sabato 9 aprile 2016

Matteo Renzi, la sfida ai poteri forti è solo una fiaba

Cari elettori,
voglio raccontarvi una storia. C’era una volta Matteo Renzi, giovane energico e ambizioso che aveva sfidato i vecchi poteri del suo partito e dell’Italia. Al grido di “Adesso tocca a noi, vi rottamiamo!” era diventato, nel giro di pochi mesi, da sindaco di Firenze segretario del Pd e poi, senza essere eletto, Presidente del Consiglio. Quanto è credibile in un paese come il nostro – che certo non premia il merito, l’ambizione, la sfida ai poteri forti – questa storia? Quanti di voi ci hanno creduto e l’hanno votato alle Europee? Molti, dicono i numeri. Oggi non è chiaro che questa è solo una fiaba, elaborata e pompata dallo storytelling renziano, e nulla ha a che vedere con la realtà? La vera storia del premier Renzi – cominciata con una cena “galeotta” ad Arcore da sindaco con Berlusconi, antipasto del futuro Patto del Nazareno – la raccontò Sergio Marchionne il 2 ottobre 2014: al salone dell’auto di Parigi disse che nel mercato del lavoro occorreva “togliere i rottami dai binari e far ripartire il treno” e Renzi ‘l’abbiamo messo là per quella ragione’. Capito? Marchionne disse chiaro e tondo ‘L’abbiamo messo là’.
Ripercorriamo alla luce di questa rivelazione alcuni capitoli cruciali di questi due anni di governo. Uno dei primi atti fu la nomina di Federica Guidi Ministro dello Sviluppo Economico: “omaggio” ai poteri imprenditoriali (Ducati Energia e Confindustria) e al Patto del Nazareno (B. le aveva offerto un seggio alle Europee). Politica industriale e occupazionale: omaggi costanti al Marchionne che ‘Ha fatto più per l’Italia di certi sindacalisti’ (certo, portando la Fiat all’estero – sede legale FCA in Olanda, fiscale in Gran Bretagna – mentre lui paga meno tasse in Svizzera); circa 12 miliardi di decontribuzioni per gli imprenditori; meno diritti (abolizione art. 18) per i lavoratori. Finiti gli incentivi, la disoccupazione torna a salire.
Rapporti con i poteri finanziari: dalla cena di finanziamento con i Davide Serra al salvataggio di Banca Etruria del papà e parenti vari del min. Boschi. I decreti per rimborsare i risparmiatori truffati che hanno perso tutto, ancora di là da venire. Politica fiscale: alleggerimento del già leggerissimo falso in bilancio, innalzamento delle soglie di non punibilità penale per dichiarazioni infedeli e omesso pagamento IVA, triplicazione della soglia per l’uso del contante, voluntary disclosure per chi ha portato illecitamente soldi all’estero. Gli evasori ringraziano, gli onesti maledicono una pressione fiscale al 43,5%. Politica energetica: allungamento a vita delle concessioni per le trivellazioni in mare, emendamento ad hoc per le multinazionali petrolifere, che possono scavalcare autorità locali, portarsi a casa il nostro petrolio e lasciarci poche royalties, pochi posti di lavoro, molti danni ambientali.
E con un mare meraviglioso pieno di piattaforme e petroliere, perdiamo il nostro vero petrolio – il turismo – passando dal settimo all’ottavo posto al mondo per contributo al Pil, dietro Germania, GB, Francia, pur avendo più siti Unesco di qualunque altro paese sulla terra. E l’elenco potrebbe continuare, con le ‘manine’ salva B., Mediaset… Marchionne, Guidi, Serra, Total, Shell, Farinetti, banchieri, “stantio odore di massoneria”… Cari elettori, credete davvero – e ancora – alla favola del ragazzotto molto ambizioso che sfida i poteri forti e improvvisamente arriva a Palazzo Chigi? O quel giovane molto ambizioso è diventato Premier proprio grazie ai poteri forti che “l’hanno messo lì” e poi, ovviamente, battono cassa?
Un cordiale saluto.

Luisella Costamagna (Il Fatto Quotidiano, 5 aprile 2016

 

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