venerdì 6 ottobre 2017

Il gioco di squadra aiuta a crescere




Il gioco di squadra, se funziona bene, non ha gelosie e presuppone sempre una circospezione nei movimenti e la pazienza di saper attendere.

Un evento che immaginiamo possa accadere difficilmente potrà essere duplicato da altri in fase di scatto, le composizioni con elementi statici invece si.

All’osservatore attento talvolta basta uno sguardo per capire ciò che un’altro fotoamatore sta ricercando, specie se se ne conoscono le caratteristiche e le produzioni.

Le uscite di gruppo risolvono generalmente tanti nostri piccoli problemi, colmano anche carenze inconfessate, inducono a sperimentare. 

Per apprendere, la regola è però quella di saper osservare, non tanto l’azione di coloro che ci accompagnano, ma in maniera oculata il contesto in cui si opera.

A posteriori, attraverso la visione dei risultati dei compagni di battuta, avremo modo di verificare quanto siamo riusciti a cogliere e tutto quello che non abbiamo visto; l’originalità degli scatti ed i tagli operati da noi rispetto agli altri. Qualche volta ci capiterà anche di esclamare … “ma io dov’ero?”

Anche volendo sarà raro che due soggetti possano produrre un’immagine identica; ciò accade solo in rari casi dove si è sviluppata una forte sintonia fotografica, diversamente questo potrà solo capitare davanti a panoramiche fisse, dove scatti fotografici potranno solo essenzialmente differenziarsi per la percezione cognitiva di ciascuno e per il conseguente taglio compositivo operato.

A prescindere dalle tecniche e dall’armamentario in uso, la costante frequentazione alla lunga genera, comunque e inesorabilmente, significative crescenti contaminazioni attraverso inconsci interscambi.

Talvolta ciò aiuta ad aprire nuovi orizzonti, ad affinare le preferenze, a diversificare i “gusti”.

In qualche modo quei soggetti che si riuniscono in modo assiduo finiranno col prendere e dare. Personali cognizioni aiuteranno a vedere attraverso lenti diverse, mitigando anche, nelle visioni fotografiche di ciascuno, eventuali carenze “diottriche”.

Alcune volte e non di rado l'incontro con nuovi fotoamatori ci apre nuove visioni che consentono di attuare metodi che inducono a vedere ben oltre ciò che oggettivamente è apparente e a sviluppare, con infinite modalità, la nostra fantasia.

In tutto questo, aimè, rimane sempre difficile capire quei "non rari fotografi” che in un contesto dinamico, affollato da molti appassionati, pur avendo montato alla reflex uno zoom potente, si piazzano davanti a tutti impallando in modo osceno l'azione …… chissà forse vogliono rendere la scena esclusiva, averla solo per loro, e magari, se potessero, vorrebbero pure mangiarsela e ingurgitarla velocemente … chissà.

In ogni caso, con tutti questi “egocentrici”, che non sono pochi, purtroppo è inutile discutere ed ancor di più ...... nutrire delle speranze!
 

© Essec 



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