Si
moltiplicano gli episodi di studenti, in genere delle prime classi,
cioè adolescenti o preadolescenti, che offendono, minacciano, picchiano,
umiliano i loro professori. Ma anche di genitori che aggrediscono i
docenti. Sono solo le manifestazioni più appariscenti di una questione
che solo apparentemente riguarda la scuola e i giovani, o in particolare
l’Italia, ma si innesta nella profonda decadenza del mondo occidentale,
il suo lento e inesorabile marcire. Dove tout se tient.
1.
Il crollo del principio di autorità. Da troppi decenni, direi anzi da
un paio di secoli, abbiamo privilegiato la libertà sull’autorità. Ma la
libertà è la cosa più difficile da gestire. Del resto l’autorità non
esisterebbe da millenni se non fosse necessaria alla convivenza sociale.
Lo sapevano molti dei nostri maggiori, da Platone a Dostoevskij,
pensatori di cui oggi è perfin difficile immaginare l’esistenza, in un
mondo che non pensa più se non in termini scientifici, tecnologici,
quantitativi.
2.
La graduale scomparsa della famiglia come nucleo essenziale di una
comunità, scomparsa che si lega ad un individualismo senza più freni e
inibizioni.
3.
La necessità assoluta dell’apparire per poter essere in una società
dove ci sentiamo tutti omologati, tutti dei ‘nessuno’. Non è certamente
un caso che i fenomeni di bullismo, scolastico e non scolastico, non
abbiano, agli occhi di chi li compie, valore di per sé ma solo se
visualizzati nel mondo globale.
4.
Lo strapotere della tecnologia che ha preso il posto dell’umano. Dai
robot alle macchine che si guidano da sole a tutto l’enorme complesso
dell’intelligenza artificiale. Gli adolescenti poiché più fragili ma
quindi anche più sensibili, sono solo la spia più evidente di una
tragedia che ci coinvolge e ci travolge tutti.
Rimontare
la china, a questo punto, è impossibile. Bisogna lasciare che il corpo
malato si decomponga ulteriormente fino a diventare cadavere. Solo
allora si potrà ricominciare.
Massimo Fini
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