Vorremmo brevemente mettere a confronto due testi usciti in
settimana che, pur avendo in comune l'argomento delle condizioni del sistema
bancario italiano e dei suoi organismi di vigilanza, sono quanto di più
distante si possa immaginare circa autori, stile, scopo degli scritti, platea
dei destinatari, contenuti.
Il primo è il discorso, in inglese, tenuto da Ignazio Angeloni
membro italiano del Supervisory Board della BCE, alla Commissione Finanze e
Tesoro del Senato; il secondo è il volumetto, pubblicato per Chiare Lettere, di
Elio Lannutti dell'Adusbef, titolato "La Banda d'Italia" e
sottotitolato "la prima vera inchiesta su Bankitalia, la super casta di
intoccabili che governa i nostri soldi".
Come criterio di comparazione abbiamo scelto quello di valutarne
l'efficacia in termini di aiuto al cittadino alla comprensione del contesto
istituzionale in cui vive, rafforzandone il livello di consapevolezza in veste
di consumatore di servizi bancari. Insomma un piccolo apporto in termini di
educazione civica.
L'intervento di Angeloni è la sintetica ricostruzione del quadro
che, a partire dal novembre scorso, data di avvio dell'Unione Bancaria Europea,
si va edificando attraverso nuovi organismi di vigilanza, omogenei processi valutativi
degli intermediari, periodiche verifiche delle condizioni delle banche a
rilevanza sistemica, modalità di esercizio della ordinaria attività di supervisione,
messa a punto delle politiche di intervento in caso di crisi bancarie e delle
forme di tutela dei risparmiatori. Fanno da complemento all'azione sui singoli
intermediari le politiche macroprudenziali, volte ad assicurare l'equilibrio
delle variabili macroeconomiche per contenere i rischi dell'intera industria
bancaria e finanziaria. Il metro di misura di sostenibilità dei rischi a
livello di singolo operatore fa riferimento ai requisiti patrimoniali di cui
agli accordi di Basilea, mentre viene ribadito che elemento essenziale di funzionamento
del nuovo sistema di supervisione resta la trasparenza dei comportamenti di
tutti gli attori in gioco.
Emerge da questa rappresentazione un quadro articolato eppure
integrato di governo europeo di un'industria il cui scopo è quello di far
affluire in misura adeguata risorse finanziarie al mondo della produzione e dei
servizi. Angeloni misura anche le distanze del sistema nazionale da questo
quadro, soffermandosi sui disallineamenti emersi nella fase della valutazione complessiva,
comprendente la cosiddetto asset quality review e gli stress test. Mentre il
rafforzamento patrimoniale di 7 banche italiane, risultate in prima battuta
deficitarie, si è positivamente concluso, rimangono ancora critiche le
situazioni di due di esse. La situazione generale non consente quindi di
esprimersi in maniera definitiva sulla robustezza di una parte non secondaria
del sistema, avvertendo che vi sono ancora rischi non adeguatamente governati e
una ridotta propensione a fornire credito all'economia, dato l'elevato
ammontare dei prestiti non performing, che ci vede al primo posto in Europa.
Il rinnovamento del quadro regolamentare che si profila con le
direttive comunitarie di prossimo recepimento determinerà inoltre sostanziali
cambiamenti dell'ordinamento italiano, con il diretto coinvolgimento del
risparmiatore. Il Supervisory Board della BCE è quindi attento a monitorare la
situazione del sistema bancario italiano nelle sue peculiari criticità.
Il libro di Lannutti appartiene invece al genere dei pamphlet
scritti con intento scandalistico (di chi, scandalizzandosi, intende nel
contempo scandalizzare), enfatizzato da un linguaggio senza mediazioni, per
dimostrare che l'antidoto al coacervo di interessi in conflitto che
sistematicamente opererebbero nel sistema bancario italiano con la finalità di
danneggiare i risparmiatori siano la trasparenza dell'informazione, l'azione
delle associazioni dei consumatori, il rigore di qualche magistrato.
Con questa intenzione, egli prende di mira gli ultimi tre
governatorati di Banca d’Italia, per
dimostrare i rapporti collusivi dell'Organo di vigilanza con le banche vigilate
e i numerosi conflitti di interesse autoalimentatisi nel tempo, traducendosi in
politiche gestionali opache a danno sia dei risparmiatori sia dei prenditori di
credito.
A sostegno di questa tesi, viene portata una serie di episodi
attinenti a specifici interventi (o omissione di interventi) di vigilanza
bancaria, nonché a profili organizzativi e gestionali della Banca d’Italia, in
una girandola di azioni improprie facenti capo a soggetti esterni (commissari
straordinari di banche in default) e interni (dirigenti e funzionari)
all'istituzione.
I casi a carico dei singoli governatori sono: per Fazio la vicenda
Banca Popolare di Lodi (2004-2005), per Draghi quelle di Monte dei Paschi e
Carige (2008-2011), per Visco e i suoi più stretti collaboratori la gestione
degli AQR e degli stress test (2013-2014) introdotti dalla BCE, nella
prospettiva dell'Unione Bancaria.
Come si vede, si tratta di argomenti noti, dei quali si è a lungo
discusso, e sui quali altri precedenti interventi dell'autore, come egli stesso
riconosce, hanno spinto la Banca d’Italia alla querela.
A contorno vengono descritti episodi di rilievo minore, tutti
comunque ricondotti al tema della collusione, per disegnare un quadro
complessivo a tinte fosche, che il lettore interpreta come contesto di
sostanziale illegalità.
Non ci si può nascondere che di fronte ad alcune vicende, raccontate
secondo la più assoluta certezza e dovizia di particolari (nomi, date, circostanze)
non si resti sconcertati e portati a riconoscere d'impulso che nell'ambiente
che il libro descrive vi siano molte cose da correggere. Poi a una lettura più
attenta emergono incongruenze e approssimazioni che alimentano perplessità di
senso opposto.
Sta di fatto che se alcune delle critiche sembrano lecite, è
obiettivamente difficile assecondare una visione talmente distruttiva, senza
interrogarsi sulle sue implicazioni, a cominciare dalla fiducia nei riguardi di
un intero sistema di vigilanti e vigilati.
Come è spesso destino dei pamphlet, anche questo, dopo un probabile effetto
shock tra i suoi più o meno numerosi lettori, potrebbe finire presto dimenticato,
senza alcuna effettiva utilità, a meno che, come si propone qui di seguito, non
si dia a una tanto cruda rappresentazione un diverso indirizzamento per
verificarne definitivamente l'attendibilità.
Secondo la logica che ci siamo prefissi, vale a dire quella della
comparazione dei due scritti per valutarne l'utilità per il cittadino, vorremmo
infatti avanzare la proposta di invertirne la destinazione.
Potrebbe essere quanto mai utile la pubblicazione del testo Angeloni
sui giornali e su altri mezzi di comunicazione e forse anche la diffusione
nelle scuole, affinché in questa particolare fase di profondo rinnovamento regolamentare
dell'industria bancaria seguita all'avvio dell'Unione Bancaria Europea si
alimentino conoscenze strutturate e ad ampio raggio del quadro in fieri.
Una maggiore consapevolezza dei cittadini-risparmiatori non può
infatti prescindere dal soddisfacimento dei bisogni informativi su temi che
presto li riguarderanno direttamente. Basti pensare al coinvolgimento dei
risparmi nei processi di bail-in, per il salvataggio di banche in crisi, ma più
in generale all'impatto della nuova regolamentazione sulla qualità e sui costi
dei servizi bancari, anche per la stretta relazione tra Unione Bancaria e Area
Unica dei Pagamenti Europei, cosiddetta SEPA, anch'essa avviata nel 2014.
La proposta speculare è quella di sottoporre il testo Lanutti alla
Commissione Tesoro e Finanze di Camera e/o Senato, per valutare se, nell'aspra
critica all'operato della Banca d'Italia, vi siano elementi tali da configurare
un vulnus istituzionale. Circostanza che potrebbe prendere corpo, dato che la narrazione
è finalizzata a una rappresentazione d'insieme, che rischia, tra l'altro, di
danneggiare proprio le esigenze conoscitive del cittadino.
Se il detto latino secondo il quale "Oportet ut scandala
eveniant" è sempre da tenere nella massima considerazione, siamo infatti
portati ad osservare che approcci critici siffatti difficilmente possono
aiutare nella difesa dei sacrosanti diritti dei consumatori, accrescendone al
contrario il grado di confusione e facendo riemergere nella nostra italica
mentalità la domanda del "cui prodest".
Per sgombrare il campo dai dubbi, vale a dire volendo dare rilevanza
a tutto quanto riportato nel libro, verrebbe addirittura da pensare alla
necessità di un'inchiesta parlamentare sulla Banca d'Italia, volta a chiarire
definitivamente l'esistenza o meno dei conflitti di interessi endemici che,
secondo il Lanutti, ne caratterizzerebbero l'azione. Ma ci sembrerebbe un po'
troppo. Non di teoremi c'è bisogno, ma di chiarezza su singole circostanze,
come ci ricorda anche oggi l'articolo del Corriere della Sera sulla storia
della ricapitalizzazione del Monte dei Paschi di Siena.
Sarebbero, invece, da attendersi, ricorrendone i presupposti e sempre
per esigenza di chiarezza, azioni giudiziarie di difesa da parte sia della
Banca sia di coloro che nominativamente vengono chiamati in causa nel libro.
Considerazione finale: a coloro che in vari ambienti, anche a mezza
voce, sollevano lamentele nei confronti dell'Unione Bancaria a causa della
perdita di sovranità nazionale ovvero di regole di vigilanza troppo rigide e
poco rispettose delle nostre peculiarità bancarie, vorremmo una volta per tutte
ricordare una nota espressione, appena riadattata alla circostanza "È l'Europa
bancaria, bellezza!" e aggiungere anche "finalmente!".
Daniele Corsini e Davide De Crescenzi