“Cosa pensavano i colleghi? ‘Lo dice, ma tanto non lo farà mai’. Come Monica Cirinnà che aveva garantito le dimissioni nel caso in cui il testo sulle unioni civili
fosse uscito snaturato dall’esame parlamentare. Parole che poi ci si
rimangia per fare il contrario. Ma ognuno risponde per se stesso”. Dopo l’approvazione definitiva alla Camera della legge sulle unioni civili Michela Marzano – professore ordinario all’Université Paris Descartes che nel suo ultimo libro definisce la teoria del gender “una battaglia ideologica” e “trovata propagandistica” – ha rassegnato le dimissioni dal gruppo dem a Montecitorio per entrare nelMisto. Perché aver eliminato nel testo ogni riferimento a famiglia e alla stepchild adoption è “un vulnus per me difficile non solo da accettare, ma anche da giustificare pubblicamente”.
La scelta, come scrive lei stessa in un “ps” su facebook, ha comportato “dolore e fatica” ed è stata accompagnata dal “gelo che mi ha accolto in Aula, dove in tanti hanno smesso non solo di salutarmi, ma anche di guardarmi negli occhi, alle tantissime mail di chi, invitandomi a tornare a Parigi,
mi hanno dato dell’ingrata, dell’arrogante o della poveretta (e
tralascio gli insulti o le minacce, che non meritano nemmeno di essere
citate). Ma va bene così. In fondo, sono stata io a scegliere di non
seguire il mondo come va, no?”. Reazioni attese? “In parte sì, e in parte no – spiega a ilfattoquotidiano.it -. Diciamo che oggi è talmente facile vomitare rancore che lo si fa automaticamente. Alcune cose bisogna lasciarsele scivolare addosso”.
Le parole del messaggio sul social arrivano in coda alla risposta a Michele Serra che su Repubblica, pur ritenendo il suo gesto di uscita dal Pd
“serio e meditato” e riconoscendo che “i tempi del renzismo (nel bene e
nel male) lasciano poco tempo per la discussione”, contesta la
“coerenza con se stessa” con cui la parlamentare ha motivato la sua decisione. “In un ipotetico dibattito – scrive il giornalista – le chiederei se il fine dell’attività politica
è essere coerenti con se stessi; o se la natura stessa della politica,
che è l’attività collettiva per eccellenza, non preveda deroghe anche
molto faticose, e persino dolorose,
alla coerenza con noi stessi; anche perché la politica non ha come
parametro il sé, ma quel guazzabuglio che è la società”. E conclude: “Ma
poi: se i coerenti se ne vanno, a chi lasciano la politica? Ai soli
incoerenti?”.
Ma la questione, per Marzano, è più ampia. “Volevo che il dibattito con Serra che – sottolinea – ha scritto un’amaca delicata e corretta, non fosse ‘ipotetico’ ma reale. Quindi ho risposto. Il problema non è la coerenza
tra me e me”, prosegue ma, come scrive online, “quella con gli ideali
etici e morali che giustificano – o dovrebbero giustificare – l’impegno
in politica. E quindi soprattutto la coerenza con l’uguaglianza di tutte e di tutti. Un’uguaglianza che resta, almeno per me, la stella polare della sinistra”.
Il problema, continua, “che è trasversale a tutte le forze politiche, è la superficialità
di fondo nel dibattito pubblico. Basta rivedere le dichiarazioni di
voto: nessuno è entrato nel merito della legge, tutto è basato su ritmi frenetici“. Certo,
“‘meglio questa legge che niente, è un passo avanti importante. Ma
contesto che sia un prodotto, un risultato da rivendere del Pd“. E dopo i dem cosa ci sarà? “Continuo il mio lavoro nel gruppo misto, portando avanti promesse e disegni di legge. Come quello sul testamento biologico, incardinato in commissione affari sociali. Insomma, vado avanti”.
Eleonora Bianchini (Il Fatto Quotidiano - 14 maggio 2016)
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