giovedì 26 luglio 2018

Tifo, più dolori che gioie: il calcio ci rende tutti un po' più tristi



Cosa ci spinge a seguire le gesta della nostra squadra del cuore? Insomma: perché tifiamo? Di certo non è per essere più felici, almeno secondo Peter Dolton e George MacKerron, due economisti dell'Università del Sussex che in un recente report realizzato per il National Institute of Economics and Social Research hanno indagato gli effetti che ha sull'umore la passione per uno dei più diffusi e apprezzati sport del pianeta: il calcio. Al netto di vittorie e sconfitte, dunque, quanta felicità ci regala lo sport? Purtroppo per gli appassionati, guardando i risultati dello studio il saldo sembra essere negativo: prendendo in considerazione i supporter di entrambe le squadre, a fine match una partita di calcio tende a produrre quasi due volte più tristezza che gioia, lasciando il mondo un po' meno felice di quanto non fosse prima del fischio di inizio.
A rendere possibile la ricerca - spiegano i due economisti - è stato un set di dati molto particolare: quasi tre milioni di risposte raccolte negli ultimi anni dall'app "Mappiness", un progetto della London School of Economics pensato per monitorare gli effetti del lavoro e dell'ambiente sull'umore dei cittadini inglesi. Fondamentalmente, si tratta di una app gratuita che a intervalli casuali chiede all'utente di valutare il proprio stato di felicità, e di fornire alcune informazioni sulle circostanze, il luogo e la compagnia in cui si trova. In questo modo, Dolton e MacKerron hanno potuto monitorare l'umore di oltre 32mila persone lungo un arco di diversi anni, mettendo in relazione gioia e tristezza con i risultati della premier league e con la fede calcistica degli utenti.
Stando alla loro analisi, al termine di una partita di calcio i fan della squadra vincitrice guadagnano  3,9 punti di felicità, in una scala che va da 1 a 100. Per fare un paragone, si tratta dello stesso effetto che provocano l'ascolto della musica e simili passatempi rilassanti. I perdenti invece si trovano in una situazione molto più estrema: l'umore dei fan in questo caso peggiora infatti di 7,8 punti, esattamente quanto si registra al termine di una estenuante giornata di lavoro o di studio, o mentre ci si trova nel bel mezzo di una lunga fila. E se gli effetti della vittoria durano circa un'ora, quelli di una sconfitta svaniscono ben più lentamente, visto che l'umore dei perdenti resta pessimo anche a tre ore dal termine della partita.
Per i ricercatori, le conseguenze di questi risultati sono inequivocabili. Prendiamo un match ideale, in cui entrambe le squadre hanno lo stesso numero di supporter: a fine partita la tristezza tra i perdenti sarà quasi due volte superiore alla felicità provata dai vincitori. E aggiustando i risultati tenendo a mente che gli effetti negativi sono ben più lunghi di quelli positivi, un match di calcio produce circa quattro volte più tristezza che felicit.
I tifosi sembrano dunque irrazionali (se non masochisti) nel loro amore per un'attività che, nella maggior parte dei casi, non fa altro che renderli più tristi. Ma sono gli stessi autori della ricerca a proporre alcune possibili spiegazioni alternative. A partire dai limiti intrinseci dei dati utilizzati dal loro studio, che aiutano a monitorare l'umore preponderante al termine di un incontro, ma non dicono nulla sui piccoli rush di emozione e i momenti di gioia che si sperimentano quando la propria squadra segna un gol, quando il proprio portiere para un rigore, o si assiste ad azioni di gioco particolarmente emozionanti. Piccoli momenti di felicità che potrebbero controbilanciare gli effetti di una sconfitta.
In alternativa, è possibile che i tifosi non siano particolarmente affidabili nel valutare le chance del proprio team. E partendo sempre con la convinzione che la propria squadra abbia ottime probabilità di vittoria, non si rendono conto di quanti dispiaceri gli diano in realtà le (magari frequenti) sconfitte subite. O ancora: è possibile che il tifo sia di per sé un'attività che dà dipendenza, o che più della gioia della vittoria i tifosi cerchino altre esperienze, come il cameratismo che si crea sugli spalti, o l'approvazione dei propri amici o del proprio gruppo sociale. Comprendere le ragioni del tifo, insomma, non è un lavoro da poco, e non basterà un unico studio per avere una risposta definitiva. L'unica certezza, almeno per ora, è che una sconfitta brucia molto più di quanto non faccia gioire una vittoria.

Simone Valesini (La Repubblica, 25 luglio 2018

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