mercoledì 18 marzo 2015

Tangenti su TAV ed EXPO: vi racconto io chi è Incalza



Cari amici,
ancora una volta è dovuta intervenire la Magistratura per fermare ‘i soliti noti’ che la fanno da padroni con i nostri soldi. Questa volta è toccato (anzi è ‘ritoccato’) ad Ettore Incalza ed ai suoi compari.
Siccome molti potrebbero non ricordare chi è Ettore Incalza e che cosa accadeva ed accade ancora al Ministero delle Infrastrutture vi invito a leggere l’intervista che ho rilasciato ad Alessandro De Angelis per l’Huffington Post che potete anche leggere qui di seguito:

Tangenti su Tav ed Expo, intervista a Di Pietro: “Lupi si deve dimettere. Vi racconto io chi è Incalza”
 Pubblicato: 16/03/2015 17:13 

“Eccerto che in un paese normale Lupi si dovrebbe dimettere”. Il telefono di Tonino Di Pietro, quando c’è un’ordinanza, bolle. Perché la toga, in fondo, non se l’è mai tolta. Legge le carte, si informa, ha fiuto. E lo scandalo che coinvolge il ministro Lupi è grosso: “Si, però non farmi parlare di Rolex al figlio e vestiti a lui, che devo prima leggere bene le carte”. Ma la responsabilità politica del ministro, secondo l’ex pm, c’è già tutta. Scusi Di Pietro, Lupi poteva non sapere? Risposta: “Eh no, il ministro mica può dire: non sapevo nulla e facciamo finta che nulla sia successo. Un ministro che non si accorge di quello che è successo, ammesso che non se ne fosse accorto, ha già una responsabilità enorme”. Tanto che lui, Di Pietro, quando mise un piede al ministero delle Infrastrutture, la prima cosa che fece fu quella di allontanare Ercole Incalza.
Scusi Di Pietro, partiamo dall’inizio. Ci dice chi è davvero questo Incalza? Incalza è un manager già in voga nella Prima Repubblica che, a partire dalla gestione del ministro Signorile, ha passato la sua attività professionale, nel bene o nel male, al ministero dapprima come dirigente e poi come consulente.
Nel bene o nel male. Io ho avuto modo di prendere atto della esistenza del personaggio Incalza all’epoca di Mani Pulite svolgendo indagini nei confronti di imprenditori che tra i tanti appalti con l’amministrazione dello Stato avevano anche ottenuto alcuni appalti per la progettazione ed esecuzione della Tav.
E che scoprì? Successe che, nell’ambito delle attività investigative e in particolare di documentazione reperita a seguito di perquisizioni e sequestri, avevo avuto modo di individuare anche in Incalza un punto di riferimento per fatti la cui valutazione penale non poteva essere data da noi, poiché non competenti territorialmente. E quindi tutti gli atti furono trasmessi alla procura di Roma che “se ne occupò, e non se ne occupò”, tanto che vero che, se va su internet, vedrà una serie di indagini della procura di Perugia sui magistrati di Roma per valutare l’approfondimento delle indagini.
Sta dicendo che l’indagine su Incalza si perde nel porto delle nebbie di Roma? Questo lo sta dicendo lei… E Perugia ha indagato. Quel che è certo è che, avendo preso atto della sua esistenza, arrivai al ministero nel 2006 con le idee chiare.
E che successe? Aspetta che qua viene il bello. Succede che, quando divento ministro, andando al ministero trovo due novità. Primo: era stato creato un ufficio “strano” dal mio predecessore chiamata “struttura tecnica di missione” posto alle dirette dipendenze del ministro e al di fuori delle competenze dei provveditori alle opere pubbliche e della direzione generale del ministero. Una struttura col compito specifico di occuparsi delle grandi opere e grandi commesse. E la seconda è che la struttura era coordinata da Incalza.
Direbbe lei: “Capisci a me…”. Bravo, e infatti hai già capito… Dunque, appena arrivai in ufficio alla luce dell’esperienza di Mani Pulite, feci due cose in via preventiva: la rotazione di tutti gli incarichi direttivi e quindi del provveditorato e della direzione generale. E la sostituzione di quelle realtà professionali che, al netto della posizione processuale, ritenni poco opportuno lasciare al loro posto. E i due personaggi erano Incalza (alla struttura di missione) e Angelo Balducci (come presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici). E qua ci vuole un altro “capisci a me…”.
Li tolse entrambi? Sì. Incalza era un consulente esterno e venne allontanato dal ministero facilmente. Mentre Balducci era un dipendente e l’ho relegato a una funzione per cui egli stesso ha chiesto di essere assegnato fuori dal ministero e purtroppo non da Prodi, ripeto non da Prodi, ma dalla presidenza del Consiglio fu poi nominato commissario straordinario per la realizzazione delle opere e degli interventi funzionali allo svolgimento dei mondiali di nuoto “Roma 2009″, su cui poi si aprì la famosa inchiesta.
Come si spiega che poi Incalza torna al ministero? La morale della favola è: se Incalza da allora ad ora, al netto della gestione Di Pietro, può mantenere incarichi nonostante le vicende che gli sono accadute, significa che ha un giro di relazioni per cui, diciamo così, “spontaneamente o spintaneamente” non hanno potuto fare a meno di darglielo. È cioè a conoscenza di fatti, cose o circostanze, per cui chi avrebbe dovuto fare a meno di lui ha ritenuto di non poterlo fare.
Lupi compreso. Le leggo la dichiarazione del ministro su Incalza: “Era ed è una delle figure tecniche più autorevoli che il nostro paese abbia sia da un punto di vista dell’esperienza tecnica nazionale che della competenza internazionale, che gli è riconosciuta in tutti i livelli”. Mi auguro che Lupi abbia fatto un’affermazione del genere un po’ perché non conosce il curriculum di Incalza un po’ perché non conosce il curriculum che serve per dirigere strutture del genere…
Battute a parte? È evidente che c’è un problema di responsabilità oggettiva e politica di Lupi, perché rimettere allo stesso posto personaggi discussi e discutibili che hanno tante stagioni non può essere passato in cavalleria. In un paese normale le sue dimissioni si imporrebbero.
Lei dice: anche se non sapeva ha una responsabilità politica. Dando pure per presupposto che non sapesse nulla, proprio il fatto di non essere informato non può essere irrilevante.
Insomma, ai lavori pubblici c’erano i terminali di una cricca e Lupi non può dire: io non c’entro. Mettiamola così. Io, quando arrivai, tolsi Incalza e ci misi l’ufficiale di polizia giudiziaria che avevo ai tempi di Mani Pulite e altri due sottoufficiali della finanza. Infatti in quei due anni scandali non ci sono stati.
E a Renzi che vuole dire? Renzi dovrebbe decidersi tra i tanti decreti legge a farne uno di anti-corruzione. E soprattutto non condivido neanche la proposta con cui se ne è uscito ieri il mio amico Cantone secondo cui si dovrebbe riformare la Severino: prima combattiamo il crimine poi, magari, si parla di modificare le parte che riguarda chi è condannato in primo grado. Non mi pare sia questa l’urgenza."



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