Cari amici,
ancora una
volta è dovuta intervenire la Magistratura per fermare ‘i soliti noti’ che la
fanno da padroni con i nostri soldi. Questa volta è toccato (anzi è
‘ritoccato’) ad Ettore Incalza ed ai suoi compari.
Siccome molti
potrebbero non ricordare chi è Ettore Incalza e che cosa accadeva ed accade
ancora al Ministero delle Infrastrutture vi invito a leggere l’intervista che
ho rilasciato ad Alessandro De Angelis per l’Huffington Post che
potete anche leggere qui di seguito:
Tangenti su Tav ed Expo, intervista a Di Pietro: “Lupi
si deve dimettere. Vi racconto io chi è Incalza”
Pubblicato: 16/03/2015 17:13
“Eccerto
che in un paese normale Lupi si dovrebbe dimettere”. Il telefono di Tonino Di
Pietro, quando c’è un’ordinanza, bolle. Perché la toga, in fondo, non se
l’è mai tolta. Legge le carte, si informa, ha fiuto. E lo scandalo che
coinvolge il ministro Lupi è grosso: “Si, però non farmi parlare di Rolex
al figlio e vestiti a lui, che devo prima leggere bene le carte”. Ma la
responsabilità politica del ministro, secondo l’ex pm, c’è già tutta. Scusi Di
Pietro, Lupi poteva non sapere? Risposta: “Eh no, il ministro mica può dire:
non sapevo nulla e facciamo finta che nulla sia successo. Un ministro che non
si accorge di quello che è successo, ammesso che non se ne fosse accorto, ha
già una responsabilità enorme”. Tanto che lui, Di Pietro, quando mise un piede
al ministero delle Infrastrutture, la prima cosa che fece fu quella di allontanare
Ercole Incalza.
Scusi Di
Pietro, partiamo dall’inizio. Ci dice chi è davvero questo Incalza? Incalza è un manager già in voga nella Prima Repubblica che, a partire
dalla gestione del ministro Signorile, ha passato la sua attività
professionale, nel bene o nel male, al ministero dapprima come dirigente e poi
come consulente.
Nel bene o nel
male. Io ho avuto modo di prendere atto della
esistenza del personaggio Incalza all’epoca di Mani Pulite svolgendo indagini
nei confronti di imprenditori che tra i tanti appalti con l’amministrazione
dello Stato avevano anche ottenuto alcuni appalti per la progettazione ed
esecuzione della Tav.
E che scoprì? Successe che, nell’ambito delle attività investigative e in particolare
di documentazione reperita a seguito di perquisizioni e sequestri, avevo avuto
modo di individuare anche in Incalza un punto di riferimento per fatti la cui
valutazione penale non poteva essere data da noi, poiché non competenti
territorialmente. E quindi tutti gli atti furono trasmessi alla procura di Roma
che “se ne occupò, e non se ne occupò”, tanto che vero che, se va su internet,
vedrà una serie di indagini della procura di Perugia sui magistrati di Roma per
valutare l’approfondimento delle indagini.
Sta dicendo che
l’indagine su Incalza si perde nel porto delle nebbie di Roma? Questo lo sta dicendo lei… E Perugia ha indagato. Quel che è certo è
che, avendo preso atto della sua esistenza, arrivai al ministero nel 2006 con
le idee chiare.
E che successe? Aspetta che qua viene il bello. Succede che, quando divento ministro,
andando al ministero trovo due novità. Primo: era stato creato un ufficio
“strano” dal mio predecessore chiamata “struttura tecnica di missione” posto
alle dirette dipendenze del ministro e al di fuori delle competenze dei provveditori
alle opere pubbliche e della direzione generale del ministero. Una struttura
col compito specifico di occuparsi delle grandi opere e grandi commesse. E la
seconda è che la struttura era coordinata da Incalza.
Direbbe lei:
“Capisci a me…”. Bravo, e infatti hai già capito… Dunque, appena
arrivai in ufficio alla luce dell’esperienza di Mani Pulite, feci due cose in
via preventiva: la rotazione di tutti gli incarichi direttivi e quindi del
provveditorato e della direzione generale. E la sostituzione di quelle realtà
professionali che, al netto della posizione processuale, ritenni poco opportuno
lasciare al loro posto. E i due personaggi erano Incalza (alla struttura di
missione) e Angelo Balducci (come presidente del consiglio superiore dei lavori
pubblici). E qua ci vuole un altro “capisci a me…”.
Li tolse
entrambi? Sì. Incalza era un consulente esterno e venne
allontanato dal ministero facilmente. Mentre Balducci era un dipendente e l’ho
relegato a una funzione per cui egli stesso ha chiesto di essere assegnato
fuori dal ministero e purtroppo non da Prodi, ripeto non da Prodi, ma dalla
presidenza del Consiglio fu poi nominato commissario straordinario per la
realizzazione delle opere e degli interventi funzionali allo svolgimento dei
mondiali di nuoto “Roma 2009″, su cui poi si aprì la famosa inchiesta.
Come si spiega
che poi Incalza torna al ministero? La morale
della favola è: se Incalza da allora ad ora, al netto della gestione Di Pietro,
può mantenere incarichi nonostante le vicende che gli sono accadute, significa
che ha un giro di relazioni per cui, diciamo così, “spontaneamente o
spintaneamente” non hanno potuto fare a meno di darglielo. È cioè a conoscenza
di fatti, cose o circostanze, per cui chi avrebbe dovuto fare a meno di lui ha
ritenuto di non poterlo fare.
Lupi compreso.
Le leggo la dichiarazione del ministro su Incalza: “Era ed è una delle figure
tecniche più autorevoli che il nostro paese abbia sia da un punto di vista
dell’esperienza tecnica nazionale che della competenza internazionale, che gli
è riconosciuta in tutti i livelli”. Mi auguro
che Lupi abbia fatto un’affermazione del genere un po’ perché non conosce il
curriculum di Incalza un po’ perché non conosce il curriculum che serve per
dirigere strutture del genere…
Battute a
parte? È evidente che c’è un problema di responsabilità
oggettiva e politica di Lupi, perché rimettere allo stesso posto personaggi
discussi e discutibili che hanno tante stagioni non può essere passato in
cavalleria. In un paese normale le sue dimissioni si imporrebbero.
Lei dice: anche
se non sapeva ha una responsabilità politica. Dando pure per presupposto che non sapesse nulla, proprio il fatto di non
essere informato non può essere irrilevante.
Insomma, ai
lavori pubblici c’erano i terminali di una cricca e Lupi non può dire: io non
c’entro. Mettiamola così. Io, quando arrivai, tolsi Incalza
e ci misi l’ufficiale di polizia giudiziaria che avevo ai tempi di Mani Pulite
e altri due sottoufficiali della finanza. Infatti in quei due anni scandali non
ci sono stati.
E a Renzi che
vuole dire? Renzi dovrebbe decidersi tra i tanti decreti legge a
farne uno di anti-corruzione. E soprattutto non condivido neanche la proposta
con cui se ne è uscito ieri il mio amico Cantone secondo cui si dovrebbe
riformare la Severino: prima combattiamo il crimine poi, magari, si parla di
modificare le parte che riguarda chi è condannato in primo grado. Non mi pare
sia questa l’urgenza."
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