Per una valutazione corretta delle scelte effettuate dal Consiglio
dei ministri si deve partire dai provvedimenti approvati con la Nota di
aggiornamento al Documento di Economia e Finanza 2018. Va innanzitutto
ricordato che il programma di politica economica e finanziaria del
governo è coerente con il contratto di governo e con la risoluzione
parlamentare approvata il 19 giugno scorso, che hanno trovato
espressione:
1) nella cancellazione degli aumenti dell’Iva previsti per il 2019;
2) nell’introduzione del reddito di cittadinanza, con la contestuale riforma e il potenziamento dei Centri per l’impiego;
3) nell’introduzione della pensione di cittadinanza;
4) nell’introduzione di modalità di pensionamento
anticipato per favorire l’assunzione di lavoratori giovani (superamento
della legge Fornero);
5) nella prima fase dell’introduzione della flat tax
tramite l’innalzamento delle soglie minime per il regime semplificato
di imposizione su piccole imprese, professionisti e artigiani;
6) nel taglio dell’imposta sugli utili d’impresa (Ires) per le aziende che reinvestono i profitti e assumono lavoratori aggiuntivi;
7) nel rilancio degli investimenti pubblici
attraverso l’incremento delle risorse finanziarie, il rafforzamento
delle capacità tecniche delle amministrazioni centrali e locali nella
fase di progettazione e valutazione dei progetti, nonché una maggiore
efficienza dei processi decisionali a tutti i livelli della pubblica
amministrazione, delle modifiche al Codice degli appalti e la
standardizzazione dei contratti di partenariato pubblico-privato;
8) in un programma di manutenzione straordinaria
della rete viaria e di collegamenti italiana a seguito del crollo del
ponte Morandi a Genova, per il quale, in considerazione delle
caratteristiche di eccezionalità e urgenza degli interventi programmati,
si intende chiedere alla Commissione europea il riconoscimento della
flessibilità di bilancio per condurre politiche di rilancio dei settori
chiave dell’economia, in primis il manifatturiero avanzato, le
infrastrutture e le costruzioni;
9) nello stanziamento di risorse per il ristoro dei risparmiatori danneggiati dalle crisi bancarie.
Questi strumenti perseguono lo scopo di colmare il gap di crescita
reale del Pil rispetto al resto d’Europa senza danni per la stabilità
dei prezzi, anzi contribuendovi caricando sui conti pubblici l’onere
dell’aumento dell’Iva necessario per colmare il deficit tendenziale del
precedente governo stimato dal ministero dell’Economia e delle finanze
in 1,24 per cento, ossia abbondantemente al di sopra di quello
concordato con la Commissione.
Il governo ha ereditato 5 milioni di poveri i cui bisogni di
sopravvivenza sono impellenti già da ieri; tra questi vi sono parte del
10 per cento dei lavoratori disoccupati, di cui un numero socialmente
inaccettabile di giovani. Il reddito e la pensione di cittadinanza,
nonché il pensionamento anticipato perseguono l’obiettivo di attenuare
le difficoltà di questa parte della popolazione, come impongono le
regole della convivenza di una nazione civile.
La situazione della crescita reale volge al peggio a causa dei
mutamenti nelle condizioni del commercio internazionale da cui dipendono
le sorti delle nostre esportazioni, tuttora il punto di forza della
nostra economia. L’anno in corso dovrebbe registrare una crescita reale
dell’1,5 per cento e le previsioni di consenso per il 2019 sono
nell’ordine dell’1 per cento. Se non si vuole un peggioramento
dell’economia e un aumento delle condizioni di povertà e di
disoccupazione occorre attivare nuovi interventi di politica fiscale.
L’ideale sarebbe quello di attivare massicci investimenti,
nell’ordine dei risparmi in eccesso degli italiani, pari a circa 50
miliardi di euro, presenti da alcuni anni nella nostra economia. Occorre
riavviare il secondo motore della nostra economia, quello delle
costruzioni, il cui spegnimento ha largamente contribuito alla crisi. Le
condizioni di realizzazione di questi investimenti sono state
trascurate, ponendo vincoli interni ed esterni alla loro realizzazione. È
ragionevole pensare che nel solo 2019 si possa raggiungere un aumento
degli investimenti nell’ordine di almeno l’1 per cento di Pil, di cui la
metà su iniziativa dei grossi centri produttivi di diritto privato dove
lo Stato ha importanti partecipazioni. Se così fosse, l’incidenza sul
disavanzo sarebbe nell’ordine di 0,5 per cento, senza tenere conto del
gettito fiscale che questa nuova spesa garantirebbe. A tal fine, oltre
ai provvedimenti già indicati nella Nota di aggiornamento (rafforzamento
delle capacità tecniche delle amministrazioni centrali e locali,
maggiore efficienza dei processi decisionali a tutti i livelli della
pubblica amministrazione, modifiche al Codice degli appalti e
standardizzazione dei contratti di partenariato pubblico-privato),
opererà costantemente una Cabina di regia a Palazzo Chigi per
intervenire sui punti di blocco o di ritardo.
L’attuazione di questi stimoli alla domanda aggregata, tenuto conto
dei moltiplicatori della spesa, può portare a una crescita nel 2019 di
circa il 2 per cento e crescere ancora di mezzo punto percentuale
all’anno, raggiungendo quella soglia minima del 3 per cento necessario
per guardare al futuro dell’occupazione e della stabilità finanziaria
del Paese che una crescita intorno all’1 per cento annuo non
garantirebbe.
Se la sostenibilità del debito pubblico italiano viene giudicata
sulla base del rapporto tra debito pubblico e Pil, va constatato che
esso si ridurrà nel corso dell’intero triennio, dato che la crescita del
Pil nominale resterà in modo permanente al di sopra del 2,4 per cento
del deficit di bilancio. Ciò vale nella peggiore delle ipotesi, quella
di una mancata crescita, ma ancor più in quella di un successo della
combinazione di spesa come quella indicata nella Nota di aggiornamento.
Poiché il governo è composto da persone che capiscono i rischi
finanziari, ma anche avvertono i gravi pericoli dovuti a un
peggioramento della crescita, l’attuazione del programma di governo sarà
oggetto di un costante monitoraggio per verificare se gli andamenti
dell’economia e della finanza restano coerenti con gli strumenti
attivati; tutto ciò a cominciare dal 31 dicembre 2018, ancor prima
dell’avvio del programma. Sono certo che il mercato valuterà in positivo
le scelte fatte riconoscendo al governo il beneficio della razionalità
che alimenta la speranza del mantenimento di una stabilità politica non
meno preziosa della stabilità di bilancio.
Paolo Savona - Ministro per gli Affari europei (Il Fatto Quotidiano - 30 settembre 2018)
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