Cari elettori,
voglio raccontarvi una storia. C’era una volta Matteo Renzi, giovane energico e ambizioso che aveva sfidato i vecchi poteri del suo partito e dell’Italia.
Al grido di “Adesso tocca a noi, vi rottamiamo!” era diventato, nel
giro di pochi mesi, da sindaco di Firenze segretario del Pd e poi, senza
essere eletto, Presidente del Consiglio. Quanto è credibile in un paese
come il nostro – che certo non premia il merito, l’ambizione, la sfida
ai poteri forti – questa storia? Quanti di voi ci hanno creduto e
l’hanno votato alle Europee? Molti, dicono i numeri. Oggi non è chiaro
che questa è solo una fiaba, elaborata e pompata dallo storytelling
renziano, e nulla ha a che vedere con la realtà? La vera storia del
premier Renzi – cominciata con una cena “galeotta” ad Arcore da sindaco
con Berlusconi, antipasto del futuro Patto del Nazareno – la raccontò Sergio Marchionne il 2 ottobre 2014:
al salone dell’auto di Parigi disse che nel mercato del lavoro
occorreva “togliere i rottami dai binari e far ripartire il treno” e
Renzi ‘l’abbiamo messo là per quella ragione’. Capito? Marchionne disse
chiaro e tondo ‘L’abbiamo messo là’.
Ripercorriamo
alla luce di questa rivelazione alcuni capitoli cruciali di questi due
anni di governo. Uno dei primi atti fu la nomina di Federica Guidi
Ministro dello Sviluppo Economico: “omaggio” ai poteri imprenditoriali
(Ducati Energia e Confindustria) e al Patto del Nazareno (B. le aveva
offerto un seggio alle Europee). Politica industriale e occupazionale:
omaggi costanti al Marchionne che ‘Ha fatto più per
l’Italia di certi sindacalisti’ (certo, portando la Fiat all’estero –
sede legale FCA in Olanda, fiscale in Gran Bretagna – mentre lui paga
meno tasse in Svizzera); circa 12 miliardi di decontribuzioni per gli
imprenditori; meno diritti (abolizione art. 18) per i lavoratori. Finiti
gli incentivi, la disoccupazione torna a salire.
Rapporti con i poteri finanziari: dalla cena di finanziamento con i Davide Serra al salvataggio di Banca Etruria del papà e parenti vari del min. Boschi.
I decreti per rimborsare i risparmiatori truffati che hanno perso
tutto, ancora di là da venire. Politica fiscale: alleggerimento del già
leggerissimo falso in bilancio, innalzamento delle soglie di non
punibilità penale per dichiarazioni infedeli e omesso pagamento IVA,
triplicazione della soglia per l’uso del contante, voluntary disclosure
per chi ha portato illecitamente soldi all’estero. Gli evasori
ringraziano, gli onesti maledicono una pressione fiscale al
43,5%. Politica energetica: allungamento a vita delle concessioni per le trivellazioni in mare,
emendamento ad hoc per le multinazionali petrolifere, che possono
scavalcare autorità locali, portarsi a casa il nostro petrolio e
lasciarci poche royalties, pochi posti di lavoro, molti danni
ambientali.
E con un mare meraviglioso pieno di piattaforme e petroliere, perdiamo il nostro vero petrolio – il turismo
– passando dal settimo all’ottavo posto al mondo per contributo al Pil,
dietro Germania, GB, Francia, pur avendo più siti Unesco di qualunque
altro paese sulla terra. E l’elenco potrebbe continuare, con le ‘manine’
salva B., Mediaset… Marchionne, Guidi, Serra, Total, Shell, Farinetti,
banchieri, “stantio odore di massoneria”… Cari elettori, credete davvero
– e ancora – alla favola del ragazzotto molto ambizioso che sfida i
poteri forti e improvvisamente arriva a Palazzo Chigi? O
quel giovane molto ambizioso è diventato Premier proprio grazie ai
poteri forti che “l’hanno messo lì” e poi, ovviamente, battono cassa?
Un cordiale saluto.
Un cordiale saluto.
Luisella Costamagna (Il Fatto Quotidiano, 5 aprile 2016)
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