mercoledì 25 ottobre 2017

Indurre la gente a non andare a votare è il nuovo obiettivo della classe politica italiana




Vi sarete spesso chiesti come mai dei peones improponibili continuino a rappresentare partici politici in dibattiti e talk televisivi. Eppure basterebbe che le segreterie leggessero le reazioni che questi suscitano nei social per registrare il livello di insofferenza. Spesso l’indignazione nasce alla loro vista, prima ancora che pronuncino una sola parola.

Personaggi apparentemente ottusi, che in qualche caso forse lo sono veramente, sono inviati dai rispettivi leader ad incontri, comizi e quant’altro.

Come quando si imparavano le filastrocche da bambini, li senti ripetere - con le stesse cadenze - cantilene recitate con ritmi assillanti, assecondando la teoria che con il ripetere sempre le stesse cose si riesce ad indurre la gente ad assorbire infine le loro tesi. In effetti, la realtà ci dimostra che in molti casi funziona. In questo i sistemi formativi del berlusconismo hanno fatto scuola.

Seguendo metodi scientificamente collaudati, basati su efficaci tecniche persuasive che hanno profuso massima cura anche sull’estetica dei proponenti, ricordiamo ancora le frasi fatte, tutte uguali, recitate elegantemente da clonati “propagandieri” periodicamente alternati.

“Verità precostruite a tavolino” venivano reiterate metodicamente da bambine/i fenomeno con una tale bravura da farle apparire reali.

Con tali specialisti indottrinati della propaganda 2.0 il partito-azienda riuscì ad infoltire enormemente la fronda di sostenitori. Le vittime dei loro martellanti messaggi erano spesso anche vecchiette/i in buona fede, poiché vogliosi e speranzosi di reali cambiamenti.

Le tecniche di sovrastare la voce degli avversari, specie se questi ultimi cercavano di avventurarsi in tesi più articolate che meritavano, quindi, di un minimo di attenzione, riuscivano ad annullare efficacemente ogni messaggio contrario e ad indisporre a tal punto il teleutente da indurlo a cambiare canale. Spegnere era come precludere ogni possibilità all’avversario: era l’estremo rimedio per impedire riflessioni alle masse più attente.

Fin qui abbiamo parlato di “propaganda” attuata con metodi aziendali. Ovvero del marketing politico di nuova generazione.

Esaurito il filone e registrato il minimo storico nella attendibilità dei politici da parte dei cittadini, un nuovo metodo che avanza è quello di indurre l’elettore a disertare le urne.

Oggi, infatti, anche per i più bravi operatori del “marketing politico” appare sempre più difficile cercare di convincere la gente a votare per il proprio partito, quindi, confidando nello zoccolo duro costituito da tifoserie e supporters di parte, affollato da “professionisti che campano con/di politica” o interessati al sostegno per indubbi vantaggi derivanti dall’indotto amministrato, torna più utile non far votare la gente più che vederla sostenitrice di chi vuole scoperchiare i loro “vasi di Pandora”.

E’ una semplice questione matematica, se si indirizzano gli indignati e i delusi verso il non voto si abbassa la percentuale di votanti ma, paradossalmente, risulterà più probabile (per ciascun partito e a secondo dello spessore del proprio “zoccolo duro”) poter mantenere e forse anche incrementare la percentuale di voti in sede elettorale (magari nonostante debacle in termini di voti assoluti).

Al riguardo eclatante esempio è stato recentemente rappresentato dalla “rossa” Emilia Romagna, dove nonostante l’elevato astensionismo fatto registrare nelle ultime regionali si è vista una riconferma di un partito che ha avuto un vero e proprio crollo numerico di consenso elettorale.

Come già accennato, perseguendo tale ultima ratio, per un verso si disinnesca la possibilità d’incremento alle realtà politiche di opposizione, dall’altro aumentano crescite percentuali di realtà partitiche apparentemente contrapposte ma più simili alla loro specie, quindi possibilmente disponibili ad una comune gestione, rendendo fin anche possibili alleanze strategiche estreme, spacciandole magari pubblicamente per necessità indispensabili per la “governabilità” del paese.

Machiavelli sosteneva che in politica il fine giustifica i mezzi e, quindi, è valida qualunque strategia che funzioni. Fondamentale resta per il “Principe” evitare che qualcuno possa disturbare il manovratore.

Così, seguendo apparenti alternanze saranno sempre gli stessi a ricoprire gli incarichi pubblici, ad occupare i vertici e governare le strutture di sottogoverno, secondo diffuse e collaudate logiche collusive e spartitorie che hanno sempre più visto crescere e consolidare molteplici caste.

Al cittadino deluso ed indignato resterà l’illusione di non aver voluto partecipare allo scempio: Assoluta menzogna, poiché il non voto rafforzerà come sempre le minoranze, evidenti e occulte; lasciando libere le mani dei manovratori che da troppo tempo gestiscono indisturbati il vero potere.

Allora, immergiamoci nella mischia in ogni modo, secondo ogni credo e come propagandava il mitico Totò: “VotAntonio, VotAntonio, VotAntonio …….”

Buon voto a tutti!!!

© Essec 


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