martedì 2 ottobre 2018

A me intrigano le letture di Pippo Pappalardo.



Una caratteristica costante nei fotografi è che quando incontrano critici che non garbano non perdono tanto tempo per definirli incapaci e incompetenti.
Essenzialmente la questione si innesta nell’abitudine sempre più diffusa di non saper o volere ascoltare.
Non dico che tutti i lettori di portfolio o i critici d’arte siano sufficientemente preparati, nè che necessariamente occorre assentire ai loro giudizi accettandoli ma da qui ad etichettare tout court incompetenti ce ne vuole.
Sono comunque tante le componenti di base necessarie per saper osservare un’opera ed i più bravi sanno sapientemente dosare cognizioni nozionistiche con altre discipline a loro comuni e sempre presenti nelle loro corde.
Pertanto, c’è chi si avventura spaziando su concetti filosofici, chi focalizza specifiche sociali, chi invece predilige composizione e colori o anche chi parte dall’osservazione di un’opera per perdersi e spaziare in altri mondi attigui.
Anche se un po’ affabulatori, personalmente adoro questi ultimi, per i quali una semplice foto o un loro insieme sono solo un punto di partenza; e questa mia preferenza è dettata da un semplice motivo che è quello che, per me, la fotografia o qualunque altra opera d’arte non può essere letta esclusivamente secondo criteri asettici intrisi di nozionismo, bensì vista e interpretata per le tante reazioni che suscita: tenerezza, denuncia sociale, romanticismo, musica, passione, attenzione.
Ecco, attenzione! Secondo me, ciascuno di noi vive il mondo in modo completamente differente, secondo gli occhi modulati dai propri sentimenti, secondo la moda del tempo, il bagaglio culturale che ci caratterizza e di cui - a prescindere spesso dal nostro volere - si dispone.
Anche un qualunque animale risponde però in modo differente davanti ad uno stimolo, quindi c’è anche la quota animale che è in noi che reagisce d’istinto, secondo il DNA che ciascuno integra in se, la realtà che vive, le esperienze vissute, i traumi assorbiti e tanto altro ancora.
Confesso che mi piacciono ad esempio le letture di portfolio che mi incantano, come, ad esempio, le lunghe letture di Pippo Pappalardo.
Assistere alle “sue visioni” è come andare a teatro, ma non per assistere a uno spettacolo leggero, di varietà, ma per ascoltare citazioni e aneddoti che lui propone, con naturale scioltezza, estraendoli dal sacco dei suoi notevoli studi e conoscenze, intrisi anche dei moltissimi concetti fotografici assorbiti, fatti propri ed elaborati.
Ascoltare e sentirsi trasportare in mondi e discipline diverse, che solo apparentemente sembrerebbero non avere nulla a che fare con le foto proposte in lettura, rappresenta, anche per chi semplicemente osserva, un arricchimento sicuro.
Ma occorre che in tutti noi sia sempre presente la precisazione iniziale, ovvero che a prescindere se si è d’accordo o meno, occorre “saper ascoltare” per capire, avere la pazienza di non interrompere mai e seguite il nocchiero che ti conduce.
Ascoltare con pazienza anche pareri che non corrispondono alle nostre aspettative non costituisce mai un danno. In ultimo serve a conoscere e sapere che ci possono essere angoli visuali e prospettive diverse, e capire come talvolta occorra - per saper meglio vedere - mettere gli occhiali.
L’eleganza nelle modalità di giudizio, che il critico in qualche modo esprime o solo lascia intuire all’autore, dipende poi dalla sagacia e dall’intelligenza delle parti chiamate in causa. Ma questa è un’altra storia perché spesso è collegata alla presunzione e all’approccio.

Buona luce a tutti!

© Essec


1 commento:

  1. Sono d'accordo, nel modo più assoluto, quasi nessuno ormai è disposto a sentire un parere negativo anche se argomentato; tutti nell'empireo! Personalmente non appartenendo alla specie degli artisti o presunti tali, guardo tutto questo bailamme con discreto distacco e, a modo mio, lo trovo pure divertente. Trovare un critico onesto è preparato comunque non è una impresa facile.

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