Ha partecipato a una sessantina
di concorsi, a 19 è risultato idoneo, ha
speso migliaia di euro in trasferte e preparazione. Ai primi bandi ha preso parte già ai tempi
dell’università,
nei primissimi anni del nuovo millennio. Il prossimo 31 dicembre, però, il suo
nome comparirà solo in tre graduatorie, perché le altre saranno tutte scadute.
La storia è quella di Fabio Apicella, nome di fantasia, un 43enne originario
della provincia di Salerno. È uno degli idonei ai concorsi che a fine anno
vedranno sfumare il loro lavoro e i loro sacrifici. In realtà il suo è un caso limite: lo Stato ha
speso soldi
per selezionarlo 19 volte. “Eppure la mia vita è ancora congelata” racconta
a ilfattoquotidiano.it.
Oggi è disoccupato, sbarca il lunario lavorando due o tre mesi all’anno, o se va bene
per periodi più lunghi.
QUINDICI ANNI DI CONCORSI – Fabio
si è laureato nel 2004 in Giurisprudenza. “Nel frattempo, per qualche anno ho
anche lavorato, rallentando un po’ gli studi – spiega – e, ancora prima di
iniziare l’università, ho iniziato a partecipare ai concorsi”. In quel periodo,
infatti, ha partecipato alle prime dieci selezioni portando a casa due
idoneità. “Subito dopo la laurea ho cercato di intraprendere la professione di avvocato,
ma il mio desiderio più grande era quello di potermi stabilizzare proprio
vincendo un concorso. Quindi mi sono messo d’impegno”. Fabio ha collezionato 19
graduatorie che, in realtà, sarebbero potute essere anche di più: “Per problemi
personali non mi sono potuto presentare in un paio di prove orali”. Nel
complesso, dal 2004 in poi, Fabio ha partecipato a circa una sessantina di
selezioni. “Solo tra spese di trasporto e pernottamento laddove necessario –
spiega – ho speso circa 5mila euro, ma voglio sottolineare che ci sono colleghi
che hanno sborsato anche di più perché per prepararsi si sono iscritti a diversi
corsi, per ognuno dei quali si può arrivare a pagare tra i 2mila e i 3mila
euro”.
LE IDONEITA’ E LE DELUSIONI – La
prima doccia fredda è arrivata dopo il decreto D’Alia del 2013 con il quale si
disponeva che, per le assunzioni nella pubblica amministrazione, si dovesse
dare priorità allo scorrimento delle graduatorie vigenti. “Avevo alle spalle
già decine di concorsi e 14 idoneità accumulate – ricorda – e una di queste
riguardava una selezione per un posto in una Provincia”. Stava accadendo.
L’Ente in questione stava procedendo per scorrimento: “Mentre i colleghi man
mano venivano contattati per l’assunzione, io aspettavo pieno di speranze che
arrivasse il mio turno”. Ad un certo punto c’è stata una inversione di rotta.
“Il blocco delle assunzioni degli idonei nei concorsi pubblici contenuto nella Legge
di Stabilità 2015 ha vanificato il decreto D’Alia – spiega – e noi abbiamo
pagato anche la necessità di riassorbire i dipendenti delle Province”. Quella
di Fabio è una vicenda non isolata: “Conosco un collega risultato idoneo sia un
concorso indetto da una Provincia, sia per un altro in un Ministero. Da un
momento all’altro si è trovato senza nulla in mano e ora vive grazie all’aiuto
di alcune persone che gli sono vicine”. Il blocco generalizzato delle graduatorie,
intanto, ha paralizzato l’intero sistema. “Negli ultimi due anni sono stati
pochissimi i concorsi banditi – prosegue – ma io non mi sono arreso e ho
portato a casa altre due idoneità”. Ma cosa significa partecipare a un concorso?
“Arrivare a 19 idoneità – spiega Fabio – nel mio caso ha comportato lo studio
di una sessantina di materie diverse. Per un concorso in ambito universitario,
ad esempio, ho dovuto prepararmi con testi di medicina“. E i costi? “Ad essere
sincero, con i libri mi sono arrangiato come ho potuto, cercando di risparmiare,
ma conosco miei colleghi che comprano tutti i libri nuovi e, come dicevo, per
avere delle possibilità in più si iscrivono anche a corsi piuttosto cari”. A
tutto ciò va aggiunta la continua ricerca di lavoro. “Negli ultimi anni ho
dovuto afferrare qualsiasi occasione, anche quelle al di fuori dei concorsi: ho
lavorato a Roma per due mesi, poi a Torino, Cuneo e all’Aquila. Sempre per
brevi periodi, con tutte le spese annesse”.
“LA MIA VITA E’ CONGELATA” – Il
costo maggiore, però, è quello pagato sul piano personale. Attualmente Fabio
non lavora e non ha un’occupazione da tre mesi. L’ultima è stata presso un Comune.
“Sbarco il lunario, mi chiamano in vari Enti per collaborare e ci sono stati
anni in cui ho lavorato solo un paio di mesi” racconta a ilfattoquotidiano.it.
Il rammarico più grande? “Non è quello di non essere tra i vincitori, ma quello
di non vedere rispettato un mio diritto, magari perché certe amministrazioni
preferiscono esternalizzare alcuni servizi con costi anche maggiori. Il
risultato è che mi ritrovo con una ‘vita congelata’”. Fabio è andato a vivere
da solo nel 2008 e dopo 6 mesi è dovuto ritornare a casa dai suoi genitori:
“Ancora oggi quella è la mia base, dove torno dopo i periodi in cui lavoro
fuori e con questa situazione è impossibile pensare di sposarsi, mettere
su casa, formare una propria famiglia”. E diventa una guerra tra poveri:
“Perché la possibilità che accada qualcosa per cui qualcuno ti passi davanti è
sempre in agguato: si va dal blocco causato dal riassorbimento dei dipendenti
delle Province al rischio che potrebbero rappresentare per noi gli esuberi
della Camera di Commercio, ma anche la situazione dei dipendenti di Equitalia”.
E il futuro? La data del 31 dicembre? “Restano in piedi un paio delle graduatorie
in cui sono idoneo, ma conosco molti colleghi per cui sarà l’inferno. Come se
non avessero mai fatto nulla”.
Luisiana Gaita (Il Fatto Quotidiano – 3 novembre 2016)
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