da sempre mal digerite da un capitalismo datato e sempre più stanco.
Più che dilungarsi in empiriche dissertazioni storico-culturali, nel saggio Rampini accende un occhio di bue su una elite avida che non si cura della società agonizzante che la circonda e in cui essa stessa in qualche modo naviga.
Al di là dei mostri eco-finanziari, del crimine dilagante, del consumismo insostenibile e dei colpevoli, Federico Rampini descrive fenomeni di rigetto, racconta aneddoti efficaci, esterna dubbi che molto spesso ci rifiutiamo di pensare; da la parola a personaggi apparentemente marginali che, però, costituiscono il tessuto sociale di questo ventunesimo secolo.
“Insegnare l’economia ai bambini” costituisce, infine, un epilogo visionario bellissimo, che racchiude nostalgie e culture profonde, trasversali; in qualche modo scritte nel DNA dei più. 

ESSEC


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