giovedì 1 agosto 2019

"Epifanie" infinite.



Se leggi il libro di John Berger “Capire una fotografia” alla fine avrai l’ennesima “epifania”. 
Per James Joyce “un’epifania è un momento speciale in cui un qualsiasi oggetto della vita comune, una persona, un episodio diventa 'rivelatore' del vero significato della vita a chi percepisce il loro valore simbolico.” Ma, nel nostro caso, non basta. 
Al di là, infatti, di tutte le considerazioni sottostanti e intrinseche che - pur prendendo spunto dalle immagini di autori più o meno famosi – nel suo scritto, senza però mai perdersi, Berger spazia in vastissimi altri campi ideologici e culturali. 
Alla fine ti rendi pure conto che le produzioni fotografiche nel mondo e le tante idee loro retrostanti, corrispondono al flusso della massa di umanità e intuizioni che affollano il nostro universo umano. 
Anche se relativamente giovane, la fotografia di fatto si è ormai imposta come una forma di scrittura efficiente, sintetica, profonda e assolutamente completa. 
Costituisce oggi un metodo comunicativo che descrive benissimo l’evidente e altresì, sempre più spesso, racconta anche le assenze, cui allude, accenna, lascia intravedere. 
Rimane, come per la parola, legata alla genuinità e al rispetto di chi riprende e di chi ripropone perché – come ci ha insegnato la storia – tagli volutamente artefatti, rettifiche artificiali o aggiunte posticce possono creare delle “fake” ad uso e consumo di regimi e pensieri contingenti. 
La fotografia è comunque uno straordinario strumento che rimane legato sì, almeno nella fase creativa, all’istintività intrinseca e alla cultura dell’autore fotografo ma che è anche rivolto a osservatori che leggono nell’oggi - o che leggeranno domani - quelle stesse immagini, con l’uso del proprio bagaglio individuale e il regime politico vigente; ovvero nel tempo della loro osservazione e nei rispettivi contesti di dimora. 
Ma con ciò in verità non diciamo nulla di nuovo. Da quando, infatti, è stata introdotta la scrittura (dai disegni rappresentati nelle grotte preistoriche ai molteplici linguaggi comunicativi di adesso) ci siamo mai chiesti quante parole sono state scritte, quanti volumi realizzati ….. 
Le epifanie umane sono e resteranno sempre infinite, poiché sono intrinseche all’uomo impegnato nella continua ricerca e intento sempre a nuove scoperte. 
Giambattista Vico sosteneva la teoria dei corsi e ricorsi storici …… fosse realmente vera ci sarebbe da sperare e consolarsi nell’aver eventualmente vissuto nell’arco temporale di un ciclo positivo …… diversamente, se così non fosse e la pensassimo in modo autonomo, potremmo essere oggetto di aspra critica e facilmente venire anche bollati con il marchio della “eresia”. 

Buona luce a tutti !

 © Essec


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