Agata Christie diceva che tre indizi fanno una prova. Di conseguenza –
secondo la celebre giallista – risulterebbe ampiamente dimostrato che
Renzi non è altro che un mentitore cronico in sfrenata fregola di
potere. Difatti:
1) “Enrico stai sereno” (immediatamente dopo sgarrettato),
2) “mai farò il premier senza essere eletto” (difatti!),
3) “relizzeremo una riforma al mese” (mai vista ad oggi neanche una…).
1) “Enrico stai sereno” (immediatamente dopo sgarrettato),
2) “mai farò il premier senza essere eletto” (difatti!),
3) “relizzeremo una riforma al mese” (mai vista ad oggi neanche una…).
Eppure,
quando in questo blog si opinava a proposito della vera natura del
premier “che va di fretta”, moltitudini in crescita esponenziale,
folgorate sulla via di Damasco all’altezza di Rignano sull’Arno da una
luce che ripeteva Matteo, Matteo, si scandalizzavano davanti a cotanta
miscredenza e inveivano pretendendo “la prova provata”. Ossia – come
dicono negli USA – “la pistola fumante”.
Ebbene – gentili commentatori di fede governativa a prescindere – ora ce l’avete la pistola fumante; intesa come l’immunità concessa ai senatori prossimi futuri.
Non è questione di pensare bene o pensare male, quanto di leggere il senso delle cose.
Difatti non si capisce il significato intrinseco del renzismo,
ossia il caso di un giovanotto superbioso che si arrampica
evidentemente sugli specchi, antipatico a tutti ma a cui tutti vogliono
accodarsi, se non si comprende il patto tacito che motiva e giustifica
la sua ascesa: essere l’ultima spiaggia per un ceto politico sotto minaccia di liquidazione.
In altre parole, l’offerta agli screditati reggimenti della politica
italiana in rotta e la messa a disposizione di tecniche illusionistiche
che ricompattano il fronte e promettono alla truppa nuove vittorie (di
Pirro). Magari tecnicità vecchie di decenni (il blairismo anni Novanta; i
trucchetti da aula di formazione delle slides sbarazzine e degli slogan
“a effetto” predisposti dagli spin-doctor), ma che funzionano presso le
platee di un Paese ormai in ritardo cronico.
Se così non fosse,
allora risulterebbe incomprensibile questa pagliacciata del Senato
spacchettato e poi riconfezionato con il personale degli enti
territoriali. Ossia i luoghi della politica dove attualmente si condensa
il massimo del malaffare; micro (le truffe miserevoli sui rimborsi
spese) e macro (dall’Expo milanese alla Cassa di Risparmio genovese, ai
lavori idraulici nella laguna veneziana; alla prossima sentina fetida
scoperchiata).
Mentre l’odierna Mani Pulite di questa Tangentopoli bis
colpisce le male erbe periferiche, la mossa del governo
dell’one-man-show rassicura i nuovi corrotti/concussi: ancora una volta
saranno bloccate le indagini rendendo intoccabili i sindaci e i
consiglieri regionali “amici”. Il tutto presentato sotto le spoglie
dell’efficientamento risparmioso.
Una trovata brillante, che
rinsalda l’alleanza tra Renzi e quella politica che un tempo fingeva di
voler rottamare, per farsi largo a gomitate e scalare a rotta di collo i
gradini del cursus honorum; come geniale era stata la mossa di
rinverdire il voto di scambio sotto forma di mancia in busta paga.
Le ministre “angelicate” alla Maria Elena Boschi sgranano gli occhioni giurando di non sapere nulla, come le celebri scimmiette. E forse è pure vero. Come è vero che l’amico di Verdini e dell’imprenditoria del lusso sul pacchiano
(automobilistico, alimentare e straccetto firmato), il rampante Renzi
ha sempre dimostrato di sapere perfettamente dove il potere sta. E di
tenerne adeguatamente conto.
Per questo oggi tutti i potentati e
gli aspiranti tali, compresi i carrieristi con strapuntino a sinistra
(ecologico e libertario), corrono a perdifiato a raccogliersi sotto il
suo stendardo (giglio e forchetta iconicizzati sullo schermo
dell’i-pad?) che garrisce al vento fittizio del cambiamento.
Quindici anni fa Pierre Bourdieu sosteneva che l’ultima rivoluzione da fare era la guerra di liberazione dal clero di partito.
La
restaurazione in atto, con tutte le sue mosse, mossette e simulazioni
varie, conferma che la stagione in corso è – semmai – intimamente
controrivoluzionaria.
Pierfranco Pellizzetti (Il Fatto Quotidiano - 23 giugno 2014)
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